Autore originale del testo: L'AntiDiplomatico
Fonte: l'antidiplomatico.it
Url fonte: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9300
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La politica americana è in realtà un monopolio, dove non c’è spazio per candidati indipendenti. Ron Paul
Le elezioni di medio termine negli Stati Uniti, che hanno visto il Partito Repubblicano prendere il controllo del Senato ed estendere il loro dominio sulla Camera dei Rappresentanti, dimostrano una cosa secondo Finian Cunningham della Strategic Culture Foundation: il denaro può comprare un’elezione, ma non può comprare la democrazia. Questo voto, inoltre, sarà foriero di maggiore aggressività e più guerre.
Le elezioni del Congresso di questa settimana hanno visto 4 miliardi di dollari spesi in campagne mediatiche – un livello record. Ma anche con questa generosità, la maggioranza degli elettori americani è rimasta indifferente. Circa il 60 per cento degli elettori non ha avuto nemmeno la briga di esprimere la propria preferenza. Questo è forse il vero, vergognoso risultato di queste elezioni. Gli americani, con la loro assenza nei seggi elettorali, dicono che non c’è nulla di utile nel votare l’una o l’altra parte, repubblicano o democratico. Della stessa idea l’ex membro della Camera dei Rappresentati, Ron Paul, che in un’intervista a RT denuncia come la politica americana sia in realtà un monopolio, gestito dai leader dei due partiti principali, dove non c’è spazio per candidati indipendenti.
In altre parole, prosegue Cunningham su Strategic Foundation, la democrazia negli Stati Uniti è certificata come morta. I vincitori ufficiali delle elezioni di medio termine possono essere i repubblicani ma la conquista di questi seggi difficilmente equivale al mandato del popolo quando la stragrande maggioranza dei cittadini si rifiuta di votare, e molti di quelli che lo hanno fatto ha espresso solo disprezzo per entrambe le parti.
Come fa notare un articolo del Washington Post: «Gli elettori intervistati mentre lasciavano le urne martedì hanno offerto pareri negativi su quasi tutto, dal presidente e il Congresso ai partiti repubblicani e democratici allo stato dell’economia, la direzione del paese e la fiducia nel governo federale ».
Solo pochi giorni prima delle elezioni di medio termine, i funzionari degli Stati Uniti hanno denunciato le elezioni in Ucraina orientale come una «farsa». E non importa che oltre il 60 per cento degli elettori a Donetsk e Luhansk abbia trovato il coraggio di esprimere il proprio voto per eleggere i leader indipendentisti, mentre vengono massacrati dal regime filo-occidentale di Kiev che spara razzi Grad e bombe a grappolo a civile aree.
La cosa inquietante è che i vincitori delle elzioni negli Stati Uniti sosterranno – a dispetto dei fatti – che hanno un mandato per intraprendere una politica estera più militarista.
Con il controllo repubblicano del Congresso, il presidente americano Barack Obama è oggi un leader in cattive acque. Non che Obama abbia mostrato alcuna illuminazione verso la diplomazia internazionale e abbia posto un freno agli interventi militari nel corso dei suoi due mandati. Ma con i repubblicani in grado di esautorare la Casa Bianca, ci si può aspettare una svolta in peggio nelle relazioni internazionali nel corso dei restanti due anni in cui Obama risiede nello Studio Ovale.
In Ucraina, i repubblicani intensificano il loro sostegno per il governo di ultra destra di Kiev. Anche prima delle elezioni del Congresso di questa settimana, chiedevano più aiuti militari per Kiev. I repubblicani guidano anche la frenesia dei media di demonizzare il presidente russo Vladimir Putin come «nuovo Hitler» e stanno spingendo per un avanzamento più militarista della NATO verso i confini della Russia.
In Siria e in Iraq, Obama ha limitato il coinvolgimento degli Stati Uniti ad attacchi aerei sporadici contro la rete di terrore dello Stato islamico e altri jihadisti, promettendo di non inviare truppe di terra, La titubanza di Obama è stata derisa dai falchi Repubblicani che vorrebbero aumentare la presenza militare degli Stati Uniti in Medio Oriente e condurre un attacco a tutto campo contro il governo siriano di Bashar al-Assad.
Forse l’unica foglia di fico per la diplomazia internazionale sotto Obama sono stati i negoziati sul nucleare con l’Iran. Questo mese un potenziale accordo è in vista per il 24 novembre, che potrebbe vedere sollevate le sanzioni internazionali volute dagli Stati Uniti contro l’Iran. Obama ha già detto che è disposto ad utilizzare i poteri esecutivi per esautorare coloro che al Congresso si oppongono ad un accordo Ma con entrambe le camere di Capitol Hill ora sotto il completo controllo dei repubblicani è estremamente dubbio che Obama avrà il coraggio o la volontà politica di chiudere la lunga disputa con Teheran. La mancata conclusione di un accordo preannuncia una nuova belligeranza di Washington verso l’Iran – un risultato che piacerà molto alle lobby israeliane.
Tutto sommato, il predominio repubblicano al Congresso produrrà un indurimento della politica estera di Washington – o, più precisamente, un militarismo americano ancora più temerario, incurante della diplomazia e del diritto internazionale.
La parodia è che Washington non ha alcun mandato democratico per perseguire la belligeranza che i legislatori repubblicani pretendono di avere.
I sondaggi hanno ripetutamente dimostrato che la maggior parte degli americani sono contrari alle guerre di Washington all’estero.
Le preoccupazioni che hanno mosso quella minoranza di elettori americani che ha partecipato alle elezioni di medio termine riguardavano i problemi economici nazionali. La politica estera, e molto meno le guerre all’estero, non erano all’ordine del giorno degli elettori.
I repubblicani possono anche aver vinto le elezioni di questa settimana – alle quali ha preso parte una minoranza imbarazzante della popolazione degli Stati Uniti – ma questo è ben lungi dall’essere un mandato. I risultati sono un segno di quanto futili le elezioni americane sono viste dalla stragrande maggioranza della popolazione. Di fronte ad una vera scelta, la maggior parte degli elettori semplicemente sceglie di prendere le distanze e quelli che hanno votato, semplicemente lo hanno fatto per protestare contro l’oligarchia di Washington – democratica o repubblicana che sia.********Un primo banco di prova per la collaborazione tra un Congresso Repubblicano e un Presidente Democratico sarà molto probabilmente l’oleodotto Keystone XL, che dovrebbe trasportare 830.000 barili al giorno di petrolio non convenzionale dal Canada fino alle coste texane del Golfo del Messico. Reuters riporta che il senatore repubblicano John Hoeven ha detto in un’intervista che nel primo trimestre del 2015 i repubblicani hanno intenzione di adottare una legislazione che approva l’oleodotto. “E’ una buona occasione per vedere se il presidente è disposto a lavorare con noi”, ha detto Hoeven.
Fin dalla sua presentazione nel 2008, il progetto dell’oleodotto ha incontrato l’opposizione di numerose organizzazioni ambientaliste che hanno chiesto al presidente Obama di non approvarlo. Obama ha finora sempre rinviato una decisione definitiva, chiedendo ripetutamente valutazioni del progetto al Dipartimento di Stato.