Il Natale soprasensibile

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

Il Natale soprasensibile

Vorrei parlare del Natale, ma non di quello incerto che concluderà un anno difficile.

Del Natale come evento sopra sensibile, e di come prepararci a comprenderlo.

Due fenomeni della vita ci sorprendono oltremisura, la nascita e la morte. Ora la facoltà umana dell’intelletto è adatta per afferrare l’armonia dell’ordine naturale materiale, ma poi si considera sovrana e vuole estendere l’ordine naturale su tutte le manifestazioni. Il fatto è che l’intelletto da solo non è adatto per comprendere né l’essere che nasce alla vita, né la morte. E quindi la nostra visione è permeata di falsi concetti, perché assegna al mondo dei sensi fenomeni come la nascita e la morte che pur manifestandosi nel mondo dei sensi sono di natura ed essenza spirituale.

Noi apprendiamo qualcosa della Natura solo quando omettiamo la morte e quando omettiamo la nascita. La conoscenza umana diviene distorta a pura apparenza quando afferma di essere in grado di trattare con l’intero mondo dei sensi, incluso la nascita e la morte. Noi non comprenderemo mai che cos’è l’essere umano se limitiamo il nostro sguardo al mondo dei sensi. Si dirà: ma il Natale è la festa della gioia, della devozione, dell’adorazione della Divinità fatta carne. Giusto. Col calore della gioia del cuore dobbiamo abbracciare il cervello e di lì insieme avvicinarci alla comprensione. Il Natale è evento soprasensibile, certo, e ce ne ricordiamo ogni anno, ma poi come consideriamo il Mistero delle nuove vite che nascono ogni giorno?

L’apparizione di Cristo nella evoluzione terrestre ha modellato l’evoluzione della conoscenza. La storia del Cristianesimo occidentale è plasmata dai diversi approcci alla conoscenza del Cristo, la quale è dipesa dalla Sua presenza spirituale nelle anime più evolute, mentre la storia esterna si svolgeva attraverso una serie di eventi registrati. Verrebbe da dire che il principale tema cognitivo ed epistemologico durante i secoli del Cristianesimo è stato il tentativo di afferrare il significato della Nascita e della Resurrezione, attraverso la vita e le opere di Cristo. Nascita, Morte e Resurrezione, ecco scandito l’arco della vita.

Si nota allora che il modo in cui si diffonde il Cristianesimo è molto diverso col passar del tempo. Nei primissimi secoli la disseminazione fu legata ad avvenimenti e memorie, indietro nel tempo, fino a coloro che avevano ascoltato la viva voce dei Discepoli degli Apostoli. Attraverso questa catena di avvenimenti era possibile provare che il Cristo avesse realmente insegnato ed agito nella Palestina. Erano catene di testimonianze che si stendevano a ritroso nel tempo. Per Agostino l’importante era la testimonianza fisica tramandata fin dai tempi in cui gli Apostoli camminavano al fianco del Cristo.

Tutto ciò cambia nei secoli successivi, dall’epoca di Agostino in poi e fino ai secoli XI e XII. Ora non era più possibile appellare a memorie vive e testimonianze fisiche in catena, ormai troppo distanti nel tempo. Alcune anime provarono il sentimento di diretta conoscenza dell’esistenza del Cristo, della sua morte sulla Croce e della sua Risurrezione. Dal quarto e quinto secolo in poi, un certo numero di anime ebbe una specie di illuminazione paragonabile alla rivelazione di Paolo sulla via per Damasco. Come furono possibili tali esperienze di chiaroveggenza esula dal tema di oggi. Ma ora non erano più associate ai fatti storici riportati per mezzo delle memorie.

Se continuiamo a tracciare lo sviluppo del Cristianesimo, arriviamo poi al periodo che va dal secolo XII al secolo XV in cui si svolge un mistero completamente diverso. In anime di elevate personalità appare una inspiegabile forza di devozione e di certezza delle verità sacre intorno alla figura del Cristo, un fervore inaudito e una ferma convinzione. Francesco di Assisi fu una tale personalità. Il mondo dei suoi sentimenti, del suo sentire, il suo fervore era magnificente ed esaltato. Come lui, molti dei suoi seguaci nell’Ordine dei Francescani.

Il terzo mistero fu poi la formidabile spinta spirituale ed intellettuale, sorprendente per certi versi, nel fiorire della scienza nota come Scolastica. Gli Scolastici si posero il compito di trovare, sulla base del giudizio e dell’intelletto, verifiche e prove di quei fatti dei quali non esistevano più legami storici e fisici, né potevano essere conosciuti con la conoscenza diretta chiaroveggente o senziente dei secoli precedenti. Essi inquadrarono con concetti sottili ed argomentati quelle verità che emanavano come misteri della fede alimentati da tutte le esperienze precedenti del Cristo.

Il sentimento individualizzato e crescente di essere portatori di un Io fece poi dire: dovremmo formarci con la forza della nostra individualità i concetti generali. Se però guardiamo fuori nel mondo, non troviamo l’Umanità, ma singoli uomini, non l’essere leone, ma il singolo esemplare. Si fece allora strada l’opinione che questi concetti universali di Umanità, di essere leone, ecc. non fossero altro che dei riassunti estratti dalle singole cose, che fossero solo parole, nomi. Da qui nacque il Nominalismo, di qui nacque la scienza moderna.

Nello sviluppo di tali dibattiti tra correnti spirituali emerse il potere del giudizio, la saggezza intellettuale diligente. Che cosa è divenuta la Scolastica e lo stesso Nominalismo, se prescindiamo dai loro contenuti e li comprendiamo come mezzi per coltivare e disciplinare le facoltà mentali? La Scolastica e il Nominalismo sono divenuti mutatis mutandis la moderna Scienza Naturale. La Scienza Naturale sarebbe inconcepibile senza la realtà della Scienza medioevale. E’ dalla Scienza medioevale che l’Umanità apprese a pensare nel vero senso della parola: le tematiche vertevano inizialmente sui grandi temi metafisici innescati dall’anelito per la conoscenza dello Spirito e del Cristo fino a fermarsi davanti ai dogmi della Chiesa.

Poco a poco, obbedendo a impulsi interni ormai maturi, le tematiche si spostarono sull’osservazione del mondo dei sensi, fu un passo necessario ed evolutivo. Quando Copernico apparve e fece traballare l’idea che solo ciò che era percettibile ai sensi avesse valore di autorità, l’Umanità si trovava all’inizio della epoca scientifica.

Il moderno scienziato oggi afferma che sarebbe fantasia o follia dichiarare che il Mondo materiale dei sensi sia illusione. La vera scienza, continua il nostro scienziato, conta sui sensi e registra solo ciò che i sensi ci dicono. Ma non è lo stesso atto di nascita dell’Astronomia scientifica moderna a ricordarci che Copernico ideò ciò che esiste nello spazio cosmico al di là della evidenza dei sensi? Quando dichiarò: vi fidate di quello che vedete, ma tutto ciò potrebbe essere non reale. Dovremmo allora dire al nostro scienziato: la tua stessa scienza è divenuta tale quando non più ha voluto dipendere ciecamente solo dai sensi.

Che cosa successe quando Copernico ammise come ipotesi che la Terra non fosse in riposo ma girasse intorno al Sole? Si pensò a torto che la Religione fosse in gioco, che fosse messa a repentaglio la fede e la pietà dal modo di concepire le cose celesti. Eppure la portata dell’ardire copernicano può vibrare ancora. Oggi come allora, si riapre la discussione sulla perniciosa abitudine mentale che il modo di pensare sia imposto dalla apparenza.

Che cosa di più “reale” del fatto che il Sole, la Luna, le Costellazioni e i Pianeti girino intorno a noi che abitiamo la Terra? Non è poi l’evidenza indiscutibile di tutti i giorni e le notti? Eppure…questa credenza è una illusione, smontata da Copernico. Il suo modo di pensare contraddice l’evidenza sensibile ma afferra l’essere reale delle cose!

Di lì a poco, Giordano Bruno rilanciò la visione copernicana perchè in essa vide conferma della sua intuizione sulla possibilità di superare i ristretti confini della conoscenza. Prima di Copernico e di Bruno si parlava della volta blu dei Cieli come il confine ultimo. Bruno affermò che la volta blu era stata creata da una limitazione della conoscenza. Sono i vostri occhi che hanno creato questo confine invalicabile, disse. Ed estese la sua visione spirituale oltre quei limiti e si spinse fino ad indicare che i mondi stellari abbondano nella vastità infinita della Creazione. Al momento in cui Bruno fece esplodere la prigione della illusione dei sensi, l’impulso di Cristo per lo sviluppo dell’Io e la ricerca della verità aveva illuminato la sua anima, come prima aveva agito in quella di Copernico.

Ma allo stesso tempo gli esseri umani si sentirono sempre più spinti a limitarsi a ciò che l’Io poteva osservare e a ciò che i sensi potevano fornire alla sua intelligenza. Ironia della sorte: la visione di Copernico servì per dare maggiore impulso all’Astronomia basata sull’osservazione minuziosa dei Cieli e i calcoli matematici.

L’evoluzione spirituale e cognitiva si è quindi svolta seguendo il cammino dell’Io che ha appreso poco a poco a pensare stimolato dai grandi Misteri del Cristianesimo, fino ad applicare il pensiero al mondo esterno e a rimanerne avvinto. Siamo in debito con il Cristianesimo per l’evoluzione del pensiero che esercitiamo in piena libertà.

La messa in discussione dell’illusione sensoriale fatta da Copernico e Bruno acquista oggi una rinnovata attualità, se riflettiamo sul fatto che la scienza continua tuttora a presentarci un quadro illusorio, unilaterale. Proprio come si guardava allo spazio chiuso e limitato delle sfere planetarie, il pensiero contemporaneo è racchiuso tra le barriere della nascita e la morte.

La lezione di Copernico e Bruno quindi oggi si arricchisce di una nuova domanda.

Bruno apre agli Spazi infiniti, al Firmamento spaziale senza limitazione. Annuncia con ardente entusiasmo, l’entusiasmo del prigioniero che vede crollare le pareti della sua prigione, l’esplosione delle sfere che ci separano dagli ampi spazi aperti e dagli inesauribili tesori del Cosmo sempre cambiante, eterno e infinito. Un Universo in evoluzione spirituale, ecco la metafora dell’Universo cambiante!

Avrà allora limiti il Firmamento del tempo? Non si estenderà il tempo oltre gli ipotetici limiti della nascita e della morte? Non sarà radicata l’anima nell’eternità e passerà di vita in vita nella sua evoluzione?

Nella tradizione religiosa abbiamo accettato l’idea dell’ascesa dell’essere verso la sua patria spirituale primordiale. Altrettanto importante è ammettere il cammino inverso che l’essere compie al discendere dal Cosmo in una nuova vita terrena. Solo allora ci avvicineremo alla realtà e lasceremo l’illusione.

Buon Natale!

Filoteo Nicolini

Immagine: Jean Matejico, Copernicus-Conversation with God, 1873

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