Fonte: huffingtonpost
di Alessandro De Angelis – 29 gennaio 2018
C’è una strana aria di detente, direbbero gli anglosassoni, ovvero di desistenza, attorno alle liste di Forza Italia. Desistenza nei confronti del Pd, in alcune sfide chiave. E più in generale un clima poco competitivo nei confronti del Pd: un “non facciamoci del male” oggi, in vista di un eventuale Nazareno domani. Sono lontani i tempi dei comizi di Berlusconi che atterrava con l’elicottero a Gallipoli chiamando alla grande “cacciata” di D’Alema dal Parlamento. Ma anche nelle elezioni successive non era mai successo che contro i leader della sinistra venissero candidati innocui carneadi.
Nell’ambito di questo clima in cui è tutelato il presidente uscente della commissione banche, rientra l’esclusione, inaspettata, dalle liste del Lazio di Andrea Augello, il grande accusatore della Boschi in commissione e regista dell’audizione di Ghizzoni. Una esclusione ancora tutta da raccontare. Perché c’è qualcosa che non torna. Augello, fino a venerdì, era certo di essere “dentro”, stava raccogliendo firme, aveva garanzie, essendo uno dei principali portatori di voti nel Lazio, e non da oggi. Poi, d’un tratto, il tratto di penna che lo ha depennato. Nel Lazio le liste sono compilate dal duo Antonio Tajani e Lorenzo Cesa, che è riuscito a candidare candidato il suo segretario a Velletri, ma per far fuori uno di peso servono motivazioni pesante. Anche perché, raccontano i ben informati, al tavolo delle liste si sono schierati a difesa di Augello i due capigruppo, Paolo Romani e Renato Brunetta.
Liste normali, senza tanto nuovo che avanza, senza picchi, grande fantasia, anzi anche un po’ mediocri, perfette per le larghe intese. E perfette per quel ruolo di tranquillizzatore, moderato ed europeista che il vecchio Silvio ha scelto di interpretare. Neanche gli “impresentabili” sono quelli di una volta, ai tempi di Dell’Utri e Cosentino, Verdini, i “mostri”, la cui influenza politica era direttamente proporzionale alla pesantezza delle accuse giudiziarie. Nel Sud c’è qualche indagato qua e là, qualche parente chiacchierato, a proposito farà discutere la candidatura di Franco Rinaldi, il cognato di Genovese, ma la grande epopea giudiziaria manca. E chissà se è anche un segno di perdita di consenso e potere, visti gli ultimi vent’anni. E chissà se lo è anche il numero ridotto di belle ragazze che vengono dal mondo dello spettacolo. C’è in Sicilia una ex concorrente di Miss Italia, Matilde Siracusano, una tronista, sempre in Sicilia, di Uomini e Donne, Ylenia Citino, e l’attuale coordinatrice del Molise che, anche lei partecipò a Miss Italia qualche anno fa. Nulla di paragonabile rispetto ai tempi di “Forza Gnocca”. Forse anche questo un segnale di desistenza, o semplicemente del tempo che passa.