Fonte: controlacrisi.org
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IN BASSO A SINISTRA – di GABRIELE POLO e GIANNI RINALDINI – ed. MANNI
recensione di Paolo Ferrero
Il sottotitolo del libro recita “ politica, sindacato e conflitti sociali tra globalizzazione e crisi, L’anomalia chiamata Fiom”. Il libro a me pare un libro utile ed importante per vari motivi.
Innanzitutto perché ricostruisce la memoria dello scontro di classe in Italia negli ultimi vent’anni. In un paese che sembra vivere in un eterno presente in cui la memoria è cancellata da un dibattito politico ridotto a spot, questo è un fatto molto importante. Il libro ci ridà quindi la dimensione storica dello scontro di classe nel nostro paese. Non è poco.
In secondo luogo il libro è la storia – la cronaca se volete – del tentativo generoso della Fiom di dotarsi di una strategia e di una tattica efficaci all’interno della globalizzazione neoliberista e del ruolo rilevantissimo di elaborazione e direzione politica svolto da Claudio Sabattini. Si tratta di una riflessione importante perché questo è un problema generale, che hanno davanti tutti i movimenti sindacali dei paesi sviluppati, che nessuno ha risolto compiutamente. Una riflessione che per la Fiom non è stata solo teorica ma è stata una pratica di sperimentazione e di scelte coraggiose. La globalizzazione per il sindacato ha significato in primo luogo un cambio completo della condizione in cui avveniva l’azione sindacale. Con la globalizzazione, mentre i lavoratori continuano ad essere legati al proprio territorio, hanno una dimensione fisica con tutti gli annessi e connessi che questo significa, il capitale si smaterializza e si presenta come capitale finanziario in grado di spostarsi alla velocità della luce da una parte all’altra del mondo, così come le merci si possono spostare a piacimento. In questo modo si crea una asimmetria di potere che non ha precedenti e il capitale riesce a ricattare i lavoratori andando a ricercare le condizioni più vantaggiose per produrre con i minori costi possibili, dando così vita ad un enorme esercito industriale di riserva e ad una enorme concorrenza tra i lavoratori, ad una gigantesca guerra tra i poveri. In questo contesto la Fiom, con Sabattini prima e con Rinaldini poi cerca di aprire una strada di costruzione di un sindacato di classe che si basi sull’indipendenza, sulla democrazia nel rapporto con i lavoratori, sulla contrattazione e sulla dimensione europea. La Fiom proporrà più volte nel corso degli anni di dar vita ad un vero e proprio sindacato europeo in grado di confrontarsi con il padronato al suo stesso livello.
In terzo luogo il libro è la testimonianza di come la Cgil da dopo la segreteria di Cofferati, non si sia più posta seriamente il problema di come costruire un sindacato efficace nella fase della globalizzazione. E’ una storia della mancanza totale di autonomia politica e culturale che diventa collateralismo. E’ la storia della mancanza di un progetto politico e sindacale che diventa subalternità alle scelte del PD quando non di Confindustria.
Da ultimo il libro è una riflessione sulla sinistra e sul rapporto tra questa e la questione sociale. Considero questa la parte meno convincente del libro. Un po’ perché negli anni ’90 sono narrati come se fossero esistiti solo lo scioglimento del PCI e il fallimento dell’esperimento Occhettiano. Mi pare francamente che esistesse anche Rifondazione Comunista e che un qualche ruolo nel tentativo di costruire una rapporto tra il conflitto di classe e la politica lo abbia giocato. In secondo luogo perché nella corretta individuazione della crisi della sinistra legata al secondo governo Prodi, non mette a mio parere a fuoco i punti veri di difficoltà e gli errori compiuti in quegli anni. In primo luogo perché penso che non si possa seriamente ragionare sui destini della sinistra se si astrae dal ambio di sistema elettorale con la costruzione di un sistema bipolare. Il sistema bipolare ha posto la sinistra nella drammatica condizione di dover sempre scegliere se fare maggioranza con il centro sinistra o essere accusata di far vincere Berlusconi e subire conseguentemente gli effetti devastanti del voto utile. Io penso che questa sia la causa prima degli enormi problemi di rifondazione, che – a mio parere – se non vi fosse il bipolarismo e fossimo rimasti in un sistema proporzionale, non sarebbe mai entrata in una maggioranza di governo, non avrebbe avuto significative scissioni – tutte motivate da dissensi sul governo – e godrebbe presumibilmente di buona salute.
In secondo luogo nel libro non viene individuato quello che a mio parere costituisce l’errore fondamentale fatto da Rifondazione nel 2003, quando cambiò decisamente linea nel rapporto con il centro sinistra. Dopo il movimento di Genova, nel 2003 si tenne il referendum sull’estensione dell’articolo 18 – in cui il PD aveva invitato all’astensione – e nonostante 11 milioni di voti a favore, non si raggiunse il quorum. Invece che partire dagli 11 milioni di voti per costruire una sinistra di alternativa, Bertinotti commentò a caldo il risultato – prima di qualsiasi riunione di valutazione – affermando che si trattava di una sconfitta dovuta alla nostra incapacità di fare di una battaglia giusta un grande fatto di opinione pubblica. Conseguentemente si passò ad una linea che ipotizzava di usare la forza di quegli 11 milioni di voti in un confronto con il centro sinistra. Il giorno dopo Antonio Bassolino, in una intervista sul Corriere della Sera, affermò la necessità di dar vita ad un vero patto di governo con Rifondazione Comunista. Da li è stata imboccata la strada dell’accordo e poi del governo con il centro sinistra. Io penso – e lo dico auto criticamente – che in quel frangente abbiamo sbagliato radicalmente l’analisi e la linea politica, abbiamo sopravvalutato i rapporti di forza e pensato di poter condizionare un centro sinistra che non aveva per nulla rotto i legami con il neoliberismo e il pensiero unico. Proprio in quella svolta vi è – a mio parere – l’inizio della crisi di Rifondazione Comunista e quindi del tentativo di superare a sinistra la crisi aperta con lo sciagurato scioglimento del PCI.
Consiglio a tutti e tutte di leggere il libro di Rinaldini e Polo, un libro utilissimo che può e deve aprire una sana discussione tra compagni e compagne sui rapporti di classe nel nostro paese, sul sindacato e sulla sinistra. Nella speranza che il comune impegno per la lista un’altra Europa con Tsipras ci permetta di fare passi in avanti effettivi nella costruzione di un comune soggetto politico della sinistra.