Il vantaggio di Liberi e Uguali: uno non vale uno e due vale tre virgola cinque

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 21 aprile 2018

Polluzione melancolico-sociologica della notte. Con codicillo numerologico.

Penso all’anno trascorso e a quelle giornate così eccitanti e piene di luce e mi chiedo, a consuntivo: gli Elettori di Leu come un corpo militante? Una umanità residua. Un raggruppamento solitario. Un cristallo affettivo vibrante di ironia. E un frammento anomalo e anticiclico di nuove generazioni. Tutto il resto finito altrove: le masse, gli anaffettivi, i corpi sociali, i misantropi, gli ubriachi, imenagrami. Salvo qualche donna bellissima, praticamente tutti.

Quando il Pci aveva un milione e mezzo di iscritti il corpo militante politicamente attrezzato si aggirava attorno alle trecentomila unità (quel 20 % che andava ai congressi) e gli elettori fluttuavano sopra i dieci milioni. Un militante valeva una decina scarsa di iscritti e altrettale era la cifra di elettori che valeva un iscritto. Se pensiamo a questi numeri e planiamo all’oggi è impossibile sfuggire all’impressione ci sia stata una vigorosa reductio ad unum, anzi per essere precisi, a tres punctum quinque.

Come si vede bene nella foto che ritrae un attimo fuggente contemporaneo allo spoglio in una imprecisata località di Bologna nella notte del quattro Marzo: il vecchio capo spompato dalla fatica e il beffardo mezzo-‘militante’. Due vecchi amici ed anche due elettori, necessariamente. Che sommati al leader e al mezzo militante, fanno appunto 3,5. In Leu uno non vale uno, ma, per l’esattezza, due vale tre virgola cinque. Un vantaggio comparato che nessuno ci può togliere.

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