Il Metodo Nazareno e il Presidente della Repubblica

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 2 febbraio 2015

Ora è chiaro. Il Patto del Nazareno non era su UN nome da mandare al Quirinale. Ma era su alcuni nomi da NON mandare al Quirinale. Nomi contro i quali Berlusconi aveva posto un veto (d’accordo con Renzi, evidentemente). Nella ipotetica lista di candidati, difatti, non doveva esserci alcun proveniente dalla tradizione comunista o ex segretario di un partito di sinistra. Il niet ha riguardato Chiamparino, Veltroni, D’Alema, lo stesso Bersani, la Finocchiaro, ecc. ecc. Il Patto non era morto, ma ben vivo, e meno male che la scelta è andata su Sergio Mattarella, che è un grande italiano, un uomo di cui essere orgogliosi. Meno male. Ma perché proprio lui? Perché serviva anche una scelta oculata che ricompattasse la sinistra e l’intero PD agli occhi del Paese, in una fase molto delicata peraltro per Renzi e per il governo (i sondaggi scendono).

A Renzi serve un partito come il pane, dopo le dimissioni di Napolitano. Un partito che suoni il piffero ai suoi annunci. Il vero capolavoro renziano non è stato quindi far eleggere Mattarella, ma farci credere che il nome di Mattarella fosse contro il Patto, non fosse contenuto nel Patto stesso e fosse inviso a Berlusconi, mentre il giudice costituzionale era soltanto il candidato finale esclusi tutti gli altri, il candidato che avrebbe consentito un recupero con l’opinione pubblica,ottenuto la non belligeranza di Berlusconi (che infatti ha votato scheda bianca, mentre decine dei suoi hanno persino votato per il nuovo Presidente) e avrebbe infine salvato il Patto (a onta di quello che scrivono i giornali) nelle fasi successive (Italicum e leggi costituzionali). Un capolavoro, sì, ma machiavellico e di comunicazione, il segnale di un’abilità sfrontata nella tessitura delle trame di Palazzo e nei giochi illusionistici.

Renzi contava anche sulla presenza, all’interno del PD, di un grand’uomo come Bersani, sempre leale verso il Partito di cui è stato segretario. La differenza con il 2013 e con il caos di allora è tutta qui. Perché oggi le parti sono invertite: allora il Segretario del PD era l’emiliano e nel ruolo di outsider arrembante c’era il Sindaco di Firenze. Ci sono casi in cui la sintassi, la posizione nella frase (e nella partita giocata) è tutto. Questo è il primo caso di un prodotto che cambia, invece, invertendo gli addendi. Il ‘tradimento’ politico (di cui oggi molti discettano) non vive se non si appoggia alla sincera lealtà: è un tragico paradosso. E dunque, posta adesso tale lealtà come una variabile indipendente, si accolgano positivamente le parole di Del Rio, oggi, su Repubblica, per il quale il metodo del Quirinale non inficia il Patto del Nazareno (Del Rio dice che su Italicum e riforme non cambia nulla) ma le si ribalti. Anzi, le si confermi con un bel cambio verso. Anche per la sinistra e per la minoranza del PD il metodo del Quirinale (la bella elezione di Mattarella sul Colle più alto) non deve confondersi con la successiva iniziativa politica, e nessuna tregua dovrà gratuitamente concedersi a proposte di legge e progetti che non piacciono, e che sono figli del solito Patto scellerato, sempre lo stesso di prima.

Alfano si è sbracciato in TV a spiegare che il problema non era Mattarella, ma il metodo adottato per sceglierlo. E ha ragione: il ‘metodo’ è proprio il nodo vero della questione. E qui non intendo l’accordo unitario intervenuto alla luce del sole su un uomo specchiato, a cui non si poteva dire di no. Mi riferisco invece alla scelta di Renzi di candidarlo, dopo aver concordato al Nazareno un ‘niet’ verso tutti gli ex PCI, o i ‘comunisti’ in genere. Accordo da cui Alfano è stato sempre tenuto fuori: di qui discende il suo disagio, di qui magari il tentativo di infilarsi in quelle riunioni tra sodali. Metodo Nazareno, potremmo chiamarlo, allora, in analogia col Patto di cui è figlio. Un metodo che, nella fattispecie, tenta di azzerare una tradizione, usando come clava le persone per bene. Eccolo il vero capolavoro di Renzi, quello che gli italiani ancora non intravedono distintamente. Una specie di illusionismo mediatico di cui l’Italia soffre indecentemente. Ma addavenì il reale!

PS Auguri, comunque, al Presidente Mattarella.Un uomo per bene a cui affidiamo la Costituzione del nostro Paese, certi che saprà farne buon uso.

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