Il virus si batte con la forza solidale della comunità, e in nessun altro modo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Il virus si batte con la forza solidale della comunità, e in nessun altro modo

Fra i tanti dubbi, insomma, l’unica certezza era che il virus sarebbe ripartito perché, di fatto, non era mai scomparso. Semplicemente, il lockdown di primavera aveva interrotto o rallentato la catena dei contagi e l’estate spostava in buona percentuale all’aperto la vita sociale, riducendo il rischio. Speranza lo ha ripetuto testardamente, forse inascoltato, anche quando alcuni virologi rockstar dicevano il contrario.

Tanto è vero che la Lombardia, nel frattempo, premiava i dirigenti sanitari nel caso dismettessero posti letto Covid per riavviare le prestazioni ambulatoriale specialistiche. Il bonus era così consistente (sino a un quarto del trattamento economico) che lo smantellamento parziale c’è stato eccome, e oggi la stessa Lombardia vanta (fonte Repubblica) appena un 21% dell’obbiettivo di incremento fissato dal Decreto Rilancio in materia di terapie intensive, a fronte dell’attuale 36% di media nazionale.

Certo, non esiste soltanto l’epidemia, e si tratta di curare tutte le altre patologie lavorando a ridurre le liste di attesa. Ma questo non vuol dire che fosse giusto incentivare alla grande lo spostamento di ingenti risorse dai reparti Covid, smantellando di fatto letti e dispositivi, mentre il virus continuava a circolare e oggi mette di nuovo paura. Così che il governo, adesso, ha il problema di affrontare un contagio che galoppa, ma evitando il più possibile un nuovo lockdown, i cui costi probabilmente sarebbero insostenibili per le stesse casse dello Stato e per il debito pubblico, già abbastanza provato. Risorse, costi, debito che pagherebbero comunque i contribuenti (come dicono gli americani), ossia chi le tasse le paga indefessamente, non gli evasori, non chi arraffa per sé e non restituisce mai niente alla comunità. Non pochi peraltro.

D’altra parte siamo molto più preparati di febbraio all’epidemia. Allora non c’erano nemmeno le mascherine! E soprattutto non c’era una cultura del virus, e alcune norme basilari (mascherine, appunto, distanziamenti e igiene) non erano ancora patrimonio comune. Seguire regole minime ed effettuare mini-lockdown personali può essere di grande aiuto a se stessi, al resto della comunità e al governo, che deve affrontare un’emergenza assoluta..

La sfida, dunque, è tenere assieme salute pubblica ed economia, strutture sanitarie e sistema sociale come mai era avvenuto recentemente, rendendo partecipe di questo sforzo l’intera comunità nazionale. Poi, certo, se questo non sortisse effetti, il lockdown diventerebbe non solo un’opportunità ma una necessità inderogabile. Quello che già oggi è inderogabile, tuttavia, è il potenziamento dei tre bastioni su cui si regge una società solidale: la sanità pubblica, la scuola pubblica, il trasporto pubblico. La sinistra è qui che deve operare in primo luogo, non correre dietro alle richieste spesso scostumate dei nostri imprenditori e delle categorie sociali, che esprimono in massima parte egoismi ristretti e spregio per la sicurezza sociale. Da qui. Senza questa roba, siamo già tutti morti, prima ancora dei famosi tempi lunghi di Keynes.

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