Il fatto che una banca centrale non possa fallire non significa un bel niente, ricordate la Repubblica di Weimar

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
Il fatto che una banca centrale non possa fallire non significa un bel niente (e altre considerazioni tecniche)
E’ noto che una delle argomentazioni portate avanti da chi invoca l’annullamento della parte del debito pubblico nell’Ue causata dal Covid, è quello che la Bce non può fallire. L’argomento è stato ripreso nei giorni scorsi da alcuni organi di stampa (per la verità non di grande importanza e diffusione) a seguito di una dichiarazione della Lagarde la quale ha confermato che la Bce sarà sempre in grado di creare liquidità nella propria moneta e pertanto non può mai fallire anche in presenza di perdite finanziarie. Questa risposta ha indotto qualcuno a dire: “avete visto che è possibile? Il no alla cancellazione è solo una questione politica”.
Il fatto che la Bce non possa fallire è una questione così insignificante e banale che non meriterebbe neanche di essere affrontata, ma bisogna farlo vista l’importanza che gli viene attribuita da molti sia a destra che a sinistra.
E’ logico che chi stampa moneta non può mai fallire perché ne può produrre a bizzeffe per pagare chicchessia, la questione è se quella stessa prerogativa basta a impedire il fallimento dello stato che gli sta dietro, questa è la vera questione. La Storia, oltre che la scienza, dice “no!”. Basti pensare ai diversi default, anche recenti (Argentina, Venezuela, Messico, Russia, ecc.) di stati che pure avevano una loro banca centrale. Perché in quei casi la banca centrale, con la sua “potenza di fuoco” (come si usa dire) non è riuscita a impedire il default?
Durante la Repubblica di Weimar con l’inflazione fuori controllo l’istituto centrale continuava a stampare moneta senza sosta, il costo di un francobollo era arrivato a un miliardo di marchi, e la banca centrale non falliva. Durante la crisi argentina l’inflazione correva al 200% “mensile” e la banca centrale di quel paese continuava tranquillamente a stampare moneta per stare dietro all’inflazione, e non falliva. In quei casi altro che fallire, le banche centrali erano in piena e prospera attività. Il problema però è che fallivano lo stato argentino e la Repubblica di Weimar, tanto che poi arrivò Hitler.
Cioè è vero che la banca centrale di un qualsiasi paese può emettere (la propria) moneta in misura illimitata e quindi non fallire, ma c’è un punto oltre il quale quella moneta provoca inflazione e un altro punto oltre il quale non viene proprio più accettata, soprattutto all’estero. Ecco perché gli stati falliscono ugualmente. Mi sembra una verità così ovvia e banale.
Tornando al caso specifico della cancellazione del debito da Covid provo a fare dei calcoli. Al 2019 nell’Ue il debito pubblico era pari all’85,9% del Pil, e quest’ultimo era pari a 16.464,2 mld. Le previsioni indicano che il rapporto debito Pil aumenterà al 101,7% nel 2020, al 102,3 nel 2021 e a 102,6 nel 2022. Diciamo che le conseguenza della pandemia termineranno nel 2022. Ebbene bisognerà “cancellare” circa 2.750 mld di debito (102,6 – 85,9 = 16,7%; 16.464,2 x 16,7% = 2.749,5). Guarda caso assomiglia molto ai circa 3.000 mld che la Bce ha già oggi in portafoglio a seguito del Qe. Allora tutto semplice? Non mi pare.
Va detto che ultimamente pare (e sottolineo “pare”) emerga l’idea che per “cancellazione” si debba intendere “irredimibilità”, quindi sembrerebbe che ci si sia resi conto che la cancellazione tout court è impossibile (almeno questo!). Ma anche questa irredimibilità presenta problemi che la rendono di fatto irrealizzabile. Intanto si accenderebbero le polemiche sul perché chi avrebbe l’incremento in assoluto più alto (Italia, Germania, Francia) riceverebbe più di chi ha debiti in assoluto più bassi, e quindi in quella situazione di forte polemica sì che l’Ue rischierebbe di sfasciarsi. Ma c’è una questione più squisitamente di politica monetaria che osta seriamente.
L’attuale portafoglio titoli della Bce si è formato negli ultimi anni a seguito del noto Qe, al fine di fornire liquidità al sistema e per sostenere i paesi più indebitati. Sappiamo pure che la liquidità creata non ha alimentato l’economia reale per il fatto che la congiuntura negativa ha origini reali e non monetarie, quindi finora è servita solo al secondo obiettivo (ma anche su questo ci sarebbe da dire). Prima o poi (vivaddio!) l’economia si riprenderà definitivamente quindi quella liquidità, in tutta o in buona parte, dovrà essere drenata per impedire spinte inflazionistiche fuori controllo. Come avverrebbe il drenaggio? La Bce non comprerebbe più titoli e contemporaneamente vedrebbe rimborsati quelli in portafoglio, mano a mano che giungono a scadenza. Se il drenaggio necessitasse di maggiore velocità la Bce rivenderebbe alle banche i titoli che aveva acquistato da loro. Ma se quei titoli li abbiamo resi irredimibili chi li compra più: quindi non sarebbero né rimborsati né vendibili, e il lago di liquidità resterebbe minaccioso. Se obbligassimo le banche a comprarli lo stesso, trasferiremmo l’irredimibilità su di loro, con tutte le conseguenze del caso.
Si potrebbe dire “per drenare liquidità si potrebbe aumentare la riserva obbligatoria delle banche”, avremmo sempre come conseguenza che l’irredimibilità si trasferirebbe sulle banche, questa volta in via indiretta attraverso il blocco dei depositi presso la Bce (pari alla stessa cifra di 3.000 mld).
Insomma non se ne esce. Finché non si alza qualcuno che dice (sul piano reale non “monetario”): “io compro i titoli e rinuncio al credito” è vano parlare di cancellazione e irredimibilità del debito, e il continuare a farlo serve solo a insospettire i mercati e i partner europei … o a fare campagna elettorale.
Ovviamente i calcoli da me fatti non vanno presi alla “cifra” perché bisognerebbe prevedere quanto di quella liquidità verrebbe assorbita senza traumi dall’incremento del Pil, e i tempi in cui questo avverrebbe, ma dall’altro lato aggiungere la liquidità aggiuntiva che verrebbe generata per altre vie e per l’aumento della “velocità di circolazione”, essi servono solo a dare l’idea della questione.
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1 commento

Rally bitcoin-Oro. Quali novità. - Tesaurum 25 Giugno 2021 - 15:11

[…] Iperinflazione di Weimar […]

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