di Marianna Sturba, 1 agosto 2018
Immagina se la gestione dei migranti fosse direttamente degli enti locali senza affidi alle cooperative.
Immagina se ciascun paese potesse usare per fare accoglienza, vecchie caserme dismesse, o strutture locali di varia natura, che attraverso appositi fondi, possano essere restituite alla comunità, ora per accogliere, ora per fare turismo, in un interscambio di funzioni (o semplicemente specializzando una parte per accoglienza e una per turismo).
Immagina che ciascun sindaco possa fare concorsi per figure specializzate e non, che seguano gli immigrati accolti, assistenti sociali, educatori, psicologi, avvocati, insegnanti, cuochi, inservienti di ogni tipo.. ecc; immagina che possa assumere personale per gestire direttamente l’accoglienza senza dover affidarla a chissà chi.
Immagina che nei mesi di chiusura delle scuole, gli insegnanti a turno, si occupino di fare alfabetizzazione agli accolti, accumulando crediti di “merito” utili alla nuova strutturazione dei percorsi di avanzamento di carriera e svolgendo quell’opera culturale indispensabile all’integrazione
Immagina anche che la presenza di una struttura di accoglienza statale, interamente a gestione pubblica, obblighi il potenziamento dei trasporti pubblici di collegamento con i grandi centri, è l’erogazione di servizi socio sanitari.
Immagina che prima di insediare strutture tipo Sprar nei territori, lo stato abbia già lavorato per almeno 6 mesi al processo di accoglienza e abbia imbastito i ponti culturali e sociali ad un adeguato inserimento in strutture come quella appena narrata.
Ecco…. prova ad immaginare una gestione di questo tipo…. prova a pensare la riattivazione lavorativa e sociale che potrebbe davvero nascere da un’accoglienza ragionata, pianificata e proposta all’Europa. Immagina il tuo paese, non un paese “X” ma il tuo, visualizza i beni immobili in rovina, la mancanza di opportunità di lavoro locale, la penuria di comunicazioni, il decadimento progressivo dei servizi territoriali (spesso giustificati dalla diminuzione di residenti), immagina il tuo paese e pensa se questo non potrebbe essere un modello sostenibile. Quanti “settori” potrebbero trovare un nuovo slancio?!
Non parlo di flussi, di quanto e per quanto… ma di un modello gestionale che al centro metta i Comuni che accolgono, che davvero proponga un modello anche di reinvestimento locale, che non appalti perdendo nelle varie fasi soldi e controllo, ma che “centralizzi” al fine di riuscire a mettere sullo stesso piano, il bene di tutti.
Modello perfettibile… ma idea possibile.