Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il coraggio di Giuseppe #Conte (il coraggio della politica)
Giuseppe Conte dicono che sia un buon incassatore. Lo dice oggi anche Danilo Paolini nell’editoriale di Avvenire. Io credo che questo giudizio sia limitativo, sia persino una cattiva interpretazione delle attuali vicende politiche. Il Presidente del Consiglio in realtà sarebbe un incassatore se giocasse in difesa, se fosse uno sparring partner, se si fosse fatto cacciare in un angolo, se si fosse squagliato come un formaggino dinanzi alla mossa renziana, se avesse lasciato la scena e la politica magari opponendo la sola indignazione. E invece no. Giuseppe Conte gioca all’attacco, non fa mai un passo indietro, risponde colpo su colpo a chi lo affronta. Una dote questa che appartiene alla grande politica, e che Conte, sorpresona!, incarna più di tanti altri politici di professione.
Coraggio non vuol dire semplicemente coraggio delle proprie idee, moralità, schiena dritta, ma esattamente non giocare sempre in difesa, non tentare la mediazione in una misura superiore di quanta ve ne sia davvero bisogno, non scomparire o sciogliersi dinanzi all’azione dell’avversario. Essere più tosti dell’avversario. Esserci insomma, essere presente, opporre anche il proprio corpo, e dunque essere straconvinti del proprio lavoro, non dire mai ‘sì’ sinché si può ancora dire ‘no’ (e viceversa), non darla vinta al primo prepotente che alza la voce, non temere giudizi, non temere un gesto di guerra o il tradimento. Raccogliere il guanto, insomma, ributtarlo contro l’altro.
La politica non è fatta soltanto di dichiarazioni o di dirette fb o di velleitarismo. La politica è un fatto pratico, riguarda la nostra azione quotidiana, la nostra presenza fisica, il carattere, lo sguardo, la postura che si oppone allo sguardo altrui. Senza tutto questo delle nostre idee resta la teoresi, l’elucubrazione magari ben ponderata, oppure una maschera grintosa che cela un volto sbiadito. Conte ci ha fatto riscoprire cosa significhi lottare fino all’ultimo, cosa significhi una guerra di posizione quando si tratta di non mollare e una guerra di movimento quando si tratta di andare in Parlamento a sferrare il contrattacco.
Si parla tanto di responsabili o di volenterosi. Beh, quella del premier è stata certamente un’etica della responsabilità, quella che induce a valutare bene le mosse e le conseguenze delle proprie scelte, ma ancor di più un’etica della convinzione: convinzione delle proprie idee e delle scelte compiute dal governo. Conte non è uno che si scansa. Non è uno che si squaglia. Non molla. E lo ha dimostrato dinanzi al virus e oggi dinanzi agli avventurieri.