di Luigi Altea – 7 agosto 2018
Hanno già trovato i responsabili, anzi “i colpevoli”.
La canicola di questi giorni sarebbe “tutta colpa” dei venti provenienti dall’Africa.
Il ministro dell’Interno sta già pensando ai provvedimenti da prendere, per evitare che il fenomeno si ripeta anche il prossimo anno.
Basterà creare delle barriere frangivento?
E dove?
Lungo i nostri confini o direttamente nei paesi d’origine, impedendo ai venti di alzarsi?
Sarà compito dei consulenti dello staff ministeriale studiare le soluzioni più efficaci.
Certo è che dal Governo non sarà più tollerata questa incontrollata invasione di venti africani, che provoca instabilità, e mozza il respiro.
L’opposizione, però, si è già detta contraria ad ogni blocco, a qualsiasi chiusura.
Non tanto in nome del diritto alla libera circolazione dei venti, ma perché l’Italia ha bisogno di un po’ di vento.
Lo ha spiegato benissimo Massimo D’Alema che, piaccia o non piaccia, resta comunque il migliore: dobbiamo favorire dei flussi regolari dei venti, decidendo quanti ce ne servono, e scegliendo quelli di cui abbiamo bisogno.
Ad esempio, potremmo favorire l’afflusso di quelli caldi, ma solo durante l’inverno, per poi rimandarli indietro a primavera, o poco prima dell’estate.
Si risparmierebbe molto sulla bolletta energetica, ha aggiunto Nico Stumpo.
E con i soldi risparmiati potremmo abolire le tasse universitarie per tutti, ha concluso Pietro Grasso.
Emma Bonino, che è pur sempre la più intelligente, si è detta subito d’accordo, aggiungendo che l’economia del nostro paese non può assolutamente fare a meno dei venti.
Senza di essi per i produttori di barche a vela sarebbe un disastro!
Le mongolfiere non troverebbero un acquirente, neppure a prezzi stracciati.
E poi…gli italiani non vogliono più fare il lavoro che i venti, invece, accettano senza tante storie.
Chi farebbe girare le pale eoliche?
Chi sarebbe disposto a remare in sostituzione delle inutili vele?
Chi sprecherebbe il fiato per far garrire le bandiere?
Se ne faccia una ragione il Ministro!
All’inizio erano soltanto venti.
Poi sono diventati venti mila.
Fra qualche anno saranno venti milioni.
Fra non moltissimi secoli saranno venti miliardi.
Tutti provenienti dall’Africa.
E tutti caldi.
Per riscaldare i lunghi inverni del cuore gelido della terra.