Il governo Conte e Lor Signori
L’informazione (quasi tutta) e i gruppi economici che la usano come paravento (tutti) stanno lavorando per il nuovo governo, nonostante l’attuale sia popolare e riscuota fiducia, anzi proprio per questo. Gli avversari politici dell’esecutivo (che sono fuori e dentro la maggioranza) stanno accelerando proprio per evitare che questa idea di governo, frutto di un’alleanza inizialmente ritenuta impossibile tra sinistra e 5stelle, possa decollare nel momento in cui il virus preoccuperà meno e arriveranno i soldi europei per la effettiva fase due.
Che dare vita a questo governo fosse giusto, al di là di troppe chiacchiere, lo dimostra l’ostilità reciproca in seno alla destra, mai stata così divisa: Berlusconi si tiene ben distante dai sovranisti, mentre questi ultimi si contendono i voti com’è logico che sia quando ci si definisce tali. Coloro che scrivono ogni giorno il loro pezzo sulle divisioni nel governo, se fossero in buona fede dovrebbero ammettere che, a parte il fronte renziano-pararenziano, c’è più divisione a destra che nella maggioranza di governo.
La vera fase due non è quella della riapertura, come si dice, ma quella politica. Quella di chi vorrebbe avviare una nuova (vecchia) stagione politica, ritenendo ormai conclusa quella del contagio (inedita e troppo rischiosa per chi cerca facili profitti politici). Avete presente gli avvoltoi? Ecco. Quando c’era da decidere in fretta per impedire la catastrofe sociale e sanitaria, i soliti noti si sono scansati e mandato avanti Conte. Adesso che si tratta di governare uno scenario più familiare, consono alla propria rapacità, e raccogliere il flusso in entrata dei miliardi di euro da Bruxelles si rifanno avanti come leoni.
Renziani e pararenziani. Sono quelli che ce l’hanno con la ‘prudenza’ di Conte. Quelli che il governo fa troppi errori. Che adesso lasciamolo fare, lasciamolo stare, che tanto i conti li facciamo dopo, tipo i 101. Quelli che andava bene pure una immunità di gregge, invece di chiudere tutto. Quelli che serve un governo per battere la burocrazia, per rilanciare le imprese, un fronte di salute pubblica, europeista e sovranista nello stesso tempo, di destra e di sinistra, anzi di destrasinistra e non se ne parla più. Non importa nemmeno fare un nuovo esecutivo contro il parere degli italiani, contano solo gli interessi in gioco. Grandissimi, poderosi davanti ai miliardi di euro che fanno davvero gola, nonostante si voti contro in Europa e si faccia gazzarra sugli strumenti finanziari prescelti.
Per il PD è la prova del fuoco. O ne esce a pezzi, oppure diventa il partito che dice di essere: democratico, popolare, radicato nella coscienza degli italiani e non negli elzeviri dell’opinionista a gettone. Un partito dalla parte degli umili, dei lavoratori, di chi ha rischiato la vita in questi mesi, non di Lor Signori, non di quelli che adesso si fanno spazio e dicono: ragazzo, lasciami lavorare. Staremo a vedere.