Kursk: I feldmarescialli prussiani non si ammutinano. Ma i generali ucraini dovrebbero farlo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Declan Hayes

Kursk: I feldmarescialli prussiani non si ammutinano. Ma i generali ucraini dovrebbero farlo

Poiché il voto non è più un’opzione e neanche gli eroici deliri da ultima spiaggia della mente drogata di Zelensky sono un’opzione, devono iniziare ad arrendersi e a fare tutto il possibile per tirare fuori se stessi e le loro famiglie dalla truffa di Zelensky.

Declan Hayes
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Kursk, Kharkov e Belgorod, città russe che tornano alla ribalta delle cronache, proprio come 80 anni fa, quando Manstein, Model, Hauser e Guderian, la crema dell’Alto Comando della Wehrmacht, si erano scontrati con i loro equivalenti dell’Armata Rossa, prima di vedere le loro forze martoriate e, poco dopo, fatte a pezzi oltre ogni speranza di redenzione anche nell’Ucraina occidentale.

Manstein, l’architetto della vittoria della Wehrmacht nella Terza Battaglia di Kharkov, era, come Napoleone ad Austerlitz, il maestro del contrattacco, e, come Napoleone ad Austerlitz, aveva a disposizione gli strumenti per portare a termine il lavoro. Nel suo caso, questi strumenti consistevano nelle divisioni SS Das Reich e Leibstandarte SS Adolf Hitler, che avevano attaccato l’Armata Rossa su un fianco e l’avevano messa alle corde.

Mentre Manstein era un genio operativo, che aveva a disposizione gli uomini per fare ciò che gli era richiesto, non si può dire lo stesso dell’Alto Comando ucraino, che, di recente, ha mandato i suoi migliori soldati a morire a Kursk senza alcuna speranza di ottenere un vantaggio strategico, operativo o addirittura tattico.

Poiché quegli ucraini e i loro prigionieri russi sono bloccati a Kursk senza speranza di fuga o di rinforzi, la stupidità di quei generali ucraini che hanno messo il collo dei loro uomini nel cappio russo ha pochi precedenti. Dopo aver permesso agli ucraini di avere il loro giorno di notorietà a Kursk, l’esercito russo darà loro la caccia, proprio come i loro bisnonni avevano braccato le circa 7.000 SS sbandate che non si erano arrese con Paulus a Stalingrado.

Sebbene questo sia un prezzo particolarmente alto da pagare per Zelensky per qualche titolo insignificante sulla stampa della NATO, c’è un’importante analogia con le peripezie di Manstein, quando, in seguito, aveva cercato di stabilire una linea difensiva nell’Ucraina occidentale per cercare di fermare l’Armata Rossa che si stava dirigendo verso di lui. Invece di essere lasciati liberi di arginare la marea dell’Armata Rossa, Manstein e i suoi colleghi feldmarescialli prussiani avevano dovuto sprecare tempo e risorse preziose per far fronte alle continue interferenze di Herr Hitler, il meschino caporale boemo con le stesse nevrosi psico-sessuali che vediamo nello Zelensky di Kiev, travestito e sniffatore di coca, che ha personalmente rivendicato il merito della disfatta di Kursk.

La situazione, mentre scrivo, è che l’esercito russo continua non solo a ridurre al minimo le controparti ucraine, ma anche a minare le loro linee difensive chiave a Pokrovsk e Niu-York. Quando le linee ucraine crolleranno, come accadrà alla fine di questo mese, gli ucraini, privati delle loro riserve strategiche sacrificate in modo sconsiderato a Kursk, si troveranno in ritirata, ma senza un Manstein o un Model ad arginare l’avanzata russa.

Con questo non si vuole negare all’Ucraina il diritto di contrattaccare, ma solo dire che tali decisioni dovrebbero essere appannaggio di generali competenti, non del travestito Zelensky o dei generali da scrivania a cui risponde nella base aerea della NATO di Ramstein che, come lui, non hanno alcun reale coinvolgimento nel gioco.

Anche se Kursk non rappresenterà la fine di questo truce spettacolo, il risultato finale di una vittoria russa è già stato determinato, proprio come era avvenuto a Kursk nel 1943. Solo pochi giorni prima che Herr Hitler si facesse saltare le cervella, la 12a Armata della Wehrmacht del maresciallo Ferdinand Schörner era riuscita ad infliggere perdite catastrofiche ai polacchi nella battaglia di Bautzen ed era stato in quello stesso mese di aprile del 1945 che gli americani avevano subito il più alto numero di vittime della guerra europea per mano della Wehrmacht, che riteneva di dover continuare a combattere.

Sempre nell’aprile del 1945, de Gaulle, non volendo essere escluso dalla spartizione del bottino che sarebbe seguita alla resa della Germania, aveva lanciato un mini-Day sulla isolata sacca di Royan, che, secondo qualsiasi criterio, era stato un orrendo crimine di guerra non solo per i 1.500 cittadini francesi che gli yankee avevano incenerito con i loro bombardamenti, ma anche perché si sapeva che mancavano pochi giorni alla resa incondizionata della Germania.

Né con tutto questo si vorrebbero negare opzioni tattiche agli uomini di Zelensky. Si può pensare a Otto Skorzeny, il soldato preferito da Hitler, che aveva fatto evadere Mussolini dalla sua prigione di montagna, che aveva “quasi” catturato Tito, che aveva mantenuto l’Ungheria in guerra rapendo il figlio di Horthy, che è accreditato di una serie di altri successi spettacolari e che Churchill aveva freddamente descritto come l’uomo più pericoloso d’Europa, ma che non aveva influenzato di una virgola il risultato finale.

I feldmarescialli prussiani non si ammutinano

Preussische Feldmarschälle meutern nicht, i feldmarescialli prussiani non si ammutinano. Questa, secondo alcuni, era stata la famosa risposta di Manstein quando i cospiratori di luglio gli avevano chiesto di unirsi al loro complotto per togliere la macina di Hitler dal collo del popolo tedesco. A prescindere dal malriposto senso di lealtà che i feldmarescialli di Prussia provavano nei confronti del caporale boemo, il fatto è che troppi soldati e civili tedeschi erano morti tra il 20 luglio 1944 e il 30 aprile 1945, quando Hitler era uscito di scena, perché la rivendicazione di Manstein possa avere un valore morale. Anche se Hitler se n’è andato, Zelensky c’è ancora e gli ucraini sinceramente patriottici dovrebbero complottare giorno e notte su come rimuovere dalla scacchiera lui e tutti quelli come lui.

Russia Today riporta che le Nazioni Unite vorrebbero accedere a Kursk per prendere appunti sui presunti crimini di guerra ucraini a Kursk. La Russia, a mio avviso, dovrebbe gentilmente dire a quelli delle Nazioni Unite di portare i loro brutti culi in Palestina o in Siria, e di tornare in Russia e a Kursk solo quando avranno ottenuto qualcosa di tangibile da quelle scene del crimine della NATO, qualcosa che il governo russo possa approvare. Per quanto riguarda Kursk, la Russia dovrebbe dire alle Nazioni Unite che si occuperà della questione nello stesso modo in cui i loro antenati si erano occupati degli uomini meno fortunati di Manstein.

Come il governo Goebbels del Terzo Reich, Zelensky pensa di trovarsi in una sorta di videogioco, un mondo alternativo hollywoodiano alla Karl May, dove gli Otto Skorzenys e i John Rambo ucraini possono uscire da Kursk, passare la giornata nei vecchi territori di Manstein, Kursk, Kharkov e Belgorod, e forse anche opporre un’ultima resistenza nei Carpazi, l’equivalente ucraino delle Alpi, da cui i nazisti avevano pianificato la loro uscita wagneriana.

Proprio come l’uscita di scena del Terzo Reich, anche la fine del Reich fantoccio ucraino non sarà cinematografica, per quanti Manstein, Skorzeny e Hauser possano pensare di avere a disposizione a prezzi di saldo. Il meglio che gli ucraini possono fare ora è eliminare coloro che, come Zelensky, hanno fatto vivere loro questo incubo, cedere alla Russia ii territori e le zone cuscinetto intorno a Kursk e Belgorod, cacciare dall’Ucraina occidentale BlackRock, Gates e gli altri approfittatori e iniziare, contro ogni previsione, a percorrere la strada del ritorno a un minimo di normalità, in cui siano in pace sia con il mondo che con se stessi.

La NATO, che ha usato e abusato dell’Ucraina nei modi più spregevoli e indicibili, non si preoccupa del benessere dell’Ucraina più di quanto si preoccupino i gestori di portafoglio americani e svizzeri che gestiscono le numerose proprietà immobiliari di Zelensky. Poiché l’Ucraina, come la Germania nell’aprile 1945, non ha alcuna speranza di prevalere, deve ora passare in modalità sopravvivenza eliminando tutti quelli che, come Zelensky, l’hanno condotta nell’abisso. Anche se è tanto facile per me scriverlo quanto difficile per loro realizzarlo, l’Ucraina, che ora si trova nel momento in cui la Germania si trovava nel luglio del ’44, presto sarà come Berlino nell’aprile del ’45, a meno che non elimini Zelensky e tutti i suoi parassiti. Questo è il loro problema principale e, che lo vogliano o meno, le forze armate russe sono una parte molto importante della soluzione per salvarli dal loro inferno autoimposto. Hanno votato per Zelensky e hanno avuto l’inferno, senza la possibilità di votare per uscire dalla trappola in cui li ha portati la NATO. Poiché il voto non è più un’opzione e nemmeno gli eroici deliri da ultima spiaggia della mente drogata di Zelensky sono un’opzione, devono iniziare ad arrendersi, a neutralizzare i loro ufficiali e a fare tutto il possibile per tirare fuori se stessi e le loro famiglie dalla truffa di Zelensky.

Declan Hayes

Fonte: strategic-culture.su

Link: https://strategic-culture.su/news/2024/08/16/kursk-prussian-field-marshals-do-not-mutiny-but-ukrainians-generals-must/

 

Declan Hayes, pensatore e attivista cattolico, ex docente di Finanza presso l’Università di Southampton

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