Fonte: La stampa
Jacques Attali: “La Francia ora è ingovernabile”
Mélenchon sogna, non sarà mai primo ministro». Jacques Attali non usa giri di parole e va controcorrente rispetto all’interpretazione diffusa secondo cui la gauche con il Nouveau Front Populaire avrebbe vinto le elezioni. Economista, storico, saggista, Attali che oggi ha 80 anni, è stato uno dei consiglieri più fidati di François Mitterrand all’Eliseo.
Monsieur Attali, sorpreso dal risultato di queste elezioni anticipate?
«Relativamente, perché da qualche giorno, da quando si è formata un’alleanza antifascista molto chiara tra la quasi totalità dei partiti di sinistra, tenuto contro del sistema elettorale francese, era chiaro che il Rassemblement non poteva vincere. Ed è la conferma di un’alleanza antifascista che esiste da sempre in Francia, il risultato di un’elezione con il proporzionale non si poteva riprodurre nelle legislative che si fanno con il maggioritario a ballottaggio».
Lei ha dichiarato il suo voto per la sinistra, come sempre. È soddisfatto?
«Sono contento perché è stato evitato il pericolo fascista, ma la Francia si trova in una situazione ingovernabile. Perché nessun partito ha la maggioranza, molti deputati sono stati eletti non per il loro programma ma per fare blocco contro il candidato fascista. E inoltre molti candidati di sinistra sono stati eletti con i voti di destra così come molti deputati di destra sono stati eletti con i voti di sinistra».
Nel sistema maggioritario non si possono fare i conti con il risultato proporzionale. Ma cosa rappresenta dunque questa Assemblea?
«Un sentimento diffuso e cioè che i francesi non vogliono un governo fascista, che la Francia è oggi piuttosto di centro sinistra ma che rifiuta sia il programma di sinistra che il programma di destra. In effetti la sola maggioranza che avrebbe senso sarebbe quella con una parte della sinistra e con il centro, ma la sinistra è unita e non vedo come qualcuno possa de-solidarizzare dall’estrema sinistra dopo aver dato vita al Nouveau Front Populaire».
Si dovrebbe formare un governo di coalizione, come si fa in Italia o in Germania. Le sembra possibile?
«Non oggi. È una situazione molto difficile, sono accordi he richiedono del tempo e sono contrari alla tradizione politica francese. Nel frattempo il paese dovrà essere governato da un esecutivo per gli affari correnti. Quello di adesso, oppure un governo tecnico che però non è una buona soluzione»
Jean-Luc Mélenchon ha immediatamente cantato vittoria. Lei pensa che possa essere nominato primo ministro?
«Mélenchon rappresenta solo se stesso, continua a ripetere che la sinistra ha vinto, ma è falso, tanto più perché come dicevo molti hanno votato la sinistra soltanto per escludere dal governo il Rassemblement National non per sostenere il programma della sinistra. Monsieur Mélenchon non sarà mai primo ministro e il programma della sinistra come è stato definito dal Nouveau Front Populaire non sarà mai realizzato. In ogni caso, non dopo queste elezioni. Mélenchon può sognare, è normale che lo faccia, può dire quello che vuole, ma lo fa perché intende incatenare i suoi alleati politici e impedire che vadano a governare con altri».
Ma dei socialisti moderati, come François Hollande, non potrebbero entrare in un governo con il centro?
«Io credo che nessuno oggi come oggi possa staccarsi dal Front Populaire perché significherebbe un tradimento e nessuno lo farà».
Alla luce di questi risultati come valuta la decisione di Macron di sciogliere l’Assemblea? È stato uno smacco per il presidente?
«Ero contrario e non ho certo cambiato idea dopo i risultati. Lo smacco, avrebbe potuto essere molto peggio se avesse vinto il Rassemblement o il campo della sinistra. Ma non è successo. Ci potrebbe essere invece una maggioranza della sinistra realista con il centro, ma non si formerà perché non sono pronti a governare insieme».
Questo voto ci dice che Marine Le Pen non sarà mai presidente?
«Al contrario perché se i partiti di governo che hanno impedito al Front National di vincere queste elezioni governano male o danno un cattivo esempio di “commedia dell’arte” politica per tre anni, Marine Le Pen potrà largamente vincere le prossime presidenziali nel 2027».
In Francia lei viene spesso paragonata a Giorgia Meloni. È d’accordo?
«Non ha nessun senso, madame Le Pen non ha niente a che vedere con madame Meloni. La leader del Rassemblement è stata per la Brexit, è contro l’Europa, contro l’Ucraina. Non c’è nessun rapporto tra le due».
E tra Mitterrand e Macron vede somiglianze?
«Sono personaggi molto differenti. E anche la situazione politica è completamente diversa. Fintatoché non ci sarà di nuovo un partito socialista più forte dell’estrema sinistra, la gauche non potrà vincere. Questa è la grande lezione di François Mitterrand».