Fonte: essere sinistra
Url fonte: https://esseresinistra.wordpress.com/2015/03/17/landini-e-il-cuore-della-sinistra/#more-3217
di Ivana FABRIS – 17 marzo 2015
In questi ultimi due anni ho avuto modo di confrontarmi, sui social, con una quantità davvero rilevante di commentatori sullo stato di salute della sinistra e tutti convenivano e convengono, con me, che versi in gravi condizioni.
Altresì, tutti reclamano – e proclamano – a gran voce, che sia necessaria, indispensabile, vitale (!) una terapia e che possibilmente sia d’urto.
Insomma, guardando la sinistra ci rendiamo tutti conto che siamo dinnanzi all’arresto del suo cuore e quindi occorre adrenalina, occorre defibrillare per riavviare la funzionalità del muscolo cardiaco così che riprenda il suo ritmo costante, così che il battito si faccia inarrestabile, addirittura animale, così che il sangue riprenda a circolare tumultuoso nelle vene e nelle arterie della sinistra.
Bella questa immagine, vero?
Bella sì, bella l’idea ma come diceva Giorgio Gaber, finchè resta un’idea è soltanto un’astrazione.
E aveva ancora ragione nell’affermare che, se si potesse mangiare un’idea, ognuno di noi avrebbe fatto la sua rivoluzione.
Mangiarla che per me significa interiorizzarla, digerirla, assimilarla, farla entrare nel circolo del sangue di ciascuno di noi.
Splendido, sembrerebbe quello che vogliamo tutti, vero?
E invece no, lo vogliamo a parole, specialmente nei proclami, quando pensiamo in senso lato al rianimare la sinistra ma quando poi si fa avanti qualcuno che ha una buona soluzione, una buona proposta, che soprattutto sa interpretare la realtà, ecco che si spalancano le porte di un inferno che è dedicato solo alla sinistra. Un inferno che Dante, al confronto, era un dilettante.
Un inferno dove si scende in un girone in cui tutti sanno tutto e in cui tutti hanno solo ed esclusivamente una catasta di recriminazioni, di accuse, di distinguo, di personalismi, di se e di ma, di particolarismi che ammazzano ogni volontà, di disfattismo mascherato da virtuosismo analitico.
In queste ultime settimane ho letto di tutto, sui social, e altrettanto ho sentito confrontandomi al di fuori: insomma, chiunque proponga non ce la può fare a rimettere in rotta la sinistra, a detta di quest’esercito di nichilisti.
Ogni volta che incappo in un parere di questo tipo, mi rendo conto che siamo ancora alla fase della difesa del proprio steccato, della propria bandiera, dei vari leader, che non abbiamo compreso che in questo preciso passaggio storico serva un cambio di visione, serva unirsi come mai fino ad oggi è stato necessario. Sono fermamente convinta di tutto questo sin dalla famigerata sera del 19 aprile 2013, la sera dei 101.
Intanto da allora è già quasi “finito il mondo”. Da allora Renzi ha ridotto in briciole, anzi, ha polverizzato lo Statuto dei Lavoratori, manomesso la Costituzione, alterato l’equilibrio tra potere legislativo e potere esecutivo, non ultimo ha ridotto i docenti di questo disgraziato paese ad essere dei vassalli dei loro Dirigenti Scolastici (dovranno confidare nel buon cuore, nell’infinita grazia e benevolenza dei loro Presidi per mantenere il posto), e temo che il peggio dovrà ancora venire.
E mentre lo scempio renziano procede speditamente, noi, invece, preferiamo continuare a farci del male: siamo dei mostri di bravura quando si tratta di profonderci in discussioni accademiche infinite pregne di scetticismo che non solo impediscono lo svolgersi delle attività e l’impegno di chi vuole spendersi, ma in più ingenerano malesseri, malumori, alimentano la disillusione che in questo momento NON POSSIAMO PERMETTERCI.
Credo che l’inganno, il più grande, stia tutto nel fatto che questa benedetta sinistra italiana non abbia ancora compreso realmente che siamo nè più nè meno dinnanzi ad un regime. Grande l’ingegno di Renzi&Co., nel non darne percezione alla massa, grandissimo, oserei dire, e ancora una volta la sinistra italiana ci casca con tutte le scarpe. E non mi scordo che parte di questo inganno è causato anche da chi afferma che la sinistra esiste già ed è nel Pd, da chi lo critica assumendo posizioni apprezzabili e ferme ma non lo lascia. Ma il senso critico, l’autonomia di pensiero l’abbiamo tutti, quindi?
E se è vero che siamo in un regime, a me viene da ricordare che durante la Resistenza i GAP erano compositi, i partigiani non la pensavano tutti allo stesso modo, eppure lottavano fianco a fianco.
Ma cosa deve succedere ancora prima che capiamo che sia ora di smettere di essere autodistruttivi e che sia fondamentale unirsi?
Credo, purtroppo, che gli ultimi quasi 30 anni abbiano obnubilato le coscienze di molti.
Non sappiamo più vedere al di là del nostro convincimento, non vogliamo spenderci perchè mille altri impegni personali sono prioritari (fintanto che ce li lasciano, però) o più semplicemente perchè è più facile lanciare strali da una tastiera o perchè siamo diventati così saccenti e snob da ritenere che solo quello che pensiamo noi sia il verbo, perchè non vogliamo “sporcarci” con altri nostri simili data la troppa ruggine che s’è creata e, badate bene, solo a causa delle varie dirigenze non certo a causa dei militanti, degli attivisti e dei simpatizzanti.
Adesso, però, ci siamo, siamo davanti ad una scelta perchè qualcuno sta ridando vita al cuore della sinistra.
Cosa vogliamo fare? Partecipiamo alla rianimazione con coraggio, entusiasmo e fiducia o diamo il colpo di grazia alla paziente?
Adesso non è più tempo dei se e dei ma, è ora di scegliere. E di agire.
Adesso siamo nel guado e credo sia arrivato il momento per tutti di decidere su quale sponda si debbano posare entrambi i piedi.
Per quanto mi riguarda, ho deciso che miei li metto saldamente dalla parte della Coalizione Sociale di Maurizio Landini.
Vedete voi tutti cosa volete fare tenendo bene a mente che ciascuno di noi ne risponderà personalmente.
Non solo a se stesso, non solo ai propri figli e nipoti, ma anche alla Storia che è maestra ma che nessuno ascolta e che ancora una volta si sta ripetendo anche negli errori della sinistra di 80 anni fa.