Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Italia – USA, l’America siamo noi
Fate caso a come ‘Repubblica’ tratta, a specchio, le vicende politiche italiane rispetto a quelle americane. In quest’ultimo caso è tutto un florilegio di buonumore: Trump è sconfitto, la democrazia americana si è riscattata (lo dice Rampini: come se la democrazia va bene se si vota a sinistra e male se si vota a destra!), Biden sconfiggerà i populismi, il Presidente eletto “schiera il team” (ovviamente unito, giovane, combattivo), pronta una fucina di fedelissimi per la nuova Casa Bianca, un pezzo biografico intero dedicato alla “signora delle spie” Haines. Un trionfo insomma, con magnifiche sorti e progressive delineate ancor prima di cominciare la corsa (ovviamente faccio tutti gli auguri possibile a Biden, perché la sua sia una presidenza storica).
Diverso il caso del governo italiano. Nel Primo Piano di oggi ‘Repubblica’ cartacea titola: “Lite sul Mes, rispunta il rimpasto. Conte teme scossoni e cerca voti”. E poi ancora: sanità calabrese è scontro, il governo si spacca sul Mes, Roma giudicata a Bruxelles in ritardo nella stesura del piano. Le solite parole: caos, scontro, incubo, imbarazzo. Una Cambogia insomma, mentre l’America che riscopre la democrazia è un fiore. E lasciamo stare Folli che scrive pezzi sul governo con l’elmetto in testa e il colpo in canna. Ma vi pare realistico? Roba che il Presidente USA in carica non ha ancora riconosciuto la vittoria dell’altro, la transizione è appena accennata, si annunciano ricorsi e, soprattutto, il trumpismo non è stato affatto sconfitto (come ha detto Francesco Costa, uno che un’occhiatina agli USA l’ha sempre data), anzi continua a scorrere come un fiume carsico nella deep America, così che il compito di Biden sarà tutt’altro che in discesa.
A fronte di questo, abbiamo in Italia un governo che è sbagliato definire in negativo “senza alternative”, come se vivesse per forza di inerzia (è la tesi di Folli). In realtà certa opinione pubblica e i media faticano ad ammettere, in positivo, che non c’è governo migliore, che l’esecutivo Conte oggi rappresenta un punto di equilibrio molto avanzato, che se fosse stato raggiunto prima (tipo nel 2013) oggi l’Italia sarebbe senz’altro migliore di quel che è. L’esecutivo in questi mesi si è assunto collegialmente il compito di prendere per mano il Paese e di non forzare mai i tempi, avendo ben chiaro il percorso. La compagine di governo ha lavorato sul consenso degli italiani, ha indotto pacificamente il Paese a un cambiamento di abitudini, stili di vita, pratiche quotidiane mai visto. Se escludiamo qualche esasperato e la destra politica ed economica, gli italiani nella quasi totalità lo hanno seguito sempre fiduciosamente.
Non vuol dire che i nostri concittadini abbiano nel frattempo cambiato opinione politica, ma che hanno riconosciuto all’esecutivo un’autorevolezza che nemmeno il Circo Barnum di ‘Repubblica’ può incrinare, per quanto ci provi testardamente. E se non è questo governare, se non è questo fare politica, what else? Lo dico ai compagni e amici che vorrebbero costruire un grande partito, io per primo. La strada è questa: impegno, ascolto, umiltà, studio, pazienza, e poi stare tra le persone, gli ultimi, gli sfruttati, i volenterosi, i perdenti, quelli che pagano sempre, aprire un dialogo. Starci personalmente, con le testa e con il corpo. E quindi affrontare il presente con intelligente caparbietà e pensare con sguardo nuovo il futuro. Non serve altro, a parte le risorse, gli strumenti, il sacrificio di tutti. È tanto, ma è anche poco.
Pensate all’America, invece. Sono invasi dalle armi. Hanno la peggiore sanità pubblica del mondo emerso. Sono un Paese trafitto dalle diseguaglianze. I poveri, lì, sono poveri veri. Se non sei ricco non studi, a meno di indebitarti follemente. Il Covid li ha invasi quasi senza resistenza. Eppure Trump sembra già che non esista più, così rassicura trionfalmente ‘Repubblica’. Io dico invece: teniamoci il nostro Paese, ce l’avessero loro un Governo Conte e le risorse pubbliche, la ricchezza sociale, le scuole, gli ospedali, la solidarietà, la cura di cui l’Italia dispone. Certo, se continua la battaglia antitasse, faremo presto la loro fine. Ma questo si può ancora evitare.
PS, pezzo lunghissimo lo so, ma so pure che non abbiamo affatto perso l’abitudine a leggere, nonostante tutto