Il paradosso del sovranismo
“Prima o poi il virus sparirà” ha detto Trump. E dà l’idea del grado di sovranità effettiva di cui è capace la politica (la destra in special modo) in questi decenni bui. Dinanzi alle crisi (sanitarie, sociali) si vive alla giornata e si attende che cessino da sé. Non è accaduto in Italia perché la destra non ha “governato” la pandemia, ma è accaduto e accade dove quest’ultima imperversa. Il paradosso è che i sovranisti sono quelli che meno praticano e meno ne sanno di sovranità. Trump si fregia del motto di fare grande l’America, ma questo progetto è del tutto avulso rispetto alla realtà effettiva delle cose. Semmai è il contrario: è la realtà effettiva che decide il destino del Presidente americano e lo tiene sui carboni ardenti in piena campagna elettorale.
Che cosa significa sovranità? Questo: avere potere reale all’interno dei propri confini. Potere di battere moneta? Potere di decidere le proprie politiche di bilancio? Potere “economico” e subordinatamente politico? A me pare riduttivo. Se così fosse gli USA, che sono la prima potenza mondiale e quindi “sovranissimi” (a parte il debito pubblico in mano alla Cina), non dovrebbero avere difficoltà a gestire la situazione interna e a controllare le crisi escogitando specifiche soluzioni “economiche”. E invece no: prima o poi il virus sparirà, dice Trump, dimostrando di non avere granché potere reale sul destino politico, e sulla vita e la morte di una intera nazione (a parte la polizia che infierisce sui neri). Dimostrando, così, che le crisi tendono a prevalere sulla capacità effettiva di governo.
Il sovrano non è quello che mostra i muscoli contro il nemico esterno (o interno), ma quello che sa regolare il conflitto, mettere ordine nelle crisi, offrire stabilità, progettare un futuro, detenere effettivamente uno scettro, non attendere che le cose passino di per sé, come impotente. La sovranità è potenza politica, è un uso “pratico” e finalizzato delle proprie risorse, è controllo dei tempi e dei risultati. Non attesa, come nel gioco del Lotto. Tutte cose che non dipendono direttamente dalla potenza della struttura economica a disposizione o dal grado di “autarchia” esibita rispetto al consesso esterno degli altri Stati o delle istituzioni internazionali, ma da un carattere proprio, tipico, insostituibile della politica, quello di rappresentare, mediare, affrontare i frammenti sociali, dialogare con le singolarità non solo con le classi e i ceti, ordinare i conflitti per renderli produttivi e non una ragione fondante del caos.
Trump è la prova provata che sia così. La potenza economica americana non produce di getto altrettanta potenza politica, e dunque altrettanta ‘sovranità’. Tant’è che tende a dividere (come fa sempre la destra) invece che a unire, a generare conflitto invece di renderlo un carburante democratico, a mostrare i muscoli invece che mettere in campo energie intellettuali e forza di mediazione. Il ‘sovranismo’ è abito della destra per queste stesse medesime ragioni: esagera il ruolo della economia, gioca sui conflitti invece di ordinarli, spoglia la società della cultura della mediazione e conseguentemente non controlla gli effetti delle proprie stesse azioni. Il supposto comando politico diventa un’attesa indeterminata. Il supposto sovrano uno che sta lì, così, e attende i dati della disoccupazione per capire che fare di se stesso. E la politica è ridotta ad ancella dell’economia, è cancellata, del tutto incapace di dare forma alla vita di una nazione.
PS. Post troppo lungo, lo so