La costituzione… nel pallone

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Michele Prospero
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di Michele Prospero – 14 maggio 2016
Dopo la stampa inglese, arriva anche quella tedesca a tallonare il ministro Boschi, esponente di spicco del tempo nuovo della repubblica. Il quotidiano tedesco “die Zeit” si rivolge alla politica aretina per ricevere da lei i necessari lumi sul riformismo (non solo) costituzionale italiano. Ed è di un certo interesse politico-culturale leggere quanto ha dichiarato dinanzi ai taccuini.
La madre di tutte le riforme, con un’immagine trasparente, svela i fondamenti, poco esplorati in verità, del decisionismo renziano. Nulla a che fare con concetti giuridici o con categorie politiche. Bisogna sondare l’immaginario sportivo dell’italiano medio per capire. “Naturalmente – spiega il ministro – molto dipende dalla personalità di Renzi. Ha la forza di prendere le decisioni. Due cose lo aiutano in questo: il fatto che sia stato sindaco e arbitro nel calcio. Come sindaco si ha a che fare ogni giorno con cose concrete. Come arbitro si è abituati a prendere velocemente decisioni”.
Non Costantino Mortati o Leopoldo Elia o Vittorio Emanuele Orlando servono dunque per comprendere il corso nuovo della politica gigliata che cambia così in profondità la carta repubblicana. C’è chi scomoda le opere di Schmitt sul custode della costituzione per afferrare i segreti del decisionismo e della volontà di potenza. E invece Boschi indirizza verso una nuova categoria interpretativa, l’arbitro della costituzione, che va intesa non nel senso di potere neutro alla Constant, ma proprio di uomo in mutandoni. Uno va alla ricerca delle analogie con figure politiche o con maestri del costituzionalismo e invece bisogna consultare soltanto le gesta di un Ceccarini, il postmoderno Pier delle Vigne che si mostra veloce nel fischiare e nell’esibire il cartellino.
Per il ministro Boschi, il sempre rapido Renzi è in fondo un eccezionale emulo di Lando Buzzanca. Il decisionista e carrierista Carmelo, nel film L’Arbitro, non fa però una buona fine, anzi le ossessioni della giacchetta nera lo inducono alla follia. Uno statista lo si può apprezzare per la virtù, per l’intuizione, per la coerenza, per l’intelligenza tattica, per la visione strategica. Sarà che con i cartellini dell’arbitro si decide l’espulsione della costituzione dal gioco politico. Ma è la prima volta che un ministro di rango rimane rapita dinanzi al mito del politico come arbitro scattante con il fischietto in bocca e senza moviola in campo. La costituzione nel pallone.
Michele Prospero
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