Fonte: facebook
di Gabriele Pastrello – 31 marzo 2015
Per gli sciocchini (tra cui Mario Draghi) che finalmente siamo usciti dalla crisi. Il grafico mostra la previsione di crescita USA: dal 4% all’1%. E’ dura uscire dalla crisi se ci si rifiuta ostinatamente di fare politiche di rilancio, cioè keynesiane: pace ortodossi e marxisti. E anzi, si continua a pretendere di fare le politiche opposte nella speranza che il qe faccia da solo il miracolo. Ma purtroppo la dirigenza europea è stata presa dallo stesso delirio che nel 2010. Allora: evviva l’austerità espansiva (ormai siamo usciti dalla crisi per cui giu’ botte). Adesso: evviva via la Grecia dall’euro (tanto siamo usciti dalla crisi perche’ ci pensa il qe). Ma se gli USA rallentano e non comprano, a chi esporta l’Europa? a jesus christ superstar?
di Gabriele Pastrello – 28 marzo 2015
Purtroppo il mio post “per gli sciocchini…”. ..”ha suggerito” un accostamento del tutto improprio della mia posizione a quella di una ‘certa’ sinistra che ha sempre visto solo la stagnazione. Siccome questo non sono io, nè lo sono mai stato, ho pensato fosse il caso di dare ragioni piu’ argomentate del mio giudizio sicuramente negativo sugli entusiasmi e quantomeno perplesso sulle prospettive rosee … io sono piu’ propenso a pensare non tanto che ci sia stagnazione quanto che non ci sia ripresa, in senso vero, self-sustained (di cicli brevi ne abbiamo visti almeno due dal 2009), nel senso che osservando la molto acclamata ripresa spagnola (il ciclo agricolo e quello degli investimenti appaiono in rallentamento già verso la fine del ’14), quella greca, e seguendo in continuazione quella USA, nonche’ Giappone (la nikkei asian review apre il 27/5 scrivendo: the boom times appear to be over, at least for now, for most japanese manufacturers in Asia.), in Cina e Brasile mi sono fatto l’opinione che molto piu’ probabilmente siamo di fronte un ciclo breve di spese (per consumi e investimenti) rinviate nel biennio precedente).
E quindi siamo di fronte a un ciclo che non mostra segni di essere sostenuto. Per cui ad esempio, incomincio a dubitare che, nonostante i falchi strepitino, Stanley Fischer (l’economista di gran peso, membro del board della fed) dia il disco verde all’aumento dei tassi, inoltre la Yellen appare tuttora convinta che la ripresa dell’occupazione, finalmente arrivata dopo 4 anni di ripresa senza crescita di occupazione, lasci il mercato del lavoro ancora debole, e ha quindi rinviato l’aumento dei tassi e con questo la dichiarazione ufficiale di chiusura della crisi aperta nel 2007. Ripeto 2007.
Per il qe piuttosto aspetto. Non sono Cesaratto & co che dall’inizio hanno detto non funziona. Ma l’effetto euro in gran parte è già stato scontato dai mercati – da cui io concludo che in parte l’effetto positivo è già in corso – e senza domanda interna (fattore cruciale del qe USA) resto in dubbio sulla sua efficacia (se Draghi pensa che il qe possa neutralizzare l’effetto deflazionistico delle politiche di austerità, il cui rispetto continua a reclamare, a mio parere si sbaglia di grosso). Anche Lucrezia Reichlin, pur dal cotè mainstream, ha dubbi sulla ripresa: soprattutto per quanto riguarda la crescita di occupazione necessaria per riportare la zona euro verso una normalizzazione. Restare con un tasso ‘naturale’ di disoccupazione del 9% è un disastro, altro che una ripresa. Quindi, sempre per gli “sciocchini” resta piu’ probabile che la ripresa, se ci sarà, avrà meno effetti sull’occupazione di quanto ci si aspetta, ma soprattutto meno di quanto sarebbe necessario.
Inoltre, le misure italiane (in un quadro europeo che continua a essere deflattivo per la domanda interna) sono sgravi che ‘a priori’ si sa, favoriscono la sostituzione di contratti non ‘sgravati’ con quelli ‘sgravati’, indipendentemente dalla crescita netta di domanda di lavoro. Da qui la mia conclusione che l’incremento dei contratti a tempo determinato (che dopo il jobs act, chiamerei piuttosto a ‘licenziamento indeterminato’) è dovuto piu’ a effetto sostituzione che a effetto domanda. Ipotesi immediatamente confermata dalla caduta degli ordinativi, per di piu’ esteri, a conferma del mio orientamento su un quadro internazionale piu’ debole di quanto si dica. Non ne sono entusiasta. ma non sopporto i cretini adoratori di Renzi che battono le mani in lode delle miracolose politiche renziane.
Poi, siccome l’economia puo’ riservare sorprese come e piu’ del calcio (per cui vedi Brera) puo’ succedere di tutto. Ma quanto sopra è la previsione piu’ argomentata che posso formulare. Gli altri si limitano a tifo e gridolini.