Autore originale del testo: Paola Caridi
Un’amica mi ha chiesto cosa si può fare, in questi momenti di impotenza assoluta. Pensieri: non rimanere in silenzio. essere testimoni, anche a distanza. sostenere la giustizia internazionale. Proteggere la nostra individuale umanità e dignità. difendere i civili, tutti i civili. Grazie @channeldraw per questa immagine #Gaza #Israele #ceasefirenow
I vuoti informativi creano politiche incapaci di reagire alle cesure della Storia. Non aver saputo/scritto nulla o quasi per anni e anni su Gaza-Cisgiordania-Gerusalemme est (Palestina occupata) produce disastri politici e diplomatici. Compresa l’astensione dell’Italia sulla risoluzione in assemblea generale Onu, presentata dalla Giordania, il paese da sempre considerato il più moderato nel gruppo arabo. Qualcosa vorrà pur dire. Vorrà dire che, da qui, il presente e il futuro si presentano catastrofici, con un Occidente che non sa più cos’è questa regione.
E mentre continua la guerra su #Gaza, in #Cisgiordania i coloni israeliani armati attaccano i paesi palestinesi, con l’intimazione ad andarsene da casa loro entro 24 ore, o li cacceranno. è successo ieri a Susiya (Hebron), è successo nei piccoli centri palestinesi nell’area di Nablus, dove si trovano colonie israeliane ormai vere e proprie cittadine, e colonie che erano radicali e tali sono rimaste. Succede non da ora, non da giorni, succede da mesi (e da anni), nella più completa indifferenza.
Ieri Bilal Saleh, 40 anni, palestinese, è stata ucciso dai coloni mentre raccoglieva le olive nel suo oliveto a Sawyeh, vicino Nablus.
Il volantino qui sotto, già pubblicato da Haaretz e messo sulle macchine palestinesi a Deir Istiya, dice: “Avete un’ultima possibilità di fuggire in Giordania in modo ordinato, dopo di che uccideremo ogni nemico e vi espelleremo con la forza dalle nostre sante terre dateci da Dio”. “Prendete immediatamente le vostre cose e partite perché stiamo per arrivare”.
Nakba2. è una paura diffusa, non solo in Palestina.
Non potremo dire che non sapevamo
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