di Alfredo Morganti – 18 aprile 2018
Nel mezzo di una tremenda crisi politico-istituzionale, è un bene per tutti che il PD si stia adoperando per tirare le fila delle trattative, offrendo un contributo lineare nelle prospettive. Riferisce, difatti, Tommaso Ciriaco su ‘Repubblica’ che, a fronte di una “mano tesa alla Casaleggio” da parte di Martina, “i renziani ortodossi” sarebbero furiosi perché ritengono che dovrebbe essere Renzi stesso “quando lo riterrà, ad aprire il tavolo del confronto”. “Quando lo riterrà”, capite? Lui fiuta le carte a poker e conosce i tempi. Tra i democratici, dice Ciriaco, sarebbe perciò in corso “una battaglia senza quartiere proprio per la gestione del dialogo”. Renzi, quel furbacchione, intenderebbe “far consumare prima i tentativi di Di Maio e Salvini, soltanto dopo intervenire”.
Ma il contributo chiarificatore verrebbe anche da Matteo Orfini: “Stiamo all’opposizione. Con i cinquestelle, come con la Lega, non vogliamo avere nulla a che fare per la loro natura reazionaria e di destra. Vale per Di Maio e vale per Fico”. La posizione del PD è insomma chiarissima, e soprattutto è sostenuta unitariamente da tutto il partito, sia dall’attuale reggente sia dall’ex e tutt’ora segretario. E meno male, sennò immaginate che casino se, nel caos assoluto delle confuse trattative sul governo, ci si mettessero pure i democratici a creare caciara, esportando la propria. “Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante” ha scritto Nietzsche. Renzi, che vi ha subito riconosciuto la propria autobiografia, deve averlo letto al mare su qualche t-shirt. Traendone le dovute conseguenze.