Fonte: facebook
di Alfredo Morganti – 10 giugno 2015
C’è un passaggio dell’articolo di Pini e Romano pubblicato sul ‘manifesto’ giorni or sono (e adesso ripreso da rassegna.it) che svela l’arcano più (e meglio) di tante polemiche politico-giornalistiche. I numeri sono un giudice freddo d’altra parte (e non a caso). Cosa scrivono, tra l’altro, i due? Che “a fronte di una dinamica occupazionale del +1,2%” (Istat) “la crescita del PIL […] non si avvicina minimamente all’1%”. Anzi è più vicina allo 0,5%, “quando invece l’occupazione fa segnare un + 0,7% nell’ultimo mese. Per essere precisi – aggiungono gli autori – dal marzo 2014 al marzo 2015 il PIL è diminuito dello 0,29%”. E se si fa un calcolo approssimativo della differenza tra diminuzione del reddito e crescita dell’occupazione, si ha un’idea “di quanto la produttività media del lavoro sia diminuita nel corso del periodo (-1,5%)”. “Ci aspettavamo” concludono “un modello di ‘crescita senza lavoro’ e invece abbiamo il ‘lavoro senza crescita’”.
In soldoni, ci si aspettava che crescesse lo sfruttamento del lavoro, che ad alti tassi di disoccupazione corrispondesse una crescita basata, perciò, su alti indici di produttività. E invece c’è lavoro ma non c’è crescita. Come se le assunzioni non influissero minimamente su quest’ultima, come se fossero ‘in più’, una sorta di orpello costoso e basta (costoso ovviamente per il bilancio pubblico, visto che si sgrava fiscalmente un terzo del reddito lordo medio percepito dal ‘nuovo’ lavoro, circa 8000 euro per addetto). Peraltro, il lavoro ‘in più’ (‘in più’ perché frutto del combinato disposto della ‘droga’ fiscale e di una legge pro licenziamenti, e non di un piano investimenti a lunga gittata) a fronte della diminuzione del PIL, abbassa di fatto l’indice di produttività. Così che oggi si assume con gli sgravi (‘dopando’ il mercato del lavoro) ottenendo però l’OPPOSTO di quanto ci si aspetterebbe. Più lavoro, meno PIL e meno produttività dello stesso lavoro. Un capolavoro tecnico – politico notevole davvero. Complimenti al governo.