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di Luca Billi, 7 settembre 2018
Non conosco Dino Giarrusso e non ho mai visto la trasmissione televisiva in cui so che ha lavorato: come persona non ho motivo di parlarne male – ma neppure bene, se è per quello. So che adesso si dedica alla politica e, visto che sostiene l’azione di questo governo, lo considero certamente un mio avversario.
Leggo che molti si sono scandalizzati per il fatto che il ministero dell’istruzione abbia assegnato a lui un incarico per “controllare” i concorsi universitari. Si tratta di un incarico politico? Va bene, per quale ragione uno che nella vita ha fatto una trasmissione televisiva non potrebbe svolgerlo?
Io sono uno di quelli che ha sempre aspramente criticato – per usare un eufemismo – Valeria Fedeli, per quello che ha fatto e non ha fatto come ministro, per il governo di cui faceva parte, semplicemente perché era del pd, ma non ho mai capito perché tanti – anche tra di voi, miei fedeli lettori – ce l’avessero con lei perché non era laureata. Per fare il ministro non serve una laurea, per fare politica non serve un’istruzione universitaria, ma bisogna avere delle idee, bisogna rappresentare delle persone, e bisogna avere la capacità e la voglia di mettere in pratica quelle idee e favore di quelle persone. Per fare politica bisogna fare delle scelte: un ministro dell’istruzione che dà forza alla scuola pubblica, anche se non sa scrivere, è per me un bravo ministro, mentre un professorone che dà soldi pubblici alle scuole dei preti è un cattivo ministro. Questa è la politica, e non si misura con la competenza.
Ho sempre trovato pericolosa l’idea secondo cui l’amministrazione della cosa pubblica debba essere appannaggio solo di chi ha studiato: è una concezione aristocratica e di destra. Giuseppe Bottazzi è diventato onorevole, anche se aveva solo la licenza elementare – e sappiamo presa in maniera piuttosto rocambolesca – eppure è stato un buon deputato – anche se ogni tanto sonnecchiava durante le lunghe sedute parlamentari – perché conosceva benissimo la terra e le persone che era stato chiamato a rappresentare. E’ una storia, direte voi; no, perché io ne ho conosciute tante di persone così. Come ho conosciuto tecnici competenti che hanno fatto danni inenarrabili.
Il problema dell’incarico a Giarrusso – per cui anch’io sono molto arrabbiato – non è che lo abbiano affidato a lui, ma è proprio l’incarico in sé. In pratica questo governo di fronte a un problema che esiste – perché il modo in cui viene fatta la selezione dei docenti universitari è un problema in questo paese, un problema grave – non trova le soluzioni per risolverlo, ma chiede a qualcuno di raccogliere le delazioni. Il sottosegretario è stato di un estremo candore, dicendo che l’ufficio di Giarrusso sarà “il punto di riferimento privilegiato per tutti coloro che volessero aiutarci a difendere e diffondere una cultura di trasparenza e meritocrazia nel mondo accademico italiano. Chi meglio di una ex-Iena per farlo!”.
Perché ovviamente è meglio non scardinare un sistema che in qualche modo funziona. Metti che domani sia io o sia mio figlio quello che deve vincere il concorso, passando avanti a quelli che se lo meriterebbero di più: non possiamo mica cambiare le regole. Intanto è importante che quello là che mi sta sul cazzo non vinca il concorso e poi vedremo. Allora chiamo le Iene – o il Gabibbo o decidete voi chi – e lo denuncio. Perché in questo paese le regole devono valere sempre per gli altri. E quindi -come avviene per gli appalti – si fa un sistema di regole complicatissime, spesso contraddittorie, proprio per favorire i disonesti, poi si costituisce un’autorità a cui fare la spia contro i nostri nemici. Cantone è una iena esattamente come Giarrusso, che si nutre delle carcasse, della carne marcia. Per questo in Italia preferiamo avere al governo delle iene, perché non fanno troppo le schizzinose quando ci vedono mangiare.