Il governo parla tanto mentre Autostrade spa misura le parole e non si scusa

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: di Andrea Fabozzi
Fonte: Il Manifesto

di Andrea Fabozzi – 19 agosto 2018

Genova. Per la decadenza della convenzione parte la battaglia legale, l’amministratore Castellucci può attendere i “tempi della giustizia” che il presidente del Consiglio ha detto di non voler aspettare. Il governo stanzia altri 28,5 milioni per l’emergenza. Il ministro Toninelli si prende altri otto giorni per informare il parlamento.

Per un governo che parla tanto, una controparte che misura le parole. Autostrade rifiuta di scusarsi per il crollo del ponte, lo fa solo per «essere apparsa distante» dopo, e si prepara a una lunga battaglia legale. La decadenza della concessione è più lontana di quanto Salvini, Di Maio e Conte sperano e raccontano. La lettera che il ministero delle infrastrutture ha spedito ad Autostrade, al di là dei toni drammatici imposti dalle dimensioni della tragedia, non è altro che l’attivazione della procedura, lunga ed eventuale, prevista dalla convenzione di concessione. La firma in calce alla lettera è quella del direttore del servizio di vigilanza sulle concessionarie autostradali, Vincenzo Cinelli. Il quale, fin dal decreto di nomina che è giusto di un anno fa, ha tra i suoi compiti quello di «vigilare sull’adozione da parte dei concessionari dei provvedimenti necessari ai fini della sicurezza».

La strategia di Autostrade, che ha messo in campo tre studi legali (civile, penale e amministrativo) e un consulente per la comunicazione, è chiaramente quella di affidarsi alle verifiche e ai tempi della giustizia. Cioè all’inchiesta penale già partita dove il governo ha detto di volersi costituire parte civile, quando però potrebbe essere tra gli indagati viste le responsabilità ministeriali. «È nostro interesse che la giustizia faccia il suo corso», ha affermato l’ad Castellucci che è sicuramente nella condizione – al contrario di quanto dichiarato dal premier Conte – di poter aspettare i tempi della giustizia. Se il presidente del Consiglio – da curriculum «esperto di diritto contrattuale» – ha spiegato ai colleghi di governo che la revoca può essere ottenuta anche fuori dalla convenzione, e quindi senza la clausola capestro che prevede l’obbligo per lo stato di indennizzare Autostrade per miliardi, del suo ottimismo c’è appena una traccia nella lettera ufficiale. Un inciso in cui il ministero «si fa riserva di esperire tutte le iniziative di tutela apprestate dall’ordinamento giuridico».

L’ipotesi allo studio è che, malgrado la convenzione, possa essere fatto valere l’articolo 1453 del codice civile che disciplina la risoluzione dei contratti per inadempimento (tra gli inadempimenti di Autostrade c’è, oltre a quello da dimostrare di avere tutta la responsabilità del crollo, quello certo di non garantire più il transito). Una causa civile però ha tempi molto più lunghi di quella penale. Ed è alternativa alla costituzione in giudizio come parte civile nel processo penale. Ben attento (e ben consigliato) a non concedere spazi sul versante dell’ammissione delle colpe, l’ad Castellucci ieri ha tenuto a precisare che il mezzo miliardo circa che Autostrade mette a disposizione è «totalmente indipendente da quello che verrà accertato». Malgrado Di Maio abbia subito detto che «lo stato non accetta elemosina», la disponibilità a costruire un altro ponte in acciaio (in otto mesi!) è precisamente quello che alla società è stato chiesto nella lettera del ministero, dove si parla di «iniziative di risarcimento anche in forma specifica».

Il governo intanto ha deciso di stanziare altri 28,5 milioni, prelevati dal fondo per le emergenze nazionali, per le prime necessità legate alla viabilità e all’accoglienza degli sfollati. Lo ha fatto al termine dei funerali di stato, in una riunione lampo del consiglio dei ministri in prefettura a Genova che era stata esclusa appena ieri da Di Maio. Ma che si è resa necessaria su pressione del presidente della regione Toti, visto che i 5 milioni del primo stanziamento erano del tutto insufficienti.
Anche il presidente della camera Fico ha convocato una riunione dei capigruppo a Genova, assai informale perché si sono riuniti i rappresentati dei partiti presenti in città. L’obiettivo era quello, richiesto da giorni dalle opposizioni, di portare il governo a riferire in parlamento oltre che sui social. Parzialmente centrato, visto che il ministro Toninelli ha respinto la richiesta di Pd, LeU, Fratelli d’Italia e Forza Italia di presentarsi subito alla camera, preferendo in questo caso prendersi più tempo «per l’istruttoria». È immaginabile che avrà bisogno di buoni argomenti per rispondere alle domande sulle responsabilità della vigilanza ministeriale, e così riferirà alle commissioni riunite il 27 agosto. E poi all’aula, ma a settembre.

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