Il partito ‘contendibile’

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 22 febbraio 2017

Ieri un amico, pur critico verso Renzi, mi ha detto che oggi il segretario dimissionario è più debole, è battibile, e il PD è di nuovo ‘contendibile’. Dubito sulla debolezza e sulla battibilità, me la devono dimostrare coi fatti. Di una cosa però son certo: la parola ‘contendibile’ applicata a un partito fa schifo. Anche perché tutto è nato da lì, dalla contendibilità, dalla scalabilità, dal fatto che arrivi chissà da dove un pinco pallino qualsiasi e, grazie a un meccanismo perverso, quello delle primarie ‘aperte’, intaschi la segreteria coadiuvato in questo compito persino dagli avversari (o presunti tali). La contendibilità assimila il partito a un’azienda, lo suddivide in quote di proprietà, concede la possibilità di acquisire queste quote e infine di impossessarsi dell’intero organismo. Il partito così può ‘passare di mano’, diventare proprietà di un altro.

Detto ciò, c’è poco da sfidare il nuovo proprietario. Servono risorse per riacquistare il partito sul mercato, mica chiacchiere, bisogna ‘ricomprarlo’. E a tale scopo non bastano le idee, le parole, le argomentazioni, no. Ci vogliono metaforicamente i ‘soldi’, ossia le risorse adeguate a ‘riacquisire’ il bene in oggetto. Quali risorse? Il consenso, reperito sul mercato delle primarie. Buone relazioni, magari rafforzate da ‘patti’ di varia natura. Una certa aderenza con l’informazione e con il bel mondo. Nonché dei ‘poteri’ che ‘ripaghino’ le tue performance, investano su di esse. Finanziamenti che consentano anche la fantascienza mediale. Tutto meno che la politica, tutto meno che i contenuti o le strategie, che possono venire nel caso dopo, con comodo, ma che non sono più necessarie quando già ti sei insediato, quando hai nelle mani il consiglio di amministrazione, quando fai fatturato, quando hai buone diramazioni. Le strategie divengono uno stupido optional. Debole? Debole lo sei se crolla il mercato, se c’è qualcuno che sta tentando un’OPA, se altri hanno la forza di scalare il tuo partito azienda, la società che guidi. Chi vuole effettuare la ‘scalata’ solo con le idee, ha già perso. Non sono queste le risorse necessarie.

Le idee, anzi, sono ritenute una specie di zavorra. Semmai un intellettuale potrebbe far comodo, certo, dare lustro anche se ti attacca e ti critica. Fa pendant, ed è cool andare nei salotti californiani e dire: ho delle vere menti lucide, degli umanisti, nel mio partito, ma non mi servono granché, sono belle, fanno una buona tappezzeria, certo, ma poi? Uno se ne può vantare nelle accademie, nei pensatoi – scrivono i discorsi, sono fiori all’occhiello – ma niente più. Un’azienda ha più immagine se mette in vetrina l’intellettuale, il critico. La politica tanto resta saldamente nelle mani del Capo, con la dovuta arroganza e il suo pessimo stile. E poi, ‘contendere’ cosa? Un partito mutato geneticamente, divenuto altro persino nella platea? Un partito ‘deviato’? Come se cambiare la testa a Frankestein volesse dire riprendere possesso di un intero corpo? E il resto, e la mutazione, non la mettete in conto? Facciamola ‘sta costituente, allora, che è meglio. Facciamola. Chiamiamo a raccolta, creiamo le condizioni di un soggetto politico che non sia ‘contendibile’, ma sia ‘comunità’. Creiamo qualche problema a quelli che dicono ‘ce ne faremo una ragione’ o #ciaone. Poi si vedrà.

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