Il sindacato alla frutta

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Antonio Napoletanto - Danilo Gruppi
Fonte: facebook

di Antonio Napoletano – 26 settembre 2014

DiVittorio-Magno

PENSARE DI RICOMPORRE (“L’AMALGAMA”) LE ‘TRADIZIONI RIFORMISTE ESCLUDENDO DA QUESTO IPERBOLICO PROCESSO LA REALTA’ DI UN MOVIMENTO SINDACALE FRANTUMATO SULLE CONTRADDIZIONI DELLA GUERRA FREDDA E’ STATA, NON SOLO UN’IDIOZIA POLITICA, MA UNA VERA E PROPRIA DICHIASRAZIONE DI DISARMO UNILATERALE. E COSI’ E’ STATO. TUTTE LE REVISIONI AFFRONATE CON LA LEGGEREZZA DI UN BRANCO DI DILETTANTI HANNO FINITO PER INCIDERE SUGLI ASSETTI SINDACALI E QUELLO CHE NE USCITO FUORI – COME GRUPPI QUI TESTIMONIA – E’ IL SUICIDIO DEL CONFEDERALISMO. PERCHE’ QUEL SINDACALISMO, DA SEMPRE CONCRIESCUTO CON PRECISI RIFERIMENTI AL QUADRO POLITICO E COSTITUZIONALE, SI E’ TROVATO, SE NON DI COLPO, PROGRESSIVAMENTE GETTATO IN UN ISOLAMENTO POLITICO CHE NE HA ACCENTUATO TUTTE LE CONTRADDIZIONI, SIA DENTRO LE CONFEDERAZIONI CHE TRA DI LORO. SICCHE’ LA CRISI DI RAPPRESENTANZA E L’INCAPACITA’ INSOSTENIBILE (SOTTO OGNI PUNTO DI VISTA) A ORGANIZZARE QUELLO CHE SI VENIVA FEROCEMENTE SCOMPONENDO DEL LAVORO CON LE ‘RIFORME’ AVVIATE DALLA ‘SINISTRA DI GOVERNO’, HANNO CONSUMATO LE VECCHIE CERTEZZE E LE VECCHIE MODALITA’ D’ESSERE DI QUEL SINDACALISMO E, INSIEME, RESO IRRILEVANTE LA SUA PRESENZA QUANTOMENO ‘CALMIERATRICE’ (PER NON DIRE ALTRO) NEI CONFRONTI DELLE NUOVE (SIC!) POLITICHE PUBBLICHE.APPARATI ELEFANTIACI , PICCOLE E GRANDI CORRUTTELE, UNA CRESCENTE INCAPACITA’ A PENSARE SE STESSI E LA NUOVA REALTA’ DEL LAVORO, CI DICONO CHE QUESTA REALTA’ – LA PARTE PIU’ CONSISTENTE E DECISIVA DI QUEI ‘CORPI INTERMEDI’ MANDATI ALLO SBARAGLIO E AL DISARMO INCONTROLLATO E UNILATERLAE- E’ ORMAI PROSSIMA A UN PUNTO DI NON RITORNO DELLA PROPRIA CRISI E CHE CON QUESTA CRISI CHE IL GOVERNO DELL’OMETTO SOLO VUOLE CHIUDERE IN BELLEZZA IL SUO DISASTROSO ANNUNCIARE ROTTAMANDO.

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Danilo Gruppi
Il giro di boa. Sbaglierò, ma avverto crescere la sensazione che la funzione di rappresentanza generale del lavoro, accompagnata da quell’ambizione di trasformazione sociale che ha sempre contraddistinto il sindacalismo confederale ( tanto da far parlare di “anomalia italiana”) siano ormai in caduta libera. E non mi riferisco tanto alle indicazioni fornite da recenti sondaggi secondo cui solo due lavoratori su dieci ” si sentono ancora rappresentati dal sindacato”….

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Guardo ai fatti dell’ oggi è di questi anni recenti,che ci dicono di una crescente quanto sostanziale irrilevanza dell’azione sindacale rispetto alle partite fondamentali che si stanno giocando in questa fase. Beninteso,l’azione di tutela svolta in questi sei anni di crisi,tanto nei singoli luoghi di lavoro quanto nel territorio,sebbene schiacciata in una dimensione eminentemente difensiva, ha avuto un merito davvero incommensurabile. E tuttavia l’ azione sindacale non riesce più ad interferire pressoché in nulla su tutto il resto, sia questo la politicaindustriale,le pensioni, il mercato del lavoro la riforma del’ assetto istituzionale e della pubblica amministrazione. Il sindacato non è più in grado non dico di ” dettare l’agenda”, ma neppure di concorrere a scriverlo almeno parzialmente. Se a tutto ciò si accompagna poi la constatazione che,salvo lodevoli eccezioni, persino sulla condizione di lavoro ( orario,salario,sicurezza,intensità della prestazione) l’azione sindacale e’ paurosamente arretrata, si giunge abbastanza in fretta ad una conclusione piuttosto amara. Siamo alla fine di un ciclo. O,se si preferisce, ad un mutamento di fase tale da rendere inutilizzabili le tradizionali categorie di interpretazione della realtà. E’ l’effetto,combinato e velenoso, dei grandi processi di trasformazione intervenuti nell’arco di circa un trentennio ( globalizzazione,innovazioni tecnologiche ed organizzative dei mercati e della produzione di merci e servizi, scomposizione del lavoro e mutamento della sua stessa percezione soggettiva…). Nonché,da ultimo,il re-impossessamento da parte della Politica di una funzione dominante rispetto alle dinamiche (e alle rappresentanze) sociali, con una evidente ” torsione autoritaria” che, sull’altare dell’efficenza e della rapidità della decisione, sacrifica la riduzione sostanziale della dialettica e della democrazia partecipativa , perlomeno così come l’ abbiamo finora conosciuta. Dalle “stelle” ( la lunga fase di supplenza del Sociale rispetto alla Politica) alle “stalle” ( l’irrilevanza e la progressiva marginalizzazione ). L’essenza, in fondo, del ” renzismo”, pericoloso non solo per il merito che prospetta quanto per il consenso ( tra le nostre stesse fila….) che raccoglie attorno a quell’anno impostazione. Una crisi verticale,dunque, profonda. A fronte della quale, invece, dentro al sindacato tutto sembra quasi scorrere normalmente. Anche in cgil. Appena concluso il Congresso ( che non pare aver lasciato troppe tracce ) si è prima alimentata una sorta di attesa messianica della Conferenza di organizzazione, poi si è’ varata la piattaforma unitaria su fisco e pensioni ( con l’ ennesima indicazione di una campagna di assemblee caduta nel vuoto ), e infine co-promosso un referendum contro le politiche di austerità. Tutte cose importantissime, ma che non paiono aver particolarmente scaldato l’ ambiente. E il tutto, naturalmente, di nuovo accompagnato dallo stucchevole siparietto Fiom/Cgil su chi facesse l’iniziativa più glamour in ottobre… Ecco il punto nodale. Se c’è davvero un cambio di fase così radicale da riclassificare gerarchie,ruoli,contenuti e priorità, se siamo davvero giunti al punto forse più basso della capacità di interferenza della rappresentanza sociale, e’ possibile che tutto resti come prima ? Che si replichi, cioè, un trito copione che già sufficienti danni ha prodotto? Questo credo sia l’interrogativo che sta di fronte al gruppo dirigente complessivo della Cgil, e che ne sollecita un sussulto di responsabilità. A maggior ragione oggi di fronte al tentativo forse più insidioso di sempre di regolare, una volta per tutte, la relazione tra rappresentanza politica e sociale in questo paese.l’agenda,dunque. Nuovo Piano del lavoro, la proposta più organica e radicale che si sia vista in circolazione da molto tempo. Ripartire, con pazienza ed umiltà, dalla contrattazione collettiva per provare a ri-costruire un nuova unità del lavoro moderno e, dunque, rapporti di forza più avanzati e quanto mai necessari per rimontare la china. Dare corpo finalmente alle nuove regole su rappresentanza e democrazia sindacale che per arrestare la barbarie di troppi anni di intese separate. Poche cose, essenziale e nette.

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La crisi della funzione sindacale e’ figlia di tante ragioni oggettive che si sommate in un relativamente breve arco temporale. E’ , tuttavia, la soggettività di un gruppo dirigente ( che si concepisce come tale anziché sommatoria di tanti califfati ) che fa riconoscere esplicitamente il punto di crisi e ne fa derivare l’ indicazione della via più appropriata per provare ad uscirne. Altrimenti rischia soltanto di certificare la propria sostanziale inutilità.

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3 commenti

Antonino Spartacus Trovato 27 Settembre 2014 - 10:59

Quando la crisi si fa sempre più pesante a pagarne le prime conseguenze sono sempre le associazioni sociali tutte e non solo i Sindacati. Non si cerchi di costruire il consenso e di fare passare certe leggi , illudendosi che sia questo il momento giusto ,perchè, prima o dopo, (… la storia docet ) il sindacato è fondamentale per arginare moti popolari che si muovono fuori dal quadro democratico e spingono verso violenze incontrollate ! E’ miopia politica ,dettata dalla scarsa saggezza politica, sbraitare ed illudere parte del paese che senza i Sindacati si possano affrontare i problemi con le riforme che da più di 50 anni si promettono e non si fanno .

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giacomo miloro 27 Settembre 2014 - 20:52

ma quale alla frutta. il sindacato. o meglio i sindacati. sono un pezzo di stato…partecipano alla spartizione del potere..in più con l’introito delle deleghe sono una potenza economica…

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maddalena Vanzini 29 Settembre 2014 - 18:04

Io, iscritta dal 69 alla CGIL ho visto nascere la confederazione. Sono stata sindacalista senza distacco lavorativo per 40 anni. Ho concluso anche come RSU.
Male! il sindacato è divenuto, via via che perdeva consenso, sempre più autoreferenziale ed il grottesco è che negli anni della rivoluzione copernicana del mondo lavorativo, non ha capito nulla. Strappando i capelli agli altri 2 confederati ha fatto finta di non vedere i cobas, le gilde i sindacati tipo Polverini. Siamo persino arrivati a vedere i sindacati di destra. E nessuno ha fatto una piega! Sindacato di destra è ossimoro anche per il lavoratore più sprovveduto. Ci marciano i destri perchè sono una castuccia da manganello + Dio-Patria-famiglia.
MA, MA…. Nessuno si sposta, legge, studia, riflette. INVECE si accapiglia sull’art. 18 che riguarda una minoranza ELITARIA di lavoratori con la botta di culo. Tutti gli altri muoiano pure di fame, di persecuzione, di schiavismo. Se La CGIL non vuole capire questo, subirà la pioggia delle tessere stracciate e delle manifestazioni antisindacali.
Una vecchia tessera stanca e avvilita di fronte alla cecità che imperversa, STOMACATA.

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