Intervista a Gianfranco Pasquino

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: la 7 - gian franco ferraris
Fonte: youtube

Intervista a Gianfranco Pasquino – lunedì 4 agosto a Omnibus, La7 –  sulle riforme costituzionali proposte da Renzi: impeccabile  per lo stile limpido con cui analizza i nodi cruciali.

Dapprima Pasquino ricorda che non è vero che in questi 20 anni non sono state fatte riforme, basta pensare alle due leggi elettorali per il parlamento: il Mattarellum e il Porcellum. Con quest’ultima legge è  stato eletto anche questo parlamento ed è stata bocciata dalla corte costituzionale per vistosi abusi nei confronti dei cittadini, liste bloccate, premio di maggioranza, soglia di sbarramento. Il professore ricorda peraltro che non sono state fatte solo leggi discutibili e cita ad esempio la legge per l’elezione diretta dei sindaci che ha dato stabilità ai comuni italiani. Da non dimenticare poi la riforma della costituzone di Berlusconi, bocciata dal referendum popolare. Quindi non si tratta di fare una legge ma occorerebbe fare buone leggi e a questo proposito la propaganda non aiuta. Renzi dice che serve sapere chi ha vinto la sera delle elezioni, ma a ben pensare questa non è una priorità dei cittadini e anche con il porcellum la sera stessa si sapeva chi aveva vinto, ma questo non è servito a governare in questi anni.

Pasquino rammenta che il nodo è quello di mantenere o meno il sistema bicamerale e nella seconda ipotesi se eleggere o nominare i senatori; ma, pur tenendo per buono l’impianto di Renzi (il bicameralismo) la legge è fatta male perchè, ad esempio, riserva al capo dello stato di nominare 5 senatori in mezzo a 95 membri eletti dalle autonomie locali e si chiede: che cosa rappresentano queste 5 persone? la cultura, se stessi oppure cosa? Pasquino quindi rileva che mantenere due camere con poteri squilibrati rischia di alimentare se non una deriva autoritaria un pressapochismo difficile da rimediare.

Pasquino entra nel merito di un’altra questione invocata da Renzi; la disciplina di partito, su questo argomento ritiene che si dovrebbe tenere conto della coscienza di chi vota ma rileva un fatto più grave: al momento delle elezioni nel programma del PD non c’era la riforma del senato, perchè in quel caso sarebbe stato giusto richiamarsi alla disciplina e alla serietà ma non essendo nel programma è giusto discutere la riforma e non votare a scatola chiusa decisioni prese al Nazareno. Per questi motivi Pasquino ritene che sarebbe stato corretto votare questa materia con il voto segreto. Pasquino ritiene altresì grave che vengano aumentate le firme per i referendum, un modo per limitare ulteriormente la partecipazione attiva dei cittadini. Peggio l’avvertimento di Renzi di fare il referndum sulla riforma. Pasquino avverte che al governo e al parlamento spetta di fare le leggi e al “sistema democratico” (elettori, autonomie locali, parlamentari) di chiedere il referendum poichè i referendum chiesti dai  governi non si chiamano referendum ma plebisciti.

Pasquino ribadisce che se si vuole fare del senato una camera delle autonomie locali sarebbe molto meglio copiare il sistema tedesco che è da imitare perchè è un sistema che ha garantito istituzioni forti, infatti una camera delle autonomie eletta con il sistema proporzionale aiuta la costruzione di partiti solidi e forti alternativi tra di loro di norma, ma consente anche grandi coalizioni nei momenti difficili.

Un anno fa ad Acqui Terme ho avuto un lungo scambio di opinioni con Pasquino sui sistemi elettorali e, mentre io sono da sempre un tifoso del sistema tedesco, Pasquino da anni privilegia il semipresidenzialismo francese, ma già in quella lunga intervista (sperdutasi nella galassia Web) il professore riteneva funzionale anche il sistema tedesco.

A mio modesto e fermo parere in Italia sarebbe bene adottare le leggi elettorali tedesche pari pari perchè rispondono alla identità profonda degli italiani. Riconosco tuttavia che il presidenzialismo potrebbe aiutare gli italiani a riconoscersi con le istituzioni alquanto screditate in questo quarto di secolo, votando direttamente il presidente dovrebbero riconoscergli una autorevolezza che non viene concessa ai partiti italiani.

Il problema principale è quello che da troppo tempo chi governa vuole imporre leggi non limpide in materia elettorale, veri e propri porcelli che non possono far altro che aumentare la profonda frattura tra istituzioni e cittadini. Ci sono in Europa tre sistemi consolidati e assolutamente democratici, l’uninominale inglese, il semipresidenzialismo francese e il proprorzionale tedesco: è evidente che sarebbe opportuno imitare uno di questi sistemi prima di inventare altri pasticci e se la politica italiana non è in grado di decidere in modo adamantino farebbe meglio a procedere a sorteggio tra i tre modelli esistenti – senza manipolazioni.

gian franco ferraris

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