Il governo alla prova di maturità politica. Incrociamo le dita.
Skytg24 racconta di un Presidente del Consiglio, in questo momento, che parrebbe più vicino a Renzi che al PD. La stampa, da parte sua, si spertica ad accentuare la sua distanza polemica con Zingaretti e il partito democratico. Il PD rischia, a sua volta, di fare le bucce a Conte in modo esageratamente puntiglioso e di apparire superficiale e inutilmente polemico. È evidente che stiamo entrando nella fase due della politica, quella che, senza più la pressione incalzante della emergenza Covid, almeno all’apparenza, chiede di affrontare con nettezza le prospettive.
La prospettiva peggiore, diciamolo, è che la coalizione non regga alla prova della realtà socioeconomica e ci spinga alle elezioni anticipate. Musica per le orecchie di Salvini e Meloni. La scelta più saggia, invece, è proseguire sullo spartito della fase uno, quando gli italiani non distinguevano tra i ‘pezzi’ che lo componevano e dicevano “il governo”. La forza della politica è che si dica “il governo”, e che lo faccia pure l’opposizione, per quanto in toni polemici. Quando si dice, invece: Conte, il PD, Zingaretti, i 5 stelle, uhm, vuol dire che siamo nei paraggi di una slavina politica.
Qui non è in gioco, dunque, il destino di questo o quel singolo attore politico e i suoi tornaconti (per quanto legittimi). Qui è in gioco il destino di medio termine di un Paese intero. La sua tenuta, la sua coesione sociale, il riscatto degli ultimi, una ripartenza economica “giusta”, la riscossa del “pubblico”, così palesemente necessario alla “salvezza” nazionale. Se questo non è chiaro, se si pensa invece più al destino di un segmento scombiccherato giocato contro l’altro, allora la frittata è vicina e il nostro futuro è davvero a rischio, non solo quello sanitario.
Provate a immaginare, in questo caos, le urne aperte, Salvini e Meloni che fanno campagne d’odio contro gli stranieri come suprematisti qualsiasi, un clima di risentimento invece che di solidarietà, le “categorie” in piena lotta corporativa, e ditemi se è questo che vorremmo. Sarebbe come consegnare a Fontana la sanità pubblica, alla Lega il destino del Sud, alla Meloni l’educazione nazionale, alla destra estrema e alle curve la pace sociale. Hai voglia a parlare di socialismo se non si riesce nemmeno a tener su un governo la cui unica alternativa sono le elezioni. Anzi, un’alternativa ci sarebbe: il diluvio.