Fonte: Globalist
di Globalist – 15 ottobre 2018
Non è un caso. Non è una leghista impazzita. Lodi è un sistema. E’ la nuova linea della destra reazionaria al potere quella di discriminare gli immigrati e rendere loro la vita impossibile.
Altro che la falsa frase di Salvini secondo la quale lo straniero che qui lavora regolarmente è ‘mio fratello’.
Mio fratello un corno. La verità è che fanno di tutto per cavalcare l’odio verso gli immigrati, soprattutto i ‘negri’.
Adesso per ottenere il contributo regionale sull’acquisto di testi scolastici in Veneto, i cittadini non comunitari devono presentare, oltre alla certificazione Isee, un certificato sul possesso di immobili o percezione di redditi all’estero rilasciato dalle autorità del Paese di provenienza.
E’ quanto si legge nelle “istruzioni per il richiedente” rilasciate a settembre sul sito internet della Regione. Nei giorni scorsi, era scoppiata la polemica su un caso simile a Lodi, dove il Comune ha chiesto un documento aggiuntivo a chi non è italiano per ottenere le agevolazioni sulla mensa scolastica.
La norma non è però presente né nella delibera di Giunta né nel bando per la concessione di contributi, ma soltanto nelle “istruzioni per il richiedente” rilasciate a settembre sul sito internet per la compilazione della richiesta.
A renderlo noto, in un’interrogazione alla Giunta regionale, è il Gruppo del Partito democratico, che chiede una proroga per il termine di presentazione delle domande, che è stata fissata a mezzogiorno di oggi.
“La Giunta – afferma l’interrogazione che ha come primi firmatari i consiglieri Francesca Zottis e Claudio Sinigaglia – faccia chiarezza sui contributi per il buono libri: la documentazione richiesta ai cittadini non comunitari sta provocando ritardi e disagi”.
La certificazione richiesta ai cittadini extra Ue è “un passaggio obbligatorio – spiegano Zottis e Sinigaglia – che compare solo nelle istruzioni delle procedure web per la validazione delle domande alla Regione. Tuttavia la documentazione non serve in presenza di un’apposita convenzione tra l’Italia e lo stato di provenienza: bastano delle semplici dichiarazioni sostitutive. Ma le amministrazioni locali neanche sanno quali sono i Paesi con cui sono stati firmati questi accordi, oltre ad aver scoperto in ritardo la necessità di un ulteriore passaggio in quanto non c’era alcuna traccia nel bando. Non si può scaricare ulteriori incombenze e responsabilità sui Comuni. Senza considerare che si rischia di tagliar fuori dai contributi una buona fetta di cittadini non comunitari che invece avrebbe bisogno di un sostegno”.
Ossia dietro il falso formalismo la volontà di colpire gli stranieri. Tutti sanno che nei paesi del cosiddetto ‘terzo mondo’ dai quali provengono moltissimi degli immigrati, è praticamente impossibile avere documentazione del genere, che non esistono banche dati informatizzate e che non è possibile fare nulla tramite le ambasciate.
Lo sanno benissimo.