Il solstizio d’estate cade il 21 o il 23 giugno? Il degrado parte dalle tradizioni dimenticate e poi invade tutto, come un contagio: le famiglie, le città, i monumenti, l’ambiente, le strade, le ferrovie, le scuole, gli ospedali… Quand’è che Quirinale e Palazzo Chigi si decideranno sul serio a dare l’allarme? O deve proprio arrivarci addosso la catastrofe per farci risvegliare?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini
Fonte: Minima Cardiniana

Un diffuso equivoco pretende che il solstizio d’estate cada il 21 giugno, giorno “di passaggio” del sole dalla costellazione dei Gemelli a quella del Cancro. In realtà, la Ianua Aquae della cosmologia tradizionale elaborata a partire dagli archetipi astronomico-astrologici egizi e indopersiani dell’Antichità indica il 23 come data del Solstizio d’Estate, dopo la quale la forza del sole comincia a declinare e le giornate ad accorciarsi fino al 21 dicembre, Ianua Ignis, il fatidico solstizio d’inverno che nella Roma imperiale avviava la lunga sequenza delle “Dodici Giornate” consacrate alle celebrazione della Divinità solare, almeno dal II secolo d.C. trasformata – nelle sue molteplici forme (Apollo, Helios, Sol Comes Invictus e così via) – in una sorta di monoteismo associato al culto dell’imperatore divinizzato. Nel mondo cristiano, le due Ianuae cosmiche furono poste sotto il patronato dei suoi santi di nome Giovanni (e il loro nome ebraico Johannes veniva associato, anche a causa di una certa omofonia, a quello latino Ianus, l’antica divinità laziale divenuta Signore delle Porte, dei Limiti, dei Passaggi). Quindi la festa di Giovanni Evangelista, il “discepolo prediletto” di Gesù e tradizionalmente autore del libro biblico dell’Apocalisse, si celebrava il 27 dicembre – due giorni dopo il 25, cioè il Dies Natalis Solis Comitis Invicti, nella tradizione cristiana occidentale fatto coincidere con il Natale di Nostro Signor Gesù Cristo – e quella di Giovanni Battista, il Prodromos (Precursore), il 24 giugno. Molte sono, nella tradizione folklorica italica (quella ormai regolarmente trascurata dagli attuali politici cercatori indefessi di “identità nazionale” che sistematicamente ignorano e trascurano queste tradizioni), le feste, significativamente spesso connesse con l’acqua e con il fuoco, dedicate all’uno o all’altro dei due Giovanni. A Firenze, lo “Scoppio del Carro” del Sabato Santo viene tradizionalmente associato al Fuoco dello Spirito Santo, rappresentato da una specie di piccolo missile in forma di colomba che va a colpire e a incendiare una macchina lignea tirata da buoi e piena di fuochi d’artificio (“il Carro”) che esplode. Il Carro è sormontato dalla statua di Giovanni Battista, che, a causa del suo abbigliamento (un mantello di pelo sfrangiato), viene detto “il Brindellone”: e dalla riuscita o meno dell’esplosione dei fuochi di gioia si ricavano previsioni per l’anno agricolo. D’altra parte, la “Festa Pasquale del Fuoco” fiorentina viene almeno dal Trecento posta in rapporto con il “Miracolo dell’Accensione del Fuoco Sacro” che si verificherebbe ogni notte del Sabato Santo nella Basilica della Resurrezione di Gerusalemme, un rito cristiano importato nella Città Santa dai monaci etiopi e che si dice pervenuto a Firenze grazie a un cavaliere cristiano reduce dalla prima crociata.
L’oblìo di queste tradizioni appartiene al contesto della perdita d’identità da parte del popolo italiano, una delle cause fondamentali dell’eclisse della sua coscienza civile che ormai sta distruggendo la società e toccando livelli catastrofici dei quali i partiti di Destra non si curano e quelli di Sinistra gioiscono, mentre la gente – constatato che ormai i partiti politici non hanno più niente da dirle – non va più a votare. Ma le istituzioni, screditate da un assenteismo pari ormai al 50% in più, continuano imperterrite a “funzionare” (si fa per dire…). Il degrado parte dalle tradizioni dimenticate e poi invade tutto, come un contagio: le famiglie, le città, i monumenti, l’ambiente, le strade, le ferrovie, le scuole, gli ospedali… Quand’è che Quirinale e Palazzo Chigi si decideranno sul serio a dare l’allarme? O deve proprio arrivarci addosso la catastrofe per farci risvegliare?

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