
Isteria bellica: Rampini accusa il direttore dell’Avvenire di “lavorare per Putin”
da redazione Kulturjam
“Sei uno dei tanti che lavorano per Putin”: ora per Rampini persino il direttore dall’Avvenire, Marco Tarquinio, è filo-Cremlino. Lo scontro, tanto per cambiare, è avvenuto su La7.
Rampini al direttore dell’Avvenire: “Lavori per Putin”
La7 con la sua programmazione ormai monotematica, e in particolare L’aria che tira, un programma che in queste settimane ci sta fornendo diverso materiale di” riflessione”, si conferma una fucina di perle.
Protagonisti, ancora una volta, Federico Rampini, giornalista del Corriere della Sera, l’uomo dalle bretelle rosse, e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. L’oggetto del contendere: l’aumento delle spese militari e sulla guerra Russia-Ucraina.
Rampini inizia criticando la posizione di Giuseppe Conte che ha messo in fibrillazione il governo, definendola “legata a giochetti politici vergognosi”. Non ha dubbi il giornalista: le spese militari italiane vanno aumentate perché le nostre forze armate sono totalmente inadeguate in questa situazione di emergenza.
Adeguate a cosa? A difenderci da chi?
Interviene Tarquinio, che dissente: “A me viene da sorridere, perché se sono pochi 330 miliardi di dollari, allora non ho capito niente di economia. E credo di capirne un po’, almeno quanto Rampini. Ma questo lo capiscono soprattutto gli italiani: spendere meglio non significa spendere di più. A mio avviso – aggiunge il direttore dell’Avvenire – uno sconfitto potenziale è la Russia di Putin, che raccoglierà i cocci di questa guerra di aggressione insensata che ha scatenato, perché le sanzioni non fanno meno male dei bombardamenti. Le sanzioni economiche sono come i bombardamenti: non piegano i regimi, ma piegano i popoli. E lo dice tutta la storia della seconda metà del Novecento, quando le abbiamo applicate: dall’Iraq alla Siria a Cuba“.
Apriti cielo! Rampini s’incupisce e sbotta: “Ha messo sullo stesso piano le sanzioni economiche e i bombardamenti. Ma stiamo scherzando? Questa è un’offesa vergognosa alle madri dei bambini uccisi. Questa è una cosa ignobile che si è permesso di dire e che rivela da che parte sta lei. È uno dei tanti che lavorano per Putin. Questo è il suicidio dell’Occidente: siamo pieni di gente che non vuole aprire gli occhi davanti al vero pericolo”.
Tarquinio non si scompone e risponde: “Io non amo le risse verbali, né gli insulti, come quelli che ha formulato Rampini dando dell’ignobile a me e alla mia posizione. Evidentemente Rampini è uno che scrive, ma non legge. E non conosce la storia del giornale che dirigo, né la mia storia personale di 41 anni di giornalismo, altrimenti non si sarebbe mai permesso di dire le cose che ha detto. Però ognuno è responsabile di ciò che dice e di ciò che fa. E la faccia ce la mette. Io ci metto la faccia da 41 anni e tutti sanno le campagne informative che abbiamo fatto sulla Russia di Putin”.
Ça va, rien à dire, rien à faire.