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di Corradino Mineo – 20 settembre 2014
“Schiaffo di Renzi ai sindacati”, titola il Corriere. “Non difendete le ideologie ma i sindacati”, lo dice il premier in uno spettacolare messaggio postato su You tube e ritrasmesso dai telegiornali in prima serata. Risponde Camusso: “il tuo modello è la Thatcher”. “Non sono la Thatcher – la contro replica su Repubblica – avete difeso ingiustizie!” “Renzi licenzia la Cgil”, il Giornale. La Stampa corre in soccorso “pompando” il lato buono del jobs act: “Due miliardi per i disoccupati”. Ma ci sono questi due miliardi e basteranno per cambiare il mercato del lavoro?
Se il governo avesse spiegato quanto vuole (o può) investire per creare coperture universali e garantire diritti negati, per finanziare con un temporaneo salario di disoccupazione chi oggi passa per dipendente o cassa integrato e in realtà è solo assistito, se il governo avesse spiegato come intende combattere “L’ingiustizia tra chi il lavoro ce l’ha e chi il lavoro non ce l’ha, tra chi ce l’ha a tempo indeterminato e chi è precario e soprattutto chi non può nemmeno pensare a costruirsi un progetto di vita” (Matteo Renzi) forse non avrebbe provocato le ire di Landini oltre che della Camusso, di Bersani, che ama la “ditta” ma anche mai tenero con ditte e sindacati.
Il dubbio è, invece, che Renzi abbia provocato lo scontro finale con Camusso e Bersani perché la crisi, le priorità sbagliate del suo crono programma (il tempo perso per distruggere il Senato), l’intransigenza rigorista dei tedeschi lo hanno messo con la faccia al muro. E perché gli serviva, non potendo fare, almeno donare lo scalpo (ideologico) dell’articolo 18 alle destre europee, a Sacconi e ad Ichino, letteralmente travolto, quest’ultimo, ieri sera in un Faccia a Faccia con Landini. A mani vuote ma con la faccia feroce.
Così capita che, tra lazzi e frizzi contro Bersani e Camusso, inchiodati – da Marcello Sorgi – nel ruolo del vecchio da rottamare, succede però che il retroscena si rivolti contro il suo giovane e spiccio utilizzatore inquilino di Palazzhio Chigi. Verderami, sul Corriere, racconta di un premier costretto ad alzare il tiro per evitare l’avvento di un governo tecnico, presieduto dal Governatore della Banca D’Italia, Visco. Se dobbiamo arrenderci all’Europa, facciamolo almeno bene. Sempre sul Corriere (cronaca) Marco Imarisio tira fuori la strana storia di un credito, da mezzo milione di euro, concesso, senza particolari garanzie, dal “Credito Cooperativo di Pontassieve, piccola banca con sede nel paese dove risiede Matteo Renzi, a un’azienda (creata dal babbo) che opera nel Genovese e che, a quell’epoca (intorno al 2010), era già in fase terminale, tanto che da almeno un anno aveva smesso di pagare affitti e fornitori”.
“Sulle ipotesi di reato indagano i magistrati, e dunque vedremo”. Scrive Francesco Merlo su Repubblica, ma aggiunge: “il retroterra economico che si intuisce è sicuramente quello delle furbizie familiari di paese”
Secondo il Sole24Ore: “oltre l’80 per cento dei nuovi contratti oggi non solo non ha l’articolo 18 ma non ha nessuna delle tutele del contratto a tempo indeterminato. E soprattutto quattro giovani su 10 non trovano alcun lavoro. Questa è la realtà lì fuori. Chi non la vede si illude di difendere i lavoratori ma protegge in realtà una ridotta che sa sempre più di discriminazione. Il diritto che va difeso e sostenuto, oggi, è quello di lavorare e creare lavoro”.
Sono consapevole del rischio. Paghiamo 30 anni di subalternità della sinistra italiana al liberismo, al sogno berlusconiano del tutti imprenditori, 30 anni di cedimento al compromesso assistenziale (di cui hanno profittato anche molti imprenditori, schiere di intermediari collusi e di politici corrotti e, in parte minima, una parte di lavoratori dipendenti sindacalizzati e assistiti), 30 anni di sconfitte e battaglie non combattute ci fanno correre un rischio mortale.
“Dove eravate?” chiede il premier allo scontro finale con Bersani e Camusso. E tu, Matteo, dov’eri nel 2000, a 25 anni? Credo con Rutelli, candidato premier sconfitto da B nelle elezioni del 2001. E nel 2004? Già presidente della Provincia di Firenze. Uno splendido futuro in politica già ti si annunciava, tra quegli amministratori che sono la vera nuova classe dirigente del Pd, abituati a vincere più che a discutere, ad adattarsi come l’acqua a umori e a interessi del territorio, a ripudiare la politica ideologica per la politica per il potere. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Su you tube.