Il caso della laurea “della domenica” di Marina Calderone si ingrossa

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Thomas Mackinson
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Il caso della laurea “della domenica” di Marina Calderone si ingrossa

A più di due settimane dallo scoop del Fatto Quotidiano sulla laurea-lampo della ministra del Lavoro Marina Calderone, nessuna risposta, nessun chiarimento. Solo un grande e imbarazzante silenzio. A parlare però potrebbe essere la polizia giudiziaria: un docente universitario ha presentato un esposto alla Procura di Roma per non lasciare un’ombra su tutto il mondo accademico. A depositarlo è stato il professor Saverio Regasto, ordinario di Diritto pubblico comparato all’Università di Brescia che chiede ai magistrati di accertare se nei titoli conseguiti dalla ministra presso la Link Campus University vi siano state irregolarità tali da configurare ipotesi di reato. “Per etica pubblica”, spiega il professore, “ma anche per tutelare la credibilità dell’intero sistema universitario”.

L’esposto, tre pagine e 17 allegati, passa in rassegna i punti critici della “laurea della domenica”: esami di economia in serie, anche due al giorno, perfino la domenica; un’iscrizione alla magistrale senza alcuna traccia del titolo triennale nel database ufficiale (l’Anagrafe dei laureati); una cattedra in Relazioni industriali affidata alla ministra mentre era ancora studentessa e presidente dei Consulenti del lavoro; e poi, ancora: le rette non pagate, la media degli esami ferma a 26 ma la laurea ottenuta con 110 e lode e via dicendo. Nel frattempo il marito della ministra Rosario De Luca era membro del cda della Link Campus e docente nello stesso ateneo. Non è dato sapere neppure se le docenze di entrambi siano mai state comunicate al ministero e all’Anvur.

Di fronte a queste domande, il governo ha scelto il mutismo. Durante il question time del 26 marzo chiesto dalle opposizioni, la ministra Calderone si è limitata a leggere una dichiarazione che nulla chiariva ma evocava invece inesistenti “dossieraggi”. La collega dell’Università, Anna Maria Bernini, si è limitata a un balbettante “sono d’accordo con lei”, senza affrontare il merito delle incongruenze, benché proprio a lei le opposizioni – insoddisfatte – avessero richiesto una “informativa urgente” mai pervenuta.

Nel frattempo, la Link Campus ha fatto sparire pagine imbarazzanti dal suo sito web, tra cui una sezione nascosta segnalata dal Fatto (“paginasegretadoc”) dove risultavano docenti sia Marina Calderone che il marito.

Anche Wikipedia è stata ripulita: la voce che attribuiva alla ministra una laurea a Cagliari, in realtà mai conseguita, non c’è più. Anche la notizia delle sue lauree controverse alla Link è sparita.

Ma il silenzio è diventato “sistema”. Abbiamo rivolto domande precise al ministero dell’Università e Ricerca, ma dopo 15 giorni nessuno ha risposto. Non una parola è stata spesa dall’Anvur e dalla Crui, i due organi che dovrebbero garantire trasparenza, qualità e controllo nel mondo accademico. Nemmeno una formula di circostanza. E questo nonostante nel frattempo due ex rettori, due professori e lo stesso direttore generale dell’epoca abbiano confermato che le stesse modalità di svolgimento degli esami erano “irregolari”, perché avvenivano alla presenza di un solo professore anziché due, come prevede la legge, e dunque non erano validi al fine del rilascio del titolo. Per l’ex Rettore Adriano De Maio “lì si compravano i titoli di studio”.

Una prassi già emersa dall’inchiesta della Procura di Firenze sulle “lauree facili” per i membri della Polizia di Stato grazie a una convenzione tra il sindacato Siulp e la Link Campus. I vertici dell’ateneo sono a processo, la sentenza è attesa a giugno. Negli stessi anni anche i Consulenti del lavoro guidati da Marina Calderone avevano siglato una convenzione simile, con sconti sulle rette, abbuono di esami e punteggi in più sul voto di laurea. Quanto ne ha beneficiato lei stessa?

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