di Alfredo Morganti – 7 dicembre 2016
Sappiamo ormai che il No è stato votato soprattutto dai più giovani, mentre gli anziani hanno sostenuto il Sì. Ecco il dato che deve far riflettere. Il premier della rottamazione è bocciato proprio da coloro ai quali il messaggio di svecchiamento sembrava rivolto. Il dato è schiacciante: secondo QUORUM (SkyTg24) solo un quinto degli under 34 ha votato Sì. Come è già accaduto per Corbyn e Sanders, d’altronde, i giovani scelgono i più anziani, i più saggi, i più esperti, si affidano ai nonni, ben più che ai propri coetanei o giù di lì. Ma la questione non è generazionale, o non solo tale. In realtà, come dice l’istituto Cattaneo, il No “prevale dove c’è precarietà e incertezza”. Si cita il caso di Bologna o Milano. Il Sì vince o stravince nei quartieri centrali e nelle fasce a più alto reddito. Vince meno bene o perde addirittura in periferia. D’altronde se si distribuiscono voucher come coriandoli e il jobs act ci dice che l’unica fascia dove il saldo occupazionale appare positivo sono gli over 55 (a causa delle legge Fornero, peraltro), come meravigliarsi? Se si fa solo un gran parlare di eccellenze, di cervelli in fuga, di vincenti, di start up, di banche, di aziende d’avanguardia, e si tace, ci si vergogna quasi di chi è stato sconfitto socialmente o culturalmente, con quale moneta si pensa di essere ripagati?
Il renzismo ha accentuato questo elemento, si è sempre vantato delle storie di chi eccelleva e non ha mai ‘narrato’ il disastro sociale, né si è davvero adoperato per attenuarlo. Le leggi della comunicazione, che Renzi ha sposato, non ammettono defaillance, non prevedono lati oscuri, né teste chine o schiene piegate. La politica ceduta alla comunicazione inneggia alle punte di diamante, si coccola quelli che ce l’hanno fatta (magari grazie solo a una famiglia migliore o più potente di altre), e mette in un angolo il borgataro, l’operaio dequalificato, lo stagionale, chi non ha titoli di studio, chi vive ai margini, il disastrato, il migrante, perché fanno perdere voti (dicono!), perché non sono spendibili a livello di consenso, perché portano sfiga e sono gufi, come tutti quei dirigenti che dissentono dal verbo. E così vedi sfilare giovani rampanti, cosmopoliti, padroni della lingua inglese, che fanno i ricercatori all’estero e magari se ne lagnano pure, mentre i loro coetanei portano pizze. Vedi sfilare le Lady Like, i bellimbusti da social, quelli che dicono Sì (purché vi sia un qualche vantaggio), quelli che odiano la politica ma non Renzi. Vedi sfilare i Divi della neopolitica, i trentenni che già occupano e difendono con le unghie lo scranno parlamentare. Vedi sfilare degli arrampicatori sociali che una volta eccellevano nei partiti di destra o aziendali e ora, invece, guardano al PD come alla terra promessa. Ecco. Se poi dal Paese sale un No profondo, e il governo è sommerso da un’onda lunga di dissenso vero, sociale, diffuso, la sconfitta appare quasi naturale, ancor prima che un chiaro dato politico.