Professore, in tanti affermano che dopo l’entrata in vigore della nuova legge sulla prescrizione avremo il cd. processo eterno, è vero?
Avremo un modello anomalo, inconciliabile con molti principi fondamentali del moderno diritto penale, secondo cui la prescrizione sia giocoforza un istituto malvagio e con la sentenza di primo grado ce ne liberiamo. Personalmente, da garantista, non la concepisco. Forse per i miei numerosi limiti, ritengo sia inaccettabile che, dopo la sentenza di primo grado, qualsiasi reato diventi imprescrittibile.
Ma ci si aspetta che la prescrizione risolva i problemi della eccessiva durata dei processi, è così?
A mio parere no! Non è questo lo strumento idoneo. Cerchiamo di farli funzionare seriamente, i processi. Il senso di un procedimento penale non è quello di arrivare più celermente all’accertamento delle responsabilità penali ma dovrebbe esser quello di ridurre i rischi di avere un innocente sottoposto a un lungo, ed estenuante, processo. Con questa riforma si raggiungerà questo obiettivo? Non credo. Comunque sia il tempo emetterà il suo verdetto.
Quindi secondo lei questa riforma è stata sopravalutata?
Ma davvero riteniamo che con l’innalzamento delle pene, con l’abolizione dell’abbreviato per i reati da ergastolo, con un principio di legalità ridotto alla cosiddetta certezza della pena, cambi tutto?
Allora per quanto tempo un individuo dovrà essere sottoposto al processo prima di conoscere il proprio destino penale?
Ah guardi non saprei cosa risponderle. Di certo la ragionevole durata del processo va a farsi friggere! Avremo un processo penale come strumento non convenzionale lesivo di alcuni diritti dell’imputato. Nel nostro ordinamento penale è bene ricordarsi che esistono anche reati imprescrittibili, pochi e gravissimi (cfr. art. 98 c.p. e in ambito di diritto penale internazionale). La prescrizione tuttavia è un istituto voluto dai grandi pensatori del settecento che con la loro ideologia costruirono a un diritto penale di matrice democratica. Cesare Beccaria, grande pensatore, autore “dei delitti e delle pene”, circa tre secoli fa, riteneva che un paese democratico non potesse arrogarsi il diritto di giudicare e punire all’infinito i suoi cittadini, fossero anche colpevoli. Che vogliamo fare, tornare al passato?
Prima ha detto che la riforma della prescrizione non risolverà i problemi della giustizia penale, ci può spiegare perché?
Il “vulnus” del nostro sistema penale non è nelle norme sulla prescrizione, ma nella scandalosa lentezza del sistema giudiziario e processuale italiano. È questo il vero cancro che uccide la nostra giustizia, e l’alto numero di dichiarazioni di prescrizione non è patologico ma è soltanto una conseguenza della cd. “mala giustizia”. È come se fossimo dinanzi ad una grave infezione e decidessimo di non assumere l’antibiotico come cura necessaria. Intervenire sui termini della prescrizione, senza risolvere i problemi del sistema giudiziario e della lentezza dei processi è come assumere un’aspirina per sconfiggere il cancro che metastatizza. La nostra giustizia penale ha bisogno di riforme serie, oculate e generali, affrontando anche una seria politica di depenalizzazione. Ancora una volta, invece, si delega al diritto e al processo penale la risoluzione di problemi che competono a scelte politiche di lungo termine come accade in tutti i paesi civili del mondo. Preferire la semplificazione alla complessità, optare per il particolare senza affrontare il generale, non mi trova d’accordo. In uno Stato di matrice democratica con il nostro, un processo non può durare in eterno e non sarà la prescrizione a risolvere questo problema poiché le vittime restano col loro dolore e le discrasie giuridiche segneranno inesorabilmente la strada del futuro sistema giudiziario italiano. Spero di sbagliarmi ma ritengo che la riforma in atto rischi di produrre un aumento dei tempi dei processi e la assurda impunità proprio dei reati più gravi.
In conclusione, qual è il suo messaggio finale sul tema?
Il problema della prescrizione è un sintomo di come il processo penale non funzioni: non è con lo stop alla prescrizione che si risolverà questa discrasia.