INDIVIDUALITA’   E  PERSONALITA’ –   UNO SGUARDO ALLA REINCARNAZIONE

per Filoteo Nicolini

INDIVIDUALITA’   E  PERSONALITA’

UNO SGUARDO ALLA REINCARNAZIONE

 

Il Cristianesimo attraverso i secoli ha privilegiato l’esistenza tra la nascita e la morte, beninteso con la sua continuazione in una semplice vita celeste, eventualmente preceduta da purificazioni e purgatori. Uno sguardo alle religioni orientali che hanno preceduto il cristianesimo  mostra invece che la saggezza è un’altra. Esse si fondano sulla reincarnazione delle individualità. Una difformità che non è né un merito da una parte né un difetto dall’altra, ma appartiene alle caratteristiche proprie e all’evoluzione di ciascuna corrente spirituale.

Nelle concezioni del mondo tipicamente orientali c’è un principio ben radicato al quale si fanno ripetute allusioni ma al quale, finora, il Cristianesimo ha prestato poca attenzione. La cultura orientale conosce le grandi Leggi cosmiche che è possibile rivelare pienamente oggi, cioè quelle del ritorno dell’essere umano nelle diverse vite terrestri, e inoltre del Karma, o pareggio, che la complementa e la spiega.

Va anche detto che le vette spirituali raggiunte in Oriente prima della venuta del Cristianesimo non sono state più raggiunte. Tutto questo va ricordato, perché non ci deve essere pensiero o critica che, nel portare avanti i meriti di un’epoca, renda meno giustizia alla grandezza e significato degli altri.

La conoscenza della reincarnazione nell’evoluzione dell’Umanità costituisce gran parte del significato profondo della filosofia spirituale orientale. Di conseguenza, la cultura orientale contiene insegnamenti sui leader e sui grandi eroi dell’evoluzione umana che differiscono dalla cultura occidentale.  .
Nella concezione orientale del mondo troviamo riferimenti ad Esseri di cui si dice fin dall’inizio che ritornano ancora e ancora e che l’importanza della loro influenza può essere misurata dai loro progressi nelle successive vite terrestri. Il nome stesso, “Gautama Buddha” è indicativo, poiché “Buddha” non è un nome proprio come Socrate o Raffaello, ma denota un grado. Il mondo in cui è cresciuto il buddismo parla di molti Buddha. “Buddha” è un rango.

Nel Buddhismo si accetta l’individualità che attraversa le diverse incarnazioni, ascendendo di incarnazione in incarnazione e raggiungendo infine l’altezza del rango di “Buddha”. Tale individualità non è più chiamata con un nome proprio.  E così, indicando i grandi leader, l’Oriente indica l’individualità che passa attraverso ripetute vite terrene; la grandezza e il significato di questi leader sono attribuiti ai meriti che hanno acquisito attraverso ripetute vite sulla Terra.

Ora confrontiamo con i tratti caratteristici della cultura occidentale. Là ci viene raccontata la grandezza di un Platone, di un Socrate, di una figura come Paolo; anche nell’Antico Testamento spicca in forte rilievo una personalità come Mosè, e poi Agostino, Tommaso, Raffaello, Michelangelo, Leonardo da Vinci, Goethe tra molti altri. L’Occidente parla della singola personalità, non della individualità spirituale che attraversa vite ripetute sulla Terra. L’attenzione non è quindi  rivolta all’essere che va dalla nascita alla successiva nascita, dalla morte successiva alla morte, ma all’unica personalità vissuta da un certo momento all’altro.

L’Oriente dirige maggiormente la sua attenzione sul progresso dell’individualità da un’incarnazione all’altra, mentre la cultura occidentale si è poco preoccupata di chi avrebbe potuto essere Socrate, per esempio, nelle vite terrene precedenti, o cosa ne è stato di lui nelle successive vite.

È lo stesso con Paolo e con tutti gli altri. Questa è una differenza molto fondamentale.
Solo ora che siamo alle soglie di un grande cambiamento nella vita spirituale possiamo accogliere anche noi la reincarnazione che la cultura Orientale accetta come naturale. Vale a dire lo sviluppo dell’Individualità all’interno delle singole personalità, attraverso molte vite. Si apre qui una prospettiva del futuro densa di grande significato, di cui l’Umanità avrà sempre più bisogno.
In breve, che l’essere umano-il singolo individuo-partecipa a questo progresso generale in quanto attraversa le epoche e i periodi successivi nelle reincarnazioni; in questo modo può non solo preservare tutto ciò che la sua anima ha assimilato in tempi antichi e più recenti, ma anche svolgere un ruolo reale nell’intero processo evolutivo dell’Umanità.

Così, quando un individuo ha vissuto come essere di corpo e anima in un’epoca della cultura, non svanisce dal campo dell’evoluzione ma vi rimane per prendere nuovamente parte a ciò che l’esistenza terrestre sarà poi diventata. In senso generale, una visione evolutiva di questo tipo è certamente da percepire.

Quindi, pochi secoli prima di Cristo veniva diffusa in Oriente la dottrina del Buddha, che racchiude in sé l’insegnamento della reincarnazione insieme a tutta la ricchezza spirituale dell’Antichità. Ciò era frutto delle condizioni dell’anima dei millenni precedenti in cui gli antichi saggi vivevano “ a contatto” con gli esseri spirituali. Lo stato d’animo della antica civiltà indiana era tale che lo sguardo era rivolto indietro verso la spiritualità atlantica. La coscienza era sognante e chiaroveggente, il mondo fisico non stava in modo chiaro davanti ai sensi e veniva disprezzato come maja, illusione.

Col passare dei secoli, i discepoli degli iniziati per riacquistare la visione spirituale cercavano di collegare la loro vita ritmica della respirazione con il cervello, e in questo modo circolazione e respirazione venivano elevate a coscienza. Che cosa otteneva chi nell’antica India faceva tali esercizi? Egli faceva dell’esercizio respiratorio qualcosa di cosciente e conseguiva  delle potenti immaginazioni. Sperimentava come quello che aveva formato il suo cervello risalisse effettivamente a vite precedenti. Sentiva col suo sistema ritmico respiratorio agente sul cervello la sua precedente vita terrena, e ciò diveniva per lui una certezza, una conoscenza.

Poi, la conoscenza diretta si trasformò per i più in fede e dottrina quando fu possibile solo a pochi discepoli devoti seguire quella strada di iniziazione.

Per il Buddhismo il passaggio di ogni anima attraverso una serie di vite successive è una dottrina esplicita. La vita del buddhista è tutta basata su questo insegnamento che per il discepolo è una certezza. Ma egli osserva le vite successive in modo da dire a se stesso: “Devo lottare per sottrarmi alle incarnazioni umane, devo liberarmi dalla brama di ritornare alla materia” È in un certo senso l’impegno per abbandonare la individualità terrestre, in poche parole, lasciare indietro la Terra.

Se guardiamo indietro al tempo precristiano, dobbiamo dire che quando non era ancora presente l’impulso che permetteva all’uomo di distinguere tra i cammini, il giudizio sul bene, il bello e il vero non procedeva dal suo essere interiore. In epoca precristiana la decisione sul vero bene, bello e vero poteva essere compiuta solo attraverso certi esseri, come i Bodhisattva,  raggiungendo il loro essere nei mondi divino-spirituali; la distinzione tra i cammini non era quindi fatta dall’interiorità dell’uomo, ma nei mondi divini.

Attraverso la loro compagnia con esseri spirituali divini queste Guide lo acquisirono ed esso fluì da loro nelle anime nella antica India, come per suggestione. Se non fosse stato per quelle guide, gli esseri umani avrebbero potuto fare solo deboli distinzioni tra il bene e il male in quei giorni.
Nelle altre regioni prima del tempo di Cristo, l’essere umano era un essere ancora impreparato.
Per esempio, non avrebbe mai supposto che avvenga qualcosa  più che un cambiamento di esistenza quando il corpo fisico si allontanava; la coscienza della morte non lo avrebbe spaventato. Se  fosse sceso meno profondamente nella materia e avesse mantenuto i fili che lo uniscono al divino-spirituale, si sarebbe accorto che quando l’involucro fisico viene deposto, inizia una nuova forma di esistenza; ma non l’avrebbe mai considerata come una perdita, come la fine di un’esistenza a cui si era affezionato.
L’essere umano si era reso libero e indipendente, ma  anche limitato nel proprio sviluppo. Lentamente e gradualmente, incarnazione dopo incarnazione, vennero l’egoismo, l’errore e la menzogna, la malattia e la realizzazione della morte.  La spiritualità della Civiltà greca era caratterizzata dal detto: “Meglio essere un mendicante sulla Terra che un Re nel regno delle ombre”. In queste parole si esprime l’orrore per il mondo che sta dietro al piano fisico, per il mondo in cui l’uomo deve dimorare dopo la morte. Vediamo qui la spiritualità discesa fino al suo punto più basso.

Qualcosa aveva occultato la filiazione divina.

 

Possiamo quindi dire che la risalita comincia con la ricezione nell’intimo  dell’impulso-Cristo,  quando si comincia a dire: ‘Devo essere la mia guida per la conoscenza della mia esistenza e la distinzione tra i cammini”.

La vera umiltà sta nell’affermare che la saggezza derivata da Cristo è infinita, ma la nostra capacità di accoglierla è limitata e solo poco a poco potrà aumentare e approfondirne  il Mistero. In altre parole, l’impulso di Cristo è stato trascendentale,  ma soltanto una minima parte di quello che comporta è stato finora compreso. Nei due millenni di evoluzione cristiana non si potette riconoscere a fondo ciò che nell’epoca attuale può essere annunciato come verità e come tale compreso: la rinascita dell’essere umano o reincarnazione. Non era priorità perchè altro era il messaggio ed altro l’ideale.

Oggi con lo sviluppo dell’anima cosciente è possibile parlare apertamente della reincarnazione alle anime mature a differenza del passato, e riconoscerne il significato e le conseguenze.

 

L’impulso di Cristo è invece tale da stimolare la crescita e il perfezionamento dell’essere umano sulla Terra. Ci dà la facoltà do ottenere forze sempre maggiori dagli eventi e dalle esperienze di questa vita e di trovare in esse un contenuto sempre più elevato. Se si penetra allora il Buddhismo con l’impulso di Cristo con questa nuova prospettiva dell’incarnazione, si ottiene un nuovo elemento che dà alla Terra un significato rinnovato dell’evoluzione umana.

Il cristiano ha certamente veduto nel Cristo un ideale perfetto al quale deve cercare di avvicinarsi sempre più. Ma quale presunzione sarebbe pensare di poter raccogliere in una sola esistenza le forze necessarie per far germogliare quel seme! Credersi in grado di sviluppare da sé l’impulso di Cristo in una sola vita! Il cristiano ancora oggi collega alla morte fisica una vita spirituale nel al di là, dalla quale non si ritorna più sulla Terra.

La forza di Cristo può agire in un primo momento sull’essere in vita nel mondo fisico. Nella misura in cui questa forza è ricevuta ed accettata, può continuare ad agire anche dopo la morte fisica, anche solo quel tanto che è stato accolto in vita. Per perfezionarla bisogna tornare sulla Terra, vale a dire: questo impulso ci riporta ripetutamente alla vita terrestre, perché la Terra è il luogo adatto a sviluppare le forze per comprendere nel profondo il Mistero del Calvario e della Resurrezione, che sono la missione dell’Essere solare.

Che cosa si vede dell’Umanità presente, se si conosce soltanto la sua parentela di sangue, la sua discendenza corporale? Noi studiamo il popolo di una data regione della terra. Si dice che qui vive l’attuale generazione, che un’altra l’ha preceduta, e così  via a ritroso. Si risale nei secoli, seguendo le correnti di sangue lungo le generazioni, e si dice che quel che vive nel popolo attuale è da ricondursi alle precedenti epoche di questo popolo.

Questo è il modo di pensare materialistico trasportato nella storia. Noi così pensando restiamo sempre nell’ambito fisico-materiale.

Ma non è così. Abbiamo davanti a noi una generazione che rispetto alla corporeità fisica certamente discende dagli antenati. Eppure, le individualità che vivono nei singoli corpi  possono non aver nulla a che fare con gli antenati.  Noi guardiamo al nostro nonno, al nostro bisnonno, il nostro corpo ha ereditato da tutti loro, ma la nostra anima nulla da loro. Essa ha vissuto durante un tempo nei mondi spirituali e non ha a che fare nelle sue esperienze con ciò che poi il corpo erediterà dagli antenati. Visto sotto questa luce, la vita sociale appare molto diversa da quello che avevamo considerato finora.

Una osservazione effettiva, totale, dell’essere umano quindi non può essere né soltanto spirituale né esclusivamente fisica, ma ambedue gli elementi si inter penetrano in questa osservazione. Detto in parole semplici, il Cielo ci dà una parte e la Terra un’altra parte.

Volendo approfondire: la nostra facoltà di rappresentazione ci riporta alla nostra precedente vita sulla Terra, a ciò che è opera del Cosmo. Invece quel che si collega alle forze terrestri trova espressione nella nostra volontà. Quando torniamo a nascere, il Cielo ci dà il nostro intelletto e la Terra la nostra volontà. Siamo veramente generati dall’Universo. E il soggiorno nel corpo materno costituisce solo l’occasione affinché forze distinte si congiungano. Non nasciamo da un unico punto ma dalla confluenza di forze terrestri, telluriche, e forze extra terrestri.

Il punto critico che può stimolare la riflessione, in chi si considera cristiano, rimane quello già accennato. Si comprende veramente l’impulso di Cristo? Se si comprende, allora non si crederà di poter acquistare ciò che l’impulso può donare in una vita senza ritorno sulla Terra.

La risalita sarà un progresso più rapido della discesa; ma non ci si può aspettare che in una o due incarnazioni l’uomo sarà in grado, attraverso ciò che può assorbire dall’impulso cristico, di superare l’egoismo e di guarire a tal punto il suo corpo eterico. Tutto ciò che manca nell’uomo sarà sanato dall’impulso di Cristo; ma non ci si deve aspettare che ciò avvenga in breve tempo e nemmeno in un tempo relativamente breve.

Infine, va detto che mentre il discepolo yoga percepiva i mondi spirituali elevando a coscienza il suo processo respiratorio e sapeva di aver avuto una vita precedente terrena, oggi ciò deve essere prodotto di altro modo, dando sistematicamente una tregua all’attività di pensiero. Così ci si può liberare dall’elemento corporeo e apprendere a riposare nel pensiero puro che si trasformerà in immaginazione spirituale.

 

FILOTEO NICOLINI

Studio basato sull’Antroposofia di Rudolf Steiner

Immagine: NUOVA VITA, Rudolf Steiner

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