Il commovente comizio del 95enne Macaluso a Portella della Ginestra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fabio Martini

di Fabio Martini – 2 maggio 2019

IL COMMOVENTE E POTENTE COMIZIO DEL 95ENNE MACALUSO
A PORTELLA DELLA GINESTRA RACCONTA TUTTA LA DISTANZA
DA UNA SINISTRA POPOLATA DA CALCOLATORI E MASSIMALISTI

A Portella della Ginestra, in Sicilia, là dove il primo maggio del 1947 la banda di Salvatore Giuliano sparò contro la folla radunata per la festa del Primo maggio, uccidendo 11 persone, è tornato tanti anni dopo il novantacinquenne Emanuele Macaluso, che allora era un giovanissimo dirigente della Cgil e terzo di una famiglia povera di Caltanissetta. Macaluso si è presentato alla folla con parole commoventi: “Questa sarà forse la mia ultima presenza qui a Portella. Volevo tornare qui oggi dove sono cresciuto politicamente”. E quindi ha tenuto una formidabile lezione politica: “La sinistra rischia di non capire più il senso delle lotte. Mi sono formato politicamente e come uomo durante le lotte dei braccianti, degli zolfatari, degli operai, coltivando un rapporto umano con migliaia di lavoratori. Quando gli operai del Cantiere scioperavano per 40 giorni e gli zolfatari per 60 giorni, pensate che io di notte potessi dormire?”.

E ancora: “Ho diretto l’organizzazione PCI, sono stato senatore e direttore dell’Unitá, ma la mia nascita come persona è qui. Per questo io, a 95 anni, voglio tornare a dirlo ai giovani. Badate che se non unite l’Europa, e se la sinistra non capisce che la questione sociale dovrebbe essere ragione della sua esistenza, non si va avanti”. E ancora: “La questione sociale a volte è stata cancellata anche da governi di centrosinistra che non hanno riconosciuto nemmeno il sindacato come interlocutore”. Macaluso non ha nominato nessuno dei leader del Pd degli ultimi 10-15 anni, non era questo il senso del suo discorso, ma le parole di un comunista libertario e unitario come lui parlano ad una sinistra che ha in parte smarrito la sua missione. E indirettamente erano rivolte anche a quei leader che, pur senza disconoscere le proprie ragioni, hanno intrapreso in questi anni le scorciatoie della furbizia, dell’abatinismo, inteso come pura gestione del potere, ma anche del massimalismo. Sicuramente aver vissuto la propria giovinezza negli ultimi anni del fascismo, della guerra e del durissimo dopoguerra, ha fornito una tempra speciale a tanti dirigenti della sinistra comunista e socialista, ma un comizio come quello di Macaluso nella sua Sicilia oltre a commuovere profondamente, fa riflettere su quel che siamo e su quel che viviamo.

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