Fonte: politicaPrima
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di Franco Luce – 17 gennaio 2016
L’episodio del sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, successivo al caso Marino ha aperto un altro “braccio di ferro” tra la direzione di un partito e la sua periferia.
Un’ennesima battaglia di narcisismo politico per difendere con ogni mezzo, il “marchio” dell’onestà e della trasparenza. Questo dualismo per la conquista dell’egemonia sul sistema politico italiano si sta radicalizzato fra le forze conservatrici imperniate sul Pd e le volontà rinnovatrici impersonate dal Movimento Cinque Stelle. Il durissimo scontro si sta conducendo senza esclusione di colpi, non rendendosi conto che non sempre l’immagine della classe politica ne risulta potenziata o qualificata.
E non è qualcosa che riguarda la dialettica politica, ma più verosimilmente è solo l’ennesima dimostrazione della drammatica povertà di idee e progetti di una classe politica oramai alla frutta. “Devo essere chiarissima: non c’è nessuna intenzione di dimettermi. Ho il sostegno di tutto il Movimento, di tutti i cittadini di Quarto e le dimissioni non le ho prese in considerazione perché non ci sono i motivi”… ha seraficamente risposto a Grillo il sindaco di Quarto. In questa disputa, chi ha ragione, la base elettorale o la dirigenza del movimento? E’ difficile saperlo.
Ora mi chiedo, questa sovranità, appartiene all’elettorato (e quindi al popolo) o alla dirigenza?, anche qui è difficile dare una risposta. Una cosa però è certa … è l’onesta a rimetterci le penne. Spesso l’onestà è un valore che non viene mai riconosciuta sic et nunc e per il suo silenzio non verrà mai pubblicizzata. Ho sempre affermato che l’onestà e la buona politica devono essere valutati nel tempo, in una fase di decantazione a medio e lungo termine, non basta la propaganda e l’auto referenzialità. Sono certo che non basta nemmeno, per un movimento politico, essere animato da buoni propositi. Entrare in politica, oltre alla responsabilità, occorre una grande determinazione ad affrontare quel durissimo conflitto che si istaura tra chi intende gestire il potere e chi intende sfruttarlo.
Certo è importantissimo partire o ripartire da un’etica intesa come laicità, sia perché slegata dalla morale religiosa, sia perché libera dagli errori del passato che devono servire come monito. Occorre pertanto il ruolo di una cultura propedeutica alla politica agendo sulla formazione delle nuove generazioni. Una riforma della scuola che preveda anche la riorganizzazione delle attività didattiche e curriculari e il reinserimento di insegnamenti iniziando da un’educazione civica e di cittadinanza.
Allo stesso tempo va formato il corpo docente secondo le linee guida per una corretta gestione della cosa pubblica. La scuola è luogo centrale per imprimere una svolta all’Italia e farla uscire dal tunnel del degrado e della decadenza. La Scuola come un percorso di formazione alla vita e alla cittadinanza, capace di formare le nuove generazioni ritenendo importante il rispetto dell’altro e la necessità di essere cittadini attivi per il bene comune. Da qui una riforma dei partiti per rimettere al centro la cultura politica e la democrazia così come la selezione della classe politica.
Certamente il “Movimento 5 stelle”, così come si propone, potrebbe svolgere un ruolo decisivo, ma non ho mai creduto nella opportunità di movimenti politici strutturati in rete, bensì radicati sul territorio, fondati sul diretto contatto tra chi intende governare e chi accetta di essere governato. Le democrazie contemporanee non esistono senza i partiti ed essi devono essere in grado di assicurare una classe dirigente acculturata, capace e meritevole che possa portare in Parlamento le figure migliori provenienti dalla società. La politica attuale, fondata sul personalismo, continua ancora ad emulare quel leaderismo berlusconiano che ha fatto solo disastri e nello stesso tempo ha espropriato il popolo una parte consistente della sua sovranità. Non fermiamoci a Ignazio Marino e a Rosa Capuozzo, nessuno sarà mai disposto ad assumersi colpe, ma solo a saperle individuare nell’avversario di turno.