Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
Fonte: i gessetti di Sylos
Il ragionamento sbagliato (e pericoloso) di Galli della Loggia sugli immigrati
Il prof. Galli della Loggia sul Corriere della Sera ha fatto riferimento alle manifestazioni anti israeliane di alcuni immigrati in Italia di seconda generazione per sostenere che anni di frequenza scolastica in Italia non è servita a impedire la formazione dell’antisemitismo nell’animo di quei giovani, per i quali l’educazione familiare e religiosa conta molto di più e, partendo da questo, ha sferrato un attacco allo “ius culturae”. Riporto testualmente il concetto di GdL: “È una prova — piccola? non direi mica tanto — che lo ‘ius culturae’ (fondato per l’appunto sull’avvenuta frequenza di un ciclo scolastico) che molti ritengono sufficiente a dimostrare l’avvenuta integrazione dei giovani immigrati nati in Italia, e perciò la loro idoneità a ottenere la cittadinanza, non ha da solo il valore che molto ottimisticamente gli si vuole attribuire. L’influenza dell’ambiente familiare e religioso, di chi parla la medesima lingua materna, della tradizione, conta più di qualche migliaio di ore di lezione. Tra l’illuminismo e l’identità, rassegniamoci, quasi sempre vince l’identità.”
È un ragionamento, oltre che errato, pericoloso, molto pericoloso.
È errato innanzi tutto perché sembra che il 100% dei giovani immigrati di seconda generazione fossero in quelle manifestazioni antiebraiche. Poi, perché sembra sostenere che l’insegnamento e la formazione culturale siano inutili, come dire che sono inutili gli insegnamenti universitari visto che hanno prodotto giovani che hanno aderito alle Brigate Rosse, o che la scuola di impostazione religiosa è pericolosa visto che ha prodotto un mostro come Stalin.
Ma quel ragionamento, espresso in modo così categorico e netto, è anche pericoloso, perché ognuno (prevenuto) potrebbe applicarlo, non so, ai meridionali che vanno al Nord, agli italiani che vanno all’estero o agli stessi ebrei sparsi per il mondo.
L’impressione che si ha è che il prof. Galli della Loggia voleva esprimere la sua avversione alla possibile futura norma sullo “ius soli” e aspettava un’occasione per giustificarla ma, francamente, non sembra che abbia scelto l’occasione giusta.