di Alfredo Morganti – 28 agosto 2017
Ci vuol poco a fare l’Europa unita. Basta trasformare il tema dell’accoglienza in quello dei respingimenti. Per mesi si è invocata l’applicazione delle ‘quote’ di rifugiati, ma è stato sempre come parlare ai sordi. E invece, dopo la svolta italiana di queste settimane (stretta per le Ong, accordo con le autorità e i potentati della Libia, ruolo della Guardia Costiera di quel paese) tutti i Capi di Stato europei si sono ridestati. Ma quanto è brava l’Italia, ma come fa bene il ‘muro’: questo il giudizio unanime. Non possiamo lasciarla sola (adesso che non è più buona e accogliente), dicono tutti. Fatto sta che ora i principali e baldanzosi leader europei si vedono per avviare un piano comune che prevede di ‘strozzare’ la rotta del Sahel e fare ‘fronte’ localmente alle partenze dalla Libia e alle migrazioni. Il modello è la Turchia, dice esplicitamente Tajani, ossia il do ut des: 6 miliardi in cambio di un ‘tappo’ ai flussi, stavolta però sul collo di bottiglia del continente africano. Soldi per tutti, anche a Nigeria e Ciad, non solo alla tormentata Libia, dalle cui coste partono i barconi. L’Europa plaude all’Italia, e chiede a tutte le Ong di uniformarsi al codice, nonché di intensificare i respingimenti e di rafforzare Frontex con nuovo personale. Pensate, Tajani ha persino il coraggio di proporre 6 miliardi cash per chiudere i flussi, più 50 futuri a sostegno dei progetti di rilancio socio-economico del continente africano. Come se i partner europei, dopo aver chiuso i rubinetti umani (e magari placato il ‘bau bau’ populista e razzista) fossero ancora disposti a metter mano al portafoglio per i neri di laggiù.
Un’ultima annotazione. A forza di dare sotto al ‘buonismo’ si è finito per dare addosso anche al semplice sentimento della bontà e a quello della pietà. Esser buoni è diventata una colpa. Meglio cinici, meglio politicamente scorretti o come si dice ‘realisti’. Con ciò inaugurando una sorta di ‘cattivismo’, per il quale contano solo i riguardi della propria parte sociale, conta solo la rappresentanza pansindacale degli interessi, conta solo il proprio ‘popolo’, qualunque cosa dica o pensi o faccia. E tutto il resto è pre o post o extra politico, con la politica ridotta davvero a rozzo calcolo, in special modo economico. Lo dico da un po’. Abbiamo lasciato ai cristiani il monopolio del pensiero degli ultimi. Abbiamo lasciato ad altri il compito di tenere gli occhi bassi, di prolungare lo sguardo oltre confine, di pensare in grande, di avere quale prospetto il mondo nella sua articolata complessità e nei suoi spaventosi drammi epocali. In ciò del tutto simili ai populisti di altri colori, che amplificano e potenziano anche le peggiori bassezze dei propri ‘popoli’ pur di attrarre consenso e di gestire fette sempre più consistenti di potere. Mi chiedo, che cosa ce ne facciamo di una sinistra che calcola e non prova sentimenti, schiacciata su un sordo e presunto realismo, che fa da megafono alle grida locali e dell’opinione pubblica, o amplifica le tensioni e le contraddizioni della propria rappresentanza sociale? Io dico ben poco. La politica è fatta di mediazioni (partiti, istituzioni) e sentimenti (alti, nobili, comunitari) sennò è solo una tragica cantilena fuori tempo.