La modalità dell’imitazione nelle piccole creature appare sempre più affascinante e piena di misteri. Ieri all’uscita dal supermercato c’era una famigliola composta di madre, padre e un bambino. Loro due con le borse della spesa, il piccolo che vuole dirigersi in una direzione che evidentemente lo attrae. Il padre lo invita ad andare nella direzione opposta dove ha parcheggiato l’auto. Ma il bambino non ne vuole sapere, non è convinto, insiste per la sua scelta, con la sua fertile immaginazione o preda di un capriccio. Si dirige sicuro nella direzione cha lo chiama.
A questo punto, mosso da una spinta interiore, intervengo io. La madre sorrideva e il padre paziente nel ripetere la sua proposta. E chiedo:” Ma papà sta sbagliando?”, tra il serio e il faceto.
Confesso che mi piace intervenire per strada, qualche commento, una battuta. È così triste Milano, tra gesti abituali e ripetitivi, pochi sorrisi, visi tirati. Ma forse il sorriso della madre, quasi una risata, mi invoglia a ribadire” Ma allora papà si è sbagliato?” E il piccolo ripete e afferma, ormai quella frase è entrata a far parte del suo lessico familiare.
Mi allontano, mi dileguo. Realizzo ora che ci vorrà un lavoro paziente di correzione. A quella tenera età certe cose non andrebbero dette così alla leggera.