Il dietrofront della sinistra PD

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1298

di Lucia Del Grosso – 1 aprile 2015

Premesso che oggi è pericoloso commentare le notizie dato che si potrebbe incappare in un pesce d’aprile molto bel mimetizzato tra le notizie vere (capirai, in tempi pirandelliani come questi), non so se dare credito all’articolo dell’Huffington post che dà il risveglio della Sinistra PD appena iniziato e già finito o all’intervista di Bersani a Repubblica.

Purtroppo ad entrambe le notizie. Perciò mi spiego il fallimento di Bersani: con gente attorno così ci si può attendere solo la catastrofe.

Per prendere bene le distanze da Bersani, almeno un chilometro, la “diversamente minoranza” ha avuto la brillante idea di raccogliere le firme sotto “un documento che dica espressamente che vogliamo lavorare per una mediazione, per ricucire”.

Siccome quest’ansia da mediazione era già stata rappresentata in direzione e quindi non c’era nessun bisogno di sprecarci il toner della stampante, è evidente che il documento non è indirizzato a Renzi, ma a Bersani: “Finiscila, lo scherzo è bello quando dura poco anche il 1° aprile”.

Perché può essere anche comprensibile (non da me, che ritengo tutto questo percorso di riforme incorregibile, ma da qualcuno meno radicale di me, diciamo) che si imposti la linea di un confronto in direzione su un’ipotesi di mediazione per ottenere correzioni all’Italicum, ma se si prende atto di come è finita  la riunione è ridicolo tornarci sopra.

Infatti Renzi ha ascoltato gli interventi (forse, non ne sono nemmeno sicura) e poi non ha fatto nemmeno le conclusioni. Il che, oltre ad essere per niente cortese, ha un significato inequivocabile: “L’Italicum si approva così com’è”. Ve l’ha fatto capire in tutti i modi che non ha alcuna intenzione di modificare neppure una virgola di quell’obbrobrio per non doverlo sottoporre ad un altro passaggio parlamentare!

Ovviamente oltre alla ricusazione di Bersani il documento conterrà una postilla rivolta a Renzi: “Matte’, ricordati degli amici!”.

Infatti questi signori hanno ascoltato anche il sensato ammonimento di D’Attorre che avvertiva che Renzi non ha più un’ampia maggioranza che gli consenta di portare a termine le riforme costituzionali, per cui la fregola di far approvare in fretta la riforma elettorale che senso ha? Quella di tornare al voto.

Ma siccome i nostri politici non sono più abituati alle battaglie, che hanno l’antipatico corollario che se le dai, corri pure il rischio che ce le prendi, preferiscono non rischiare. E invece di spuntargli l’arma del voto lo ammansiscono sperando che magnanimamente il Signore di Rignano elargisca qualche seggio sicuro.

E questa immonda ammuina nei giorni in cui si festeggiano i 100 anni di Pietro Ingrao, che nel 1979 rifiutò di essere confermato Presidente della Camera, primo comunista nella storia della Repubblica ad avere questo onore, con motivazioni politiche, che per lui erano prioritarie su quelle personali.

A proposito di padri e figli ha ragione il mio amico Claudio Bazzocchi: W i nonni!

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