Il debito è vecchio ma sono i numeri del governo ad aprire la procedura Ue

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Keynes blog
Fonte: Keynes blog/ Il Sole 24 Ore

di Keynes Blog – 22 novembre 2018

Facciamo corretta informazione, contro la mezza (anche di più) bufala che gira oggi sul web, secondo cui l’infrazione sarebbe per colpa dei governi precedenti (e figuriamoci).
Basta infatti leggere la presa di posizione di ieri della Commissione, che spiega che la manovra gialloverde non rispetta gli impegni presi a luglio da questo stesso governo.

Bisogna infatti aver presente come funziona l’UE. Quasi nessun paese rispetta i parametri economici europei e in teoria ogni anno li si dovrebbe multare. Ma non avviene mai perché i paesi a fine anno scrivono una manovra in cui si impegnano a far meglio l’anno dopo. Spagna e Portogallo hanno sempre fatto così e non sono mai stati sanzionati. E continueranno a fare così anche quest’anno.

Un’ipocrisia, certo, ma il punto è proprio questo: è questa manovra che ha innescato l’avvio della procedura di infrazione, non il debito o il deficit precedenti. Tria aveva ottenuto 1,6-1,8 di deficit, ma con la promessa di potersi anche spingere a 2. Ma gli eroi sovranisti hanno voluto portare l’Italia verso il muro clacsonando. Alla fine pagheremo molto di più in interessi sul debito e in calo del Pil.

“Nel giudizio della Ue, a cambiare il quadro è la «modifica sostanziale» portata dal piano fiscale per il 2019. Secondo i calcoli della commissione, il deficit aggiuntivo, unito alla spesa per interessi in crescita e ai rischi di impatto negativo sul Pil prodotti in particolare dalle scelte fiscali su imprese e banche, terranno il nostro debito al 131% anche nel 2019, contro il 129,2% stimato dal governo. Per il 2018 la differenza nelle stime è decisamente più modesta, con i due decimali che separano il 131,1% calcolato a Bruxelles dal 130,9% indicato a Roma. Anche in questo caso è la spesa per interessi a motivare in gran parte il differenziale.

Il risultato
Su questi presupposti, la commissione stima che il debito italiano l’anno prossimo sarà 6,7 punti di Pil sopra l’obiettivo, contro i 6,6 punti del 2017 e 2018 e i 5,2 del 2016. Lo “spread” fra gli obiettivi di riduzione indicati dal Patto e i livelli prodotti dal programma italiano, insomma, si allarga invece di stringersi. E accende i motori della procedura d’infrazione.”

https://www.ilsole24ore.com/…/manovra-debito-e-vecchio-ma-s…

Manovra, il debito è vecchio ma sono i numeri del governo ad aprire la procedura Ue

di Gianni Trovati

La commissione europea colpisce il governo giallo-verde per colpa del debito lasciato da Padoan», ha sostenuto più di un esponente di governo, soprattutto dalle parti del Movimento 5 Stelle. «È una fake news», hanno ribattuto dal Pd.

E la polemica che monta prova a coprire con il solito format dello scambio incrociato di accuse il problema di fondo: l’Italia ha un debito troppo alto da molti anni, e per questo era da tempo la candidata ideale fra i grandi paesi a incappare nella procedura basata sul debito. E nell’incrocio di matematica e politica che guida la governance europea, il programma 2019 accende la miccia.

Il debito del 2017
Alla base della procedura c’è il debito lasciato dai governi di centro-sinistra? Tecnicamente, l’indicazione è ineccepibile. Le lenti di Bruxelles hanno messo sotto esame il debito del 2017, pari al 131,2% del Pil e 6,6 punti sopra l’obiettivo di riduzione concordato.

Preventivi e consuntivi
Il 23 maggio scorso la commissione aveva annunciato l’avvio di un nuovo rapporto sul debito, in base al meccanismo previsto dall’articolo 126, paragrafo 3 del Trattato quando il passivo di un Paese è troppo alto e troppo restio a scendere. A quell’altezza di tempo, però, Bruxelles aveva deciso che tutto sommato i numeri italiani potevano rientrare nelle griglie Ue, soprattutto perché il Paese aveva rispettato il «braccio preventivo» del Patto di stabilità.

Che cosa è cambiato
Nel giudizio della Ue, a cambiare il quadro è la «modifica sostanziale» portata dal piano fiscale per il 2019. Secondo i calcoli della commissione, il deficit aggiuntivo, unito alla spesa per interessi in crescita e ai rischi di impatto negativo sul Pil prodotti in particolare dalle scelte fiscali su imprese e banche, terranno il nostro debito al 131% anche nel 2019, contro il 129,2% stimato dal governo. Per il 2018 la differenza nelle stime è decisamente più modesta, con i due decimali che separano il 131,1% calcolato a Bruxelles dal 130,9% indicato a Roma. Anche in questo caso è la spesa per interessi a motivare in gran parte il differenziale.

Il risultato
Su questi presupposti, la commissione stima che il debito italiano l’anno prossimo sarà 6,7 punti di Pil sopra l’obiettivo, contro i 6,6 punti del 2017 e 2018 e i 5,2 del 2016. Lo “spread” fra gli obiettivi di riduzione indicati dal Patto e i livelli prodotti dal programma italiano, insomma, si allarga invece di stringersi. E accende i motori della procedura d’infrazione.

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