di Alfredo Morganti – 3 novembre 2016
Lo dice anche Massimo Franco oggi sul Corsera, riferendo il parere di alcuni ‘investitori’: l’Italicum è “il grande errore politico di Renzi”, “un’incognita e un boomerang” nello stesso tempo. Era convinto, il premier, che il 40% delle Europee fosse la base di lancio del PD, mentre si trattava già del tetto (dopato dai bonus e sovrastimato) dei consensi. La fretta di certificare con una nuova legge quel risultato l’ha indotto a fare gattini ciechi, come dice il proverbio. Considerando, d’altra parte, che la fretta renziana è strutturale al suo pensiero, e non un accessorio, è l’intero stile politico del premier a essere bocciato con l’Italicum. Tra l’altro, la nuova legge elettorale morta prima di vagire, è collegata a doppio filo colla riforma costituzionale, ed è dunque una sorta di detonatore, di baco, di vizio assurdo della legge Boschi.
Ne è nato un viluppo politico inestricabile, da cui il governo non sembra sapersi svincolare. L’unica soluzione sarebbe temporeggiare, rinviare, riaprire i giochi sull’Italicum sperando che questo sposti equilibri anche sul piano del referendum, come ritiene Verderami. Chissà. Ma Renzi, a questo punto, può sperare solo sui giudici dei Tribunale di Milano o della Consulta, perché non c’è nessun’altro che sembri assecondarlo nel rinvio della data del voto (anche se lui si inalbera quando la proposta viene sollevata non da uno qualsiasi, ma da un suo MInistro). È una vera tenaglia quella che sta stringendo i frettolosi sui due lati, il lato dell’Italicum e quello del referendum. Riusciranno i nostri eroi a divincolarsi dalla presa? A questo punto solo il giudice può salvarli, o Mattarella, se revocasse il decreto di indizione del referendum, o la misericordia degli avversari mossi da pietà, che in realtà dispongono di ottimi sondaggi riservati e probabilmente sono già seduti sulla riva del fiume ad aspettare i tempi nuovi.
