di Alfredo Morganti – 22 ottobre 2015
Dopo il partito ‘leggero’ (che prevedeva la riduzione a zero del famoso apparato), il partito liquido (che prevedeva la riduzione a zero anche del suo ‘scheletro’ organizzativo), il partito ‘gassoso’ (che trasformava in vaporose bollicine comunicative l’elaborazione politica di una volta), il partito personale (che si raggrumava attorno a un padre-padrone e affidava a lui ogni fortuna), il partito-azienda (che rende i suoi militanti dei venditori porta a porta e le direzioni dei veri e propri consigli di amministrazione con i rappresentanti degli azionisti), ecco finalmente il partito wifi.
Anche questo è stato partorito dalla genialità di Renzi (che una ne pensa e cento ne fa), che lo ha motivato adducendo che non c’era tempo per convocare la direzione. Facendo scattare così il classico televoto. Con un unico nominato alla proroga dell’incarico di commissario romano, Matteo Orfini. Ovviamente il partito wifi non prevede dibattito (‘no, il dibattito no’: l’antico, disperato auspicio di Nanni Moretti si è finalmente avverato), ma solo la scelta tra opzioni possibili, le vecchie ‘sì, ‘no’, non so’. Aggiornate in ‘I like’, ‘I don’t like’, ‘fifty-fifty’. D’altronde se non c’è tempo, non c’è tempo, eccheccazzo! Gli oppositori ‘a prescindere’ la smettano di inserire il gettone nell’Iphone. Il nuovo PD è più avanti. Talmente avanti che fa politica con la playstation. Così come in guerra si usano i droni e nella politica locale gli automi. Siamo alla terza rivoluzione tecnologica. Il futuro è qui. Lo stiamo cambiando. Adesso! Grazie PD.