Fonte: Lucia Del Grosso
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Considerazioni di una moderatamente pacifista.
La sinistra ha sempre vissuto una drammatica contraddizione: ripudia la guerra, ma siccome non sempre la si può evitare allora la sua frangia dal pensiero più naif mette in scena lo psicodramma.
Una delle manie compulsive è quella di travestirsi da agnello di dio che accoglie tutti i peccati del mondo: siccome l’Occidente si è macchiato delle colpe del colonialismo, dell’imperialismo, delle dittature allora …… Allora che?
Gli Stati Arabi del petrolio non sono paradisi di angioletti, al contrario istigano alla guerra contro povera gente colpevole solo di aver voluto trascorrere una serata ad ascoltare musica o ad assistere una partita.
Quindi, posto che l’Occidente ha perpetrato nei secoli gravi crimini e persevera nel presente, ora un nemico efferato ci minaccia e non è che lo si può fermare offrendogli le scuse.
Quindi se D’Alema dice che è guerra, è un po’ debole la risposta: “Incosciente, tanto la guerra non la fai tu, mandi a morire la carne da cannone”. La controreplica è: “Anima bella, guarda che sei già in guerra pure tu, te l’hanno dichiarata quelle bestie che irrompono nel locale dove dove pensavi di rilassarti in santa pace e ti prendono in ostaggio, centellinando le esecuzioni per aggiungere terrore a terrore”.
Quindi la differenza tra destra e sinistra non risiede nel diritto a vendere cara la propria pelle.
Ma c’è. E’ nei fini e quindi nel nemico.
Il fine della destra è quello di difendere la paccottiglia di disvalori di cui si nutre il turboliberismo: egoismo, competizione, edonismo, desiderio smodato e immediatamente fruibile. In questo quadro anche la religione è di disturbo, perché richiama alla sobrietà e al solidarismo. Quindi il nemico deve essere tutto l’Islam, compresi, anzi, principalmente i disperati che fuggono da fame e guerre. Perfetti per il dispiegamento della guerra dei poveri: brutti, sporchi, cattivi e ora anche terroristi.
E’ quello che vuole anche l’Isis: pare che il passaporto ritrovato accanto ad uno dei kamikaze della strage di Parigi è stato identificato come appartenente ad un rifugiato siriano registrato a Lesbo il 3 ottobre, secondo la dichiarazione del vice ministro dell’Interno greco Nikolaos Toskas rilasciata alla tv greca Antenna news. Ma che gentili questi terroristi ad agevolare i lavori di identificazione! Non c’è una volta che si dimentichino di mettere nel portafoglio il passaporto quando escono per fare un attentato. Evidentemente ci tengono a far vedere quanto siamo stati poco attenti alle frontiere, in modo che le serriamo definitivamente e dividiamo il mondo in due: noi occidentali civili di qua e i barbari islamici di là, cioè lo scenario della guerra di religione.
Il che, oltre ad essere criminale, è anche una strategia perdente. C’è un Islam che è il primo nemico dell’Isis, c’è il Bardo cosparso di sangue, ci sono Paesi arabi in prima linea contro l’Isis. C’è un Islam che è un alleato naturale nella guerra contro l’Isis perché è la prima vittima di quei mostri. E’ chiaro o no che quello che chiamiamo l’Isis è lo Stato Islamico e quindi contende i territori agli altri popoli arabi? E’ chiaro che nessuna strategia politica e militare può reggere se non coinvolge in primis il mondo islamico?
Ed è questa la guerra che la sinistra non deve combattere, quella dei due mondi, ma che finiremo per combattere perché nello scontro tra due pensieri semplici e senza costrutto, “guerra totale contro l’Islam” e “no alla guerra senza se e senza ma”, prevarrà la prima miseria del pensiero, quella che si nutre delle paure.
PS: proprio adesso in televisione ascolto un accorato appello a non pronunciare la parola “guerra”. Vabbè, facciamoci del male.