La cattiva maestra televisione

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La cattiva maestra televisione
Oggi Nadia Urbinati addebita anche alla “cattiva maestra” televisione le responsabilità di una discussione pubblica “balcanizzata”, irrigidita, sorda, estremizzata. Ha ragione. I talk show puntano di default allo scontro in nome della spettacolarizzazione, e questo non aiuta certo la reciproca comprensione e ancor prima lo stesso reciproco ascolto, soprattutto su temi caldissimi come la guerra. Io avrei affondato ancor di più la lama, e avrei citato l’informazione, anzi l’orgia informativa che ci ha sovrastato in queste settimane di conflitto, svolgendo un pessimo servizio agli utenti-cittadini. Piuttosto che sottopormi a news che erano per metà incongrue e per metà propaganda, anch’io ho girato canale. D’altra partre, che cosa stesse accadendo esattamente in Ucraina era impossibile capirlo: lo stesso speaker diceva, prima, che sull’Ucraina piovevano bombe russe e, un attimo dopo, che l’esercito Ucraino stava avendo la meglio sui russi. Quale delle due?
L’ho già detto. I notiziari esibiscono cifre incongrue, ultim’ora ineffabili, numeri che ballano da un giorno all’altro, profughi usati come comparse televisive, toni sensazionalistici, esagerazioni palesi, l’idea che bene e male siano assoluti, una sfilata di generali simil epidemiologi, giornalisti con l’elmetto in testa in diretta dai loro hotel, la più accanita retorica bellica e occidentalistica – e chi più ne ha più ne metta. Secondo me, anche questo modo approssimativo e sopra le righe di fare giornalismo ha contribuito ad annebbiare le opinioni, a offuscare le coscienze, ad alzare un velo sulle circostanze e sulle ragioni della guerra, a impedire che la discussione si sollevasse al di sopra della chiacchiera semplicistica che ci ha, da subito, travolto. Una discussione pubblica dipende in primis dalla qualità della informazione. Se è scarsa, e talvolta pure propagandistica, io credo che tutto vada in malora. Democrazia compresa.
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