di Pina Fasciani – 21 settembre 2017
In un contesto paludato, dove i “confini” tra destra e sinistra si vanno confondendo, con scimmiottamenti reciproci, tra i “capi” delle forze politiche in campo, PD, FI, Lega, M5S, pur di emergere solo per rubarsi voti a vicenda, emerge come ineludibile la necessità di tornare alle radici delle cose e al loro senso.
Lo diceva giorni fa D’Alema, citando alcuni grandi padri storici della Sinistra italiana. Bisogna tornare all’ABC della sinistra per chiarificare le acque della palude e rendere trasparenti i confini tra terra e acqua.
Le ambiguità non sono più tollerabili, la Sinistra ha il compito storico di rimettere in piedi un Paese alla deriva.
Essere di Sinistra, citava, è contemporaneamente un guardare a se’ e agli altri, è pensare all’oggi con lo sguardo rivolto al domani, è risolvere i problemi concreti quotidiani delle persone dentro una cornice ideale di traformazione della società che abbia in sé il germe della giustizia sociale.
Chi aderisce a questa idea di sinistra è un Riformatore, un soggetto che taglia radicalmente l’andazzo “riformista” che produce leggi, norme, piegate a interessi particolari che prescindono dagli interessi generali di un Paese e “piegano” la realtà alle singole ambizioni, alle proprie egoistiche necessità di sopravvivenza, agli esclusivi interessi di oligarchie e gruppi di pressione.
La discussione sulla legge elettorale ne è la prova provata, e la proposta del PD una porcheria peggio del porcellum.
Si vuole “circoscrivere” la libertà di scelta degli elettori per riprodurre un Parlamento e un Governo blindato ai propri interessi.
Lo stanno facendo tutti nessuno escluso, tutti guardano alle proprie convenienze anziché alle convenienze del popolo italiano di cui tutti si riempiono la bocca.
Non importa se si avranno schiere di nominati, non importa se le coalizioni sono “variabili”, non interessa recuperare autorevolezza al Parlamento, l’importante è avere una legge elettorale che mantenga al capo le libertà di manovra a prescindere dalla reale volontà degli elettori.
Insomma un blitz alla democrazia rappresentativa, semmai ce ne fosse ancora bisogno.
In tale contesto la Sinistra deve stare in tutt’altra parte, confliggere, opporsi, svelando i giochi, difendere i principi costituzionali. Per questo ho aderito a Articolo 1.
Radicalità, discontinuità.. Questo dobbiamo fare e lo faremo insieme a tutti quelli che credono nell’ultima possibilità di salvezza di questa martoriata terra.
1 commento
Costruire la Sinistra… impresa titanica oppure fatica di Sisifo?
Dopo lustri e decenni di perseveranza nell’autodistruzione, dopo che ogni scissione ha prodotto pulviscoli elettorali, anche solo pronunciando tale progetto, si rischia di mettere in gioco la propria reputazione.
Ed anche iniziando di buona lena, a quando sarebbe ipotizzabile una Sinistra maggioritaria, o almeno sufficientemente grande da incidere dall’opposizione in Parlamento? Oppure dovremmo rassegnarci alla testimonianza?
Parebbe più facile produrre una rivoluzione costituzionale, facendo leva sul giusto rancore verso la politica che da troppa tempo ci conduce di degrado in declino, e sugli artt che consentono la democrazia diretta propositiva 71 e 50.
Per produrre “radicalità” in tempi brevi, sarebbe più funzionale una proprosta elettorale di evidente discontinuità verso quel 90% di elettorato che non ha più alcuna fiducia nell’offerta politica.
Sinistra e radicalità: bello e (im)possibile?
Paolo Barbieri