di Gian Franco Ferraris – 13 ottobre 2015
Il caso Marino ha diviso l’opinione pubblica romana e nazionale, tutti i giornali e tutte le forze politiche lo hanno attaccato e denigrato, d’altra parte buona parte del popolo romano si è mobilitato in sua difesa vedendo in lui un paladino dell’onestà e un baluardo contro il sistema di potere della politica attuale.
Nuovatlantide ha fatto una piccola indagine su facebook e vi propone questo spaccato significativo della triste realtà in cui siamo immersi.
Matteo Orfini su facebook il 10 ottobre:
in questi mesi ho fatto di tutto per aiutare l’ex sindaco Marino. L’ho fatto con convinzione, anche quando tante persone che stimo mi suggerivano di lasciar perdere, quando molti mi spiegavano che sarebbe stato impossibile migliorare le cose. L’ho fatto proteggendo l’amministrazione dalla pressione dei molti – dentro e fuori il Pd – che chiedevano di voltare pagina. Ho chiesto a persone di grande qualità di venire a dare una mano, perché Roma ne aveva bisogno. Nonostante l’esito sono convinto di aver fatto bene: i partiti devono avere un rispetto sacro delle scelte degli elettori, e prima di porre termine a un’esperienza nata dal voto popolare bisogna fare di tutto per evitarlo. Ho fatto di tutto per aiutare il sindaco a migliorare la sua squadra e l’azione amministrativa. L’ho difeso quando era più difficile farlo, quando le sue scelte destavano sconcerto nei romani. Ho cercato di comprenderne la difficoltà e le debolezze. Ma non è bastato. Non è bastato perché una infinita serie di errori hanno definitivamente compromesso autorevolezza e credibilità del sindaco verso la città. E perché le ultime inquietanti vicende – a cui ancora oggi non è stata data una spiegazione, e scaricare la responsabilità sui propri collaboratori evidentemente non lo è – hanno finito per incrinare la fiducia nei suoi confronti. Vicende che non possono essere sminuite se un uomo della legalità come Alfonso Sabella ha ritenuto di dover far sapere che avrebbero impedito la sua permanenza in giunta qualora il sindaco non si fosse dimesso. Spero prima o poi arrivino risposte chiare.
Credo che Marino abbia fatto molte cose buone. Che abbia rotto meccanismi discutibili e incrostazioni corporative che indebolivano la città. E per questo va ringraziato. Quando lo ha fatto non sempre ha avuto il Pd al suo fianco. Anzi. Spesso lo ha avuto contro e fa bene a ricordarlo. Ma quel Pd non c’è più. È stato commissariato anche per questo, e come lo stesso Marino ha più volte ripetuto, è stato sostituito da un partito che si è messo al servizio suo e di quelle battaglie. Anzi, le ha fatte più e meglio di lui. Per questo nessuno, nemmeno Marino, può permettersi di dire che dopo le sue dimissioni torneranno quei poteri e vincerà la mafia. Perché in questi mesi il Pd di Roma ha combattuto quei poteri più e meglio di tutti gli altri, Marino incluso. La guerra alla mafia di Ostia è cominciata non quando si è insediato Marino, ma quando ho mandato Stefano Esposito in quel territorio. Prima nessuno si era accorto di niente, nemmeno Marino. La bonifica degli uffici comunali dai dirigenti infedeli poi finiti nell’occhio del ciclone è cominciata quando faticosamente abbiamo convinto Marino a farla, con due anni di ritardo. E potrei dire lo stesso su tanti altri settori. Nessuno può darci su questo lezioni. Davvero non voglio credere che Marino abbia detto le cose che ho letto e spero troverà il modo di operare i doverosi distinguo e di smentire i tanti, troppi virgolettati che si leggono sui giornali in queste ore. Se è finita così, è inutile scaricare altrove le responsabilità o immaginare complotti, atteggiamento davvero poco sincero e per niente generoso. Ora che questa pagina è voltata per sempre, non tornano quelli di prima. Resta un Pd che ha spinto l’amministrazione a fare quello che non era stata in grado o non aveva avuto il coraggio di fare, proprio nel nome della trasparenza e della legalità.
Un Pd che le parole onestà e legalità può dirle a testa e voce alta. Più di ogni altro, anche grazie a quell’esercito di militanti e amministratori, presidenti di municipio e consiglieri, che in questi mesi difficili si sono caricati sulle spalle la città.
Marino e tutti noi avremo tempo per riflettere a mente fredda. Ma adesso abbiamo il dovere di pensare prima di tutto a Roma. Mettendo da parte rancori e aspirazioni individuali. Il Pd questo farà: non è tempo di polemiche, ma di lavoro per unire la città. A questo ci dedicheremo nelle prossime ore. Lo dobbiamo ai romani che aspettano da noi risposte ai loro problemi, non l’ennesima inutile dose di polemiche e veleni. Abbiamo un compito: far tornare Roma ad essere l’orgoglio del paese. E insieme ce la faremo.
questo capolavoro di ipocrisia politica ha ottenuto 840 “mi piace”, in gran parte di persone del PD non romani. Al contrario, ci sono oltre 1.600 commenti, tutti omogenei, che esprimono amarezza, delusione, ironia e anche insulti. Questi sono esemplari e tra i più garbati:
Maurizio Ceccaioni: Mi sembra il discorso che si fa al funerale di un conoscente… A cui si è conficcato un coltello al cuore
Nicola Cirillo: Ma se tutto era così virtuoso, se guidato da pd faceva cose buone perché avete fomentato questa campagna denigratoria fino a farlo dimettere? Non sei credibile
Marco Salvaterra: No Matteo. Stai sbagliando. Abbiamo affossato una degna persona, no, così non va. Molti compagni pensano di lasciare. Ci siamo facendo del male da soli.
Giancarlo Fantini: Scrivo maiuscolo non per urlare ma per essere categorico. NON CREDO AD UNA SOLA SUA PAROLA.
Fabrizio Barca su facebook si è limitato a pubblicizzare un suo intervento il 9 ottobre su Huffington Post dal titolo eloquente “Dimissioni di Marino sacrosante, ma ora non si interrompa il rinnovamento del Pd romano” anche il testo non è male: “… E proseguire il rinnovamento nel Partito – caro Commissario, caro Segretario – impedendo che il gioco delle poltrone, la ridda dei nomi per il prossimo candidato sindaco, la costruzione di filiere – dal Campidoglio ai Municipi – uccida nella culla il rinnovamento del partito, la costruzione dei nuovi circoli.”
Barca ha ricevuto pochi commenti, tra cui una ventina di affezionati che lo acclamano sindaco:
Rossano Corradetti: Fabrizio Barca Sindaco !!!
Goffredo Bettini, il regista dell’elezione di Rutelli sindaco, il cervello di Veltroni, l’artefice della candidatura di Marino, su facebook si occupa solo di Europa e di Latina.
Stefano Esposito, torinese, senatore del PD, assessore dimissionario ai Trasporti del Comune di Roma, imposto dal PD a Marino, senza nessuna competenza in materia di trasporti romani, che con le sue dimissioni ha accellerato la caduta di Marino, su facebook dopo aver pubblicato giorni fa una foto a bordo di un automezzo ATAC, si è limitato a condividere il post di Orfini sopra riportato, ma su La Repubblica oggi propone Sabella, l’altro assessore dimissionario, commissario: “Nessuno più di Sabella è in grado di impedire che i sistemi mafiosi provino a reintrodursi in Campidoglio, detto che abbiamo ancora molto da fare sulla struttura intermedia per dare piena attuazione alle cose che ci ha raccontato l’indagine mafia capitale”. E ancora: “Per la condizione e la situazione che c’è nel gruppo dirigente del Pd romano va fatta una valutazione puntuale sulle primarie: tenendo conto del clima che c’è a Roma e che andrebbero fatte durante il Giubileo”.
La sinistra PD, che Asor Rosa ha definito ridicola e penosa, è rimasta silente. Ad esempio, Gotor, assessore competente con Veltroni, parla solo del Senato: “Accordo trovato, ritiriamo gli emendamenti” (7 ottobre)
Cuperlo il 9 ottobre termina un suo lungo intervento, ricco di “buone cose”, così: “Penso che serva una seria e sincera discussione che coinvolga ogni iscritto al mio partito e che restituisca a tanti l’orgoglio violato. Penso che questo bagno di umiltà vada realizzato subito, prima che la sfiducia dilaghi. Penso che sarebbe giusto convocare a giorni un grande incontro del Pd romano dove ascoltarsi, ragionare, e se ne siamo capaci ripartire.”
Peggio fa un vero torrente di ghisa della sinistra di SEL, Massimiliano Smeriglio, vice presidente della Regione Lazio, su facebook scrive soprattutto di immigrazione con fotografie strazianti; l’8 ottobre scrive: “Il sindaco di Roma non può mentire. Non può usare risorse pubbliche a fini personali. Così ferisce la città, così tradisce i tanti cittadini che gli avevano creduto, e noi tra questi. Accolga il nostro invito: o riesce a dimostrare di avere ragione o si dimetta, eviti a sé stesso e alla capitale d’Italia l’onta di una mozione di sfiducia o di dimissioni in massa dei consiglieri. Dimostri di amare Roma.”
In questo mare di ipocrisia si distingue Stefano Fassina che sostiene la necessità di costruire un progetto di città alternativo a quello del PD di mera gestione del potere: “È ora di girare pagina. La pochezza della nostra discussione pubblica porta alla spasmodica insistenza sul candidato. Vincere le elezioni è condizione necessaria, ma almeno in queste ore dovrebbe essere chiaro, non sufficiente a governare. L’alternativa non può essere tra restaurazione e discontinuità improvvisata, senza progetto. La stagione Marino si è chiusa. In modo ingiusto, ma si è chiusa. È necessario aprire, qui è ora, in alternativa al Pd, una stagione di discontinuità progettuale da affidare a una classe dirigente adeguata. Al lavoro, insieme, per Roma.”
Per chiarezza, devo dire che non sono un osservatore neutro, penso che quello che sta accadendo a Roma è il frutto di un albero molto malato, è la punta di un iceberg dove 30 anni di politica sbagliata della sinistra hanno prodotto: crisi in quasi tutti gli Enti locali in Italia, “privatizzazioni” dei servizi pubblici industriali (acqua, rifiuti, trasporti ecc.) e svuotamento degli organi (consigli comunali e giunte), duplicazione delle tasse a carico dei cittadini. La sinistra in questi anni dentro e fuori il Pd si è limitata a fare la ruota di scorta di Poteri che passo dopo passo ci hanno portato in queste condizioni ed il PD è diventato una macchina per la gestione del potere e per la protezione di interessi costituiti più o meno leciti. La situazione è difficile perchè l’analisi a monte è stata ripetutamente sbagliata. A Roma – vista anche l’implosione del Pd, c’è la possibilità di presentare un progetto concreto di alternativa, dai servizi, all’urbanistica, al turismo, alla partecipazione. E’ un cammino arduo ma inevitabile se si pensa che la “sinistra” possa esprimere ancora dei valori. Occorre fare il possibile senza settarismi ma anche senza le ambiguità di Barca, Sel ecc. Per essere credibili occorre distinguersi da chi ha gestito il potere in questi lunghi anni.
Gli interventi che condivido maggiormente sono quelli di Alfredo Morganti secondo cui il PD non è riformabile: “Il PD già non c’è più, è stato superato dal Partito della Nazione. Qui non ci sono più primarie, non c’è più sinistra, non c’è più Parlamento, né popolo, solo un immenso centro, che come un buco nero si mangerà tutto. Una massa informe. Un rassemblement populista, demagogico, tecnico. Un uomo solo al comando e altri a spartirsi le poltrone.” e quelli di Lucia del Grosso che difende Marino pur non apprezzandolo: Golpe PD a Roma e L’abbraccio di Roma a Marino.
Da leggere anche le considerazioni di Franco Bartolomei sulla vicenda Marino, per capire meglio perche e’ ora di farla finita con il PD romano .
4 commenti
Orfini nel paese delle meraviglie!!!
Mi hanno colpito le parole di Renzi cioè che Marino s’è messo contro una parte della città di Roma. Domando: quale parte?. Di quelli che si abbeveravano con mafia capitale? o quelli che in tanti anni conoscendo quella realtà vi hanno convissuto. Quindi la colpa di Marino è stata quella di avere cominciato a curiosare anche sulle responsabilità di alcuni rappresentanti del PD romano che niente hanno mai avuto da spartire con i valori de PD se non per interessi personali? Mettendo in piedi persino dei circoli con il proprio nome? Tutto questo lo sapevano Orfini, Renzi e compagnia.
Dichiarando
che oggi nè PD nè DESTRE possono più esprimere un Sindaco per Roma che
deve venir fuori dal Popolo di Roma e non dagli ambienti della Politica o
della Amministrazione ma non certo Alfio Marchini, Quoto il commento di
Stefano Fassina, – In questo mare di ipocrisia si distingue Stefano
Fassina che sostiene la necessità di costruire un progetto di città
alternativo a quello del PD di mera gestione del potere: “È ora di
girare pagina. La pochezza della nostra discussione pubblica porta alla
spasmodica insistenza sul candidato. Vincere le elezioni è condizione
necessaria, ma almeno in queste ore dovrebbe essere chiaro, non
sufficiente a governare. L’alternativa non può essere tra restaurazione e
discontinuità improvvisata, senza progetto. La stagione Marino si è
chiusa. In modo ingiusto, ma si è chiusa. È necessario aprire, qui è
ora, in alternativa al Pd, una stagione di discontinuità progettuale da
affidare a una classe dirigente adeguata. Al lavoro, insieme, per Roma.”
Orfì ma se lo avete fatto fuori dall’inizio della campagna elettorale…. poi lui ci ha messo del suo. Ma questa è un’altra storia.