di Fabio Martini – 7 maggio 2019
IL SALONE DI TORINO E LA DOMANDA CHE NESSUNO FA: PERCHE’
TRA DECINE DI EDITORI, SALVINI HA SCELTO PROPRIO QUELLO?
Il responsabile della casa editrice Altaforte si dichiara fascista, ma almeno per ora la sua attività non è ricaduta sotto le maglie delle severe leggi italiane in materia di fascismo. La Costituzione, grazie al decisivo intervento del segretario del Pci Palmiro Togliatti, non contempla reati d’opinione, ma semmai il divieto di “ricostituzione” di un soggetto ben individuato: “il disciolto partito fascista”. E la successiva legislazione reprime ogni apologia che, nel nome del fascismo e del razzismo, possa generare violenza.
Ma la controversa partecipazione di Altaforte al Salone di Torino ha oscurato la questione politicamente più originale di tutte: premesso che è ammirevole la decisione di Salvini di rinunciare ad una casa editrice “accorsata” per la propria autobiografia, come mai il ministro dell’Interno, avendo a disposizione decine e decine di case editrici, ha scelto proprio quella che ha simpatie fasciste?
La risposta più immediata: perché Salvini è fascista. Ma sarebbe una risposta semplicistica e fuorviante. Eppure, in questa comunanza tra Salvini e gli ambienti dell’estrema destra c’è qualcosa che attende ancora una risposta compiuta. Il primo che dovrebbe darla è proprio il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio dei ministri.